Lover, Stalker, Killer, la recensione: mangia, ama, scappa

La recensione di Lover, Stalker, Killer, docu-film disponibile su Netflix dove un incontro occasionale rovinerà per sempre la vita di un semplice meccanico.

Lover, Stalker, Killer, la recensione: mangia, ama, scappa

"A chi non era coinvolto, questo caso sembrava inverosimile"; è un'affermazione lapidaria, lasciata vagare a pochi istanti dal finale. E, difatti, come sottolineeremo in questa recensione di Lover, Stalker, Killer, Il docu-film diretto da Sam Hobkinson (e disponibile su Netflix) pare proprio essere uscito dalla fantasia più intricata di un autore di thriller.

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Lover, Stalker, Killer: un'immagine del documentario

Una bambola russa multi-stratificata dove una verità agguantata lascia spazio a ulteriori dubbi e decine di domande. La triplice identità di una donna una e trina come quella annunciata dal titolo dell'opera, si fa contorno tratteggiato lungo il quale sviluppare un percorso narrativo sempre più sorprendente e sempre più inverosimile. È razionalmente difficile accettare che ciò a cui stiamo assistendo sia tutto frutto della realtà e non dell'immaginazione, eppure Lover, Stalker, Killer è il risultato finale di una riscoperta di un incontro fatale, dove l'ossessione si fa falsificazione di identità e terrore, paura, morte.

Lover, Stalker, Killer: la trama

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Lover, Stalker, Killer: una scena

Da poco uscito da un matrimonio a lungo termine e ansioso di rifarsi una vita sentimentale, Dave si iscrive a un noto sito di dating online. Qui conosce Liz e Cari, entrambe mamme single con personalità vincenti che lo aiutano a uscire dal proprio guscio e ritornare a divertirsi. Ciò che poteva tramutarsi in un gioco di rivalsa e divertimento sotto le mentite spoglie di una storia d'amore occasionale si trasformerà invece in un contorto triangolo amoroso che mette in pericolo Dave e tutti i suoi cari.

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La paura dello stalker

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Lover, Stalker, Killer: una scena del documentario

Abbiamo ormai imparato a scendere a patti con quella parola così straniera, eppure così pregna di timore e angoscia come "stalking". Otto lettere: tanto basta per aprire un possibile mondo fatto di fiato corto, occhi addosso, paura, timore di camminare, uscire, vivere. Solo a pensarlo, uno strato di brividi ci percorre il corpo, figuriamoci vederlo sotto le spoglie di un'opera televisiva. E se tutto ciò non fosse abbastanza, ecco che quel lungometraggio si fa documentario, riproposizione fedele di un incubo infernale. Basta poco: un incontro sbagliato, un'affinità mortale, due sguardi che non dovevano incrociarsi. La strada per l'ossessione si apre dinnanzi a vittime indifese e impreparate. Vittime la cui vita ora si colorerà di un buio pesto, lo stesso che avvolge il meccanico Dave Kroupa nel corso del docu-film diretto da Hobkinson. Pochi fasci di luce a illuminare il suo cammino, se non quelli di fanali che osservano, corridoi da cui spiare e fiamme incendiarie che tutto bruciano e distruggono. L'ordinarietà di un'esistenza come la sua è un tassello ulteriore in questo ponte apertosi dinnanzi allo spettatore: un collegamento diretto, in cui la facilità di immedesimazione accresce quella disturbante sensazione che tutto può accadere e tutto può distruggersi nell'attimo di un secondo, o nello spazio di un incontro.

L'arte dell'ossessione

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Lover, Stalker, Killer: una scena del documentario

Campi larghi e riprese che si restringono sempre più; uomini e donne immortalati al ristorante, o al bancone di un bar, come personaggi di un quadro di Edward Hopper. Musica incalzante e sempre più angosciante; una fotografia ombrosa attraversata da neon accecanti: è una messinscena della tensione quella di Lover, Stalker, Killer. È la resa visiva della banalità del male concepita e concretizzata da una mente ossessiva, dove gli occhi spiano, e la paura accresce. Ciò che costruisce Hobkinson è un retaggio solo lontano di frammenti televisivi come quelli interiorizzati da continue repliche di CSI, o Criminal Minds. Lover, Stalker, Killer è una discesa agli inferi ammantata di un ancoraggio a un mondo reale che pare irreale. La mente umana, la stessa che può imbastire un viaggio nella pazzia e nell'ossessione per un amore solo sfiorato, è messa a dura prova, chiamata ad accogliere questa storia così sconvolgente per interiorizzarla, farla propria, e provare a trarre qualcosa di utile al di là del senso di disagio che questa comporta.

Il ritmo della paura

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Lover, Stalker, Killer: una sequenza

A prima vista Lover, Stalker, Killer non presenta alcunché di diverso rispetto a quanto detto e fatto da altri documentari a lei precedenti. Eppure, è negli inframezzi nascosti delle testimonianze rilasciate dai protagonisti, e dalla riproposizione di quei momenti così concitati, che si ritrova la vera essenza di un'opera come questa. Esiste un ritmo interno, una dinamicità del racconto in perfetta armonia con quella di un cuore che batte, e che dà le giuste pulsazioni al documentario. Le scene ricreate senza l'ausilio di attori, ma ripiegando sui protagonisti stessi del caso, è un ulteriore livello di immedesimazione e coinvolgimento all'interno di una storia così intricata da sembrare reale. Ripetere le medesime azioni, compiere nuovamente gesti ed espressioni prima anticipate a voce, e rivivere alla seconda quegli attimi, non solo è per ognuno di loro una sorta di esorcizzazione del dolore e della tensione, ma un'ulteriore prova da offrire ai propri spettatori circa la veridicità del caso.

È un'opera che ci perseguita, ci insegue nella nostra esternazione dal mondo reale per riportarci con forza alla nostra quotidianità, quella più distruttiva, terrorifica, angosciante, Lover, Stalker, Killer. Ci annienta con una furia omicida, ci tormenta come uno stalker, e si lascia guardare come un amante, l'opera di Hobkinson. E noi non possiamo far altro che caderne vittime, lasciarci sopraffare dal suo racconto, e seguire ogni suo passaggio così da liberarci da ogni paura prima di tornare alla realtà. Una realtà che a volte può davvero essere più impensabile e improbabile della pagina di un thriller.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Lover, Stalker, Killer sottolineando come il docu-film firmato Netflix riesca a restituire tutta l'assurdità di una storia che pare inventata, ma che purtroppo ancora la propria narrazione sull'ossessione umana e la tossicità affettiva.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • La capacità di restituire l'assurdità di questa storia senza snaturarla.
  • La fotografia ombrosa tagliata da fasci di luci accecanti.
  • L'affidare la ricostruzione dei momenti salienti agli stessi protagonisti del caso.

Cosa non va

  • Alcune falle nella restituzione di alcuni aneddoti e informazioni comunque sacrificabili ma lo stesso interessanti.