Come in Hugo Cabret, abbiamo bisogno di una chiave. Serve ad aprire un meccanismo che forse ci darà delle risposte. O forse serve per aprire semplicemente il nostro cuore. Inizia da qui, da un prezioso uovo d'argento, e dalla ricerca di una chiave che serve per aprirlo Lo schiaccianoci e i quattro regni, il nuovo film targato Disney, diretto da Lasse Hallström e Joe Johnston. È la storia di Clara (Mackenzie Foy), rimasta orfana di madre, che la vigilia di Natale riceve dal padre questa misteriosa scatola a forma di uovo. Durante una festa di Natale, organizzata dal suo padrino Drosselmayer (Morgan Freeman), un filo d'oro la conduce in un mondo parallelo, dove troverà la chiave che cerca... un misterioso topolino, però la condurrà dentro questo mondo, fatto di tanti regni: il Regno dei Fiocchi di neve, il Regno dei Fiori, e il Regno dei Dolci. Clara scoprirà che questi sono in guerra con il pericoloso Quarto Regno. E che lei è la principessa che forse può mettere le cose a posto.
Da Alice in Wonderland a Maleficent, prodotti Young Adult
Da qualche anno la Disney, accanto alla classica produzione di film d'animazione, che ha prodotto grandi successi come Frozen - Il regno di ghiaccio e Oceania, ha cominciato a produrre una serie di film live action, che rileggono la propria tradizione o altri miti del cinema o della letteratura. In questi anni sono arrivati Alice in Wonderland (diretto da Tim Burton), Il grande e potente Oz, Maleficent (che riprende la storia de La bella addormentata dal punto di vista della "cattiva"). Si tratta di una serie di prodotti dedicati a un target leggermente diverso da quello dei film di animazione, spostato più verso un pubblico Young Adult e femminile. Anche Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni può essere inserito in questo filone, che non ha mancato di offrirci in questi anni prodotti interessanti. Il soggetto di questo film è tratto dal racconto di E. T. A. Hoffmann e dal balletto di Pëtr Il'ič Tchaikovsky.
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Come Alice nel paese delle meraviglie e la Dorothy de Il mago di Oz
La storia di Clara, in fondo è quella di Alice e quella di Dorothy, le protagoniste di Alice nel paese delle meraviglie e Il mago di Oz: ragazze che si trovano in una fase di crescita, di passaggio nelle proprie vite, che si trovano a passare in un altro mondo, che è allo stesso tempo una prova da affrontare, una sfida da vincere, e la metafora di quel delicato momento di passaggio. Anche Lo schiaccianoci e i quattro regni ci racconta un'adolescente che ha bisogno di trovare delle risposte, di trovare la chiave del suo cuore e della sua identità, di trovare il proprio posto nel mondo (in quello fantastico per poi trovarlo in quello reale). Ci racconta il desiderio di una ragazza sola di sentirsi una principessa, ma in fondo di sentirsi, semplicemente, importante per qualcuno.
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Giocattoli animati come Toy Story
Il tutto viene messo in scena nel modo migliore possibile. La forma visiva de Lo schiaccianoci e i quattro regni ci regala un mondo che prova a farci vedere e toccare tutto cioè che è materico, quando oggi, nel mondo del cinema fantastico e dell'animazione, tutto è sintetico. Il paradosso è che tutto questo è possibile proprio grazie al digitale. Che qui è usato però in modo da costruire un mondo fatto di legno, di latta, di cartone e cartapesta, un mondo orgogliosamente analogico e vintage, per immergerci in un'atmosfera onirica e incantata, che è quella dei giochi di un tempo. Anche qui troviamo dei giocattoli inanimati che prendono vita, un altro modo di vedere Toy Story, grazie a un motore magico che dà e toglie la vita, metafora del nostro cuore, il motore che fa andare il mondo. È una messinscena che a volte cerca volutamente di enfatizzare la finzione del cinema, del teatro, del balletto mostrando le quinte muoversi e gli ingranaggi dietro agli orologi.
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Keira Knightley ed Helen Mirren: tra Shakespeare e Hunger Games
Il tutto è completato da abiti che stanno tra il teatro elisabettiano, il circo, il Mago di Oz e Hunger Games: in particolare spiccano i look di Keira Knightley, Fata Confetto, e quello di Helen Mirren, Madre Cicogna, che ha il volto di una bambola di porcellana incrinato dentro gli abiti di un teatrante shakespeariano.
Entrare dentro Lo schiaccianoci e i quattro regni è come essere rimpiccioliti e finire dentro un carillon animato o un caleidoscopio, finire storditi dai loro giri, restare aggrappati ai loro meccanismi meccanici, restare abbagliati dai loro colori.
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Incanto visivo non vuol dire incanto emotivo
A tutto questo incanto visivo, però, non corrisponde mai un incanto emotivo: la storia di un'orfana alla ricerca del senso della vita, del suo posto nel mondo, della memoria della madre avrebbe dovuto provocare ben altro spaesamento e commozione in chi guarda. Invece quel meccanismo di ingranaggi e incanti, quel fissare i personaggi in sembianze rigide e meccaniche come quelle dei vecchi giocattoli, scegliere delle recitazioni effettate e irreali, fa sì che il sentimento non arrivi mai. Basti guardare cosa riescono a fare certi film Pixar, anche in pochi momenti, anche con personaggi completamente creati dal computer. E allora va a finire che usciamo dalla visione del film un po' come quei soldati di latta creati da Fata Confetto grazie al motore magico: colorati e scintillanti fuori, ma un po' vuoti dentro.
Movieplayer.it
3.5/5