Loro e Il Divo. Berlusconi e Andreotti. Così lontani, così vicini: i due leader, come i film di Paolo Sorrentino che li hanno ritratti, e fatti diventare arte. Una volta completato il quadro, con l'uscita nelle sale sia di Loro 1 che di Loro 2, è inevitabile fare un confronto tra le due opere, che compongono un ideale dittico sul potere dell'autore napoletano. Come è inevitabile, i due film hanno molte cose in comune, e anche molte differenze.
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Politica e spettacolo
Quando si trattò di girare Il Divo, Sorrentino confessò che il suo tentativo era stato quello di spettacolarizzare quello che non può essere spettacolo. E niente poteva apparire più anti-cinematografico della Democrazia Cristiana. La genialità di Sorrentino è stata quella di cercare idee, suggestioni, connessioni, e farle diventare immagine. Il Divo è emblematico della grande capacità di visione di Sorrentino: i complotti, i delitti, le connivenze, tutte le cose che avevamo intuito, immaginato sull'onda delle notizie di cronaca, in quel film finalmente prendono forma, diventano tangibili, verosimili. Anzi, vere. Silvio Berlusconi è un personaggio completamente opposto a Giulio Andreotti. Se la vita di Andreotti si muoveva totalmente nei palazzi della politica, in una sorta di introversione che ne alimentava il mistero, il segreto, Berlusconi è totale estroversione, è spettacolo, come ha detto Sorrentino, è quasi un personaggio da cinema. Fuori della vita in parlamento, pochissimo si vedeva e si sapeva di Andreotti. Fuori da questi luoghi, invece, molto, moltissimo si sa e si vede di Berlusconi. Così la fervida immaginazione di Sorrentino viaggia per andare a cercare quello che non vediamo, i sentimenti dentro l'uomo. Quello che i Berlusconi non dicono. Dall'altro lato, lo raffigura praticamente sempre in una distanza dagli spazi della politica, in quell'Eden sardo che tanto spazio ha lasciato alla nostra immaginazione.
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Re Sole
Il Divo rappresentava un uomo spesso immobile (ricordate la sequenza in cui assiste impassibile alla bagarre che scoppia alla camera?) ma che fa girare tutto il resto intorno a sé. È come un sole, attorno al quale ruota un intero sistema, quello fatto delle correnti, degli alleati, dei sicari. È così anche in Loro. Ma ne Il Divo il sistema è costituito, e l'attenzione è tutta sul ruotare, sul ricevere la luce (cioè gli ordini) dal sole. In Loro Sorrentino si concentra sulla forza di gravità, cioè sull'attrazione, irresistibile, che i pianeti, tutta una serie di personaggi, hanno per Lui. Se ne Il Divo si parte da quel centro di gravità permanente che era Andreotti, per arrivare alle cerchie, in Loro si parte dai pianeti, dai satelliti e (in tutta la prima parte di Loro 1) ci si concentra sul loro ruotare, sul loro incessante movimento, prima che venga svelato l'oggetto della loro attrazione. Il rapporto tra Andreotti e i suoi era di ossequio, di rispetto e di distanza. Quello tra la corte e Berlusconi è di aspirazione, imitazione, fascinazione.
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Idee che diventano immagine
"Quando fai un film ti scaraventi sulle idee che possano diventare immagine". Così parlò Sorrentino. Che in ogni film scatena la sua vena immaginifica, vedendo cose insolite dentro ad altre, aggrappandosi a un particolare per dare vita a scene inaspettate. La notizia che Andreotti aveva provato l'agopuntura per ovviare ai suoi mal di testa diventa un'immagine quasi horror, che ricorda Hellraiser. La visita al Cremlino è lo spunto per uno sguardo sopra il letto per osservare un quadro di Karl Marx. In Loro il buen retiro di Berlusconi in Sardegna permette a Sorrentino di giocare con uno dei simboli dell'isola, quella pecora che, nella prima sequenza di Loro 1, sfida un climatizzatore. Quell'immagine, lo ha spiegato Sorrentino, è semplicemente la paura, la paura di morire, quella che prova ognuno di noi. E ancora: la biografia di Berlusconi, il suo inizio come costruttore, e come "venditore" di case (e poi, in fondo, di tutto), ispira a Sorrentino due scene cult: quella con il suo "doppio" Ennio, la sua anima di venditore, uomo marketing, e la telefonata a una donna qualunque, sconosciuta, solo per (ri)trovare il piacere di vendere, ammaliare, incantare. E ancora, lo scandalo delle raccomandazioni delle attrici per le fiction, in Loro 2 diventa lo spunto per un esilarante finto trailer su una fiction su Lady Diana.
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Una canzone per te
Vi ricordate il verso "Certe notti la radi che passa Neil Young sembra avere capito chi sei"? Quante volte ci siamo descritti attraverso una canzone che sembra parlare di noi, una canzone del cuore, che ci dice qualcosa? Paolo Sorrentino usa anche questo grimaldello per farci entrare nell'anima dei suoi impenetrabili protagonisti, per renderli umani, vicini. E se ne Il Divo il momento della canzone era I migliori anni della nostra vita di Renato Zero, per Loro Sorrentino scomoda un nome molto più di nicchia della canzone italiana, quel Fabio Concato e la sua Una domenica bestiale. Entrambe le sequenze vedono in scena i protagonisti con le loro compagne, ma sono opposte per costruzione: nel chiuso di una stanza, davanti alla tv, quella de Il Divo, all'aperto, con apparizione speciale, quella di Loro.
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Deflagrazioni
A proposito di ingressi in scena, ci sono due deflagrazioni, due irruzioni improvvise in entrambi i film. Il terremoto de L'Aquila, del 2009, entra in scena come un rumore di fondo nel momento del giuramento di Silvio Berlusconi davanti al Presidente della Repubblica.
Come la strage di Capaci entrava in scena con uno skateboard che irrompeva nei corridoi del parlamento, diventando, con uno stacco di montaggio, l'auto carbonizzata di Falcone, nell'attentato del 1992.
Due avvenimenti chiave nelle vite dei leader politici. Capaci, legata da molti ad Andreotti. L'Aquila, a cui Berlusconi fece di tutto per legarsi.
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Assolo e passo a due
Entrambi i film hanno al centro una scena chiave, una confessione a cuore aperto. Ma ne Il Divo è un assolo, in Loro un passo a due. Al centro del primo film c'è monologo onirico in cui Giulio Andreotti confessa il perché delle sue azioni, la strategia della tensione, l'assunto che "dobbiamo amare così tanto Dio da capire quanto sia necessario il Male per raggiungere il Bene". A parlare è un Andreotti immaginario, ma dentro le sue parole c'è un'idea, una teoria, un idem sentire di tanti italiani. È un idem sentire anche quello che permea la scena chiave di Loro, che è un dialogo serrato tra i due protagonisti, Silvio Berlusconi e Veronica Lario. "Volevi essere uno statista, sei rimasto un piazzista". "Una lunghissima, ininterrotta, messinscena". È la dichiarazione di un amore finito. La dichiarazione di tutta una parte di italiani che, come lei, si sono innamorati di lui.