Il regista Joachim Trier, di natali danesi, ma cresciuto a Oslo, fa ritorno a Cannes dopo quattro anni con il dramma familiare Louder Than Bombs. Il film contiene un coacervo di elementi che lo arricchiscono, si concentra sull'incapacità di comunicare, sui problemi degli adolescenti, è pieno di sofferenza, ma anche di passione, per la vita e per il cinema. Louder Than Bombs segna, inoltre, il debutto di Trier in lingua inglese. Protagonista è la splendida Isabelle Huppert nei panni di una fotografa talmente appassionata e coinvolta dal suo lavoro da rischiare di mettere a repentaglio i rapporti con i membri della sua famiglia.
"Sono sempre stato interessato ad analizzare le dinamiche familiari. La vera protagonista del mio film è la famiglia, non uno dei suoi membri in particolare. Sono cresciuto guardando film drammatici, incentrati sui personaggi, e sono molto attratto dal cinema sperimentale perciò non parto mai dal plot, ma dai personaggi. In questo caso siamo riusciti a creare una struttura polifonica che imita la vita, dove i genitori si rispecchiano nei figli e i fratelli l'uno nell'altro" commenta Trier. Sulla scelta di Isabelle Huppert aggiunge: "Ho avuto la fortuna di conoscere Isabelle al Festival di Stoccolma, dove era ospite per ritirare un premio alla carriera. Sono un suo incredibile fan perciò siamo rimasti in contatto e quando è emerso il ruolo di questa madre così iconica ed enigmatica ho pensato subito a lei".
Isabelle Huppert, la lotta per l'affermazione e il potere dell'immagine
Un altro ruolo volitivo per Isabelle Huppert che nel corso di una carriera lunga e ricca ha collezionato una galleria di figure femminili di grande spessore: "Il mio personaggio vive un dilemma proprio di tante persone, chiunque abbia difficoltà a conciliare la vita privata e quella professionale può ritrovarsi in lei. La mia è una donna che vive una vita incredibile, incontra molte persone, ma deve affrontare le difficoltà dettate dalle dinamiche familiari perché è sconvolta e risucchiata da ciò che fotografa". E proprio le immagini che la Huppert scatta sono uno degli elementi chiave del film. Come spiega Joachim Trier: "Louder than Bombs riflette sulle dinamiche familiari, ma anche sul potere dell'immagine nella società odierna. Conrad, il personaggio del figlio, ha un'idea diversa rispetto alla madre sul ruolo dell'auto-rappresentazione. Per le fotografie usate nel film sono stato ispirato da fotografi che ho studiato o incontrato, ad esempio dalla francese Alexandra Boula, che purtroppo è scomparsa qualche anno fa. Questa non è la sua storia, ma le sue foto di guerra sono state illuminanti e mi hanno ispirato per la forza che contengono".
Il personaggio di Isabelle Huppert brilla per la sua assenza nel presente visto che è morto, ma lo vediamo in sogni, nei flashback ed è presente in qualche modo in ogni fotogramma del film. Al riguardo la Huppert commenta: "Il mio personaggio è una madre assente, a volte deprimente, a volte fortemente presente. E' estremamente complessa, vive molte vite diverse e ogni membro della famiglia ne conserva un ricordo personale, diverso dagli altri. E' incomprensibile anche per se stessa, e questo è il motivo per cui a un certo punto scompare. Ha vissuto la violenza del mondo e l'ha testimoniata attraverso le sue foto. Prima di morire è come se vivesse una doppia esistenza e ha grande difficoltà a conciliare queste due realtà".
Eroi del quotidiano
Di fronte a una figura femminile così centrale e debordante, vi è un marito di tutt'altro tenore interpretato da Gabriel Byrne. Un padre di famiglia, incolore rispetto alla moglie, eppure anche il suo è un ruolo essenziale da analizzare. Byrne spiega: "Louder Than Bombs esplora la nozione di identità. Che cosa significa essere un uomo, un padre? Il film distrugge il concetto di padre inteso nel senso 'eroico' del termine. Il mio personaggio è un uomo normale, ma in fin dei conti forse l'eroismo è quello che si testimonia nella vita di tutti i giorni. Penso che potremmo parlare anche di esplorazione della memoria. Credo che tutti ricordiamo le cose che ci accadono in modo imperfetto, la mente le trasfigura e trasfigura le persone che non ci sono più. Noi siamo costretti a vivere con il peso della perdita e del suo ricordo". Riguardo alla difficoltà di conciliare espressione artistica e vita privata, l'attore aggiunge: "Nella società moderna tutti viviamo un conflitto tra casa e lavoro. Tutti sperimentiamo il senso di colpa nei confronti dei nostri figli, ma credo che nel film la famiglia schiacciata dalla tragedia intraprenda un viaggio complicato. Ogni personagio affronta un percorso personale di superamento del dolore. Che significa essere padre, madre, figlio? Come si affronta il tempo che passa? E' come guardare i vecchi filmini di famiglia e non riconoscersi più in ciò che eravamo. Perciò non si tratta solo di conciliare lavoro e privato, ma di riuscire a tener testa alla complessità della propria vita interiore che si evolve nel corso degli anni".
Padri, madri.... e figli
A interpretare i figli di Isabelle Huppert e Gabriel Byrne sono il giovanissimo Devin Druid e Rachel Brosnahan. Riguardo al ruolo di Conrad, Davin commenta: "Il mio personaggio è influenzato non solo dal rapporto problematico con la madre e con ciò che le è accaduto, ma anche dalla relazione tra il padre e il fratello. Non ama far trapelare le proprie emozioni, è un tipo chiuso e riservato. La situazione familiare lo ha fatto soffrire più degli altri, ma non lo dà a vedere. L'avvicinarmi a lui mi ha permesso di scoprire lati inediti di me stesso". Rachel Brosnahan ha alle spalle una lunga esperienza televisiva negli Stati Uniti in serie come Olive Kitteridge, Manhattan e House of Cards, ma stavolta approda su un set che, pur trovandosi negli USA, profuma d'Europa. "Non so se dipende dalla nazionalità di Joaquim, ma lavorare a questo film è stata una delle esperienze lavorative più belle mai vissute finora. E' un film diretto, personale, ma al tempo stesso gli interpreti hanno avuto grande spazio per costruire il proprio personaggio. E' un grande regalo per un'attrice". E se Rachel Brosnahan esprime il suo entusiasmo per l'esperienza a contatto con autori europei, d'altro canto Joachim Trier riconosce l'importanza del cinema americano che lo ha profondamente influenzato: "Ricordo molto bene gli anni '70 quando intorno a me tutti divorziavano. Erano gli anni in cui sono usciti Gente comune, Kramer contro Kramer, e poi per quanto riguarda le storie adolescenziali sono rimasto colpito da Breakfast Club. Ecco, questo è il cinema che mi ha influenzato profondamente perché ci sono cresciuto. Sono le storie di personaggi ad avermi sempre catturato e non i generi, perché ho sempre amato la libertà narrativa".
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