Lucca Comics è anche luogo privilegiato di incontri. Lucca Movies & Games, sezione cinematografica che ha festeggiato il terzo anno di vita con una crescita vertiginosa segnando record di presenze a ogni proiezione, ancora non è riuscita a portare a Lucca una star internazionale. E' solo questione di tempo, ma nel frattempo la manifestazione ha permesso al pubblico presente di conoscere da vicino una realtà tecnica che di solito viene un po' trascurata. A Lucca erano, infatti, presenti i doppiatori di una delle saghe più amate, Lo Hobbit. Francesco Vairano, storico direttore del doppiaggio e voce di Gollum nonché di altri leggendari villain quali Piton e l'imperatore Palpatine, Fabrizio Pucci, doppiatore di Thorin Scudodiquercia e di Wolverine ed Edoardo Stoppacciaro, vecchia conoscenza di Lucca Comics che dà voce al nano Ori, ma anche a Robb Stark, Re del Nord ne Il trono di spade. Assente Fabrizio Vidale, voce di Bilbo che, all'ultimo momento è stato costretto a rinunciare al Comics lasciando spazio a Marina Guadagno - voce di Black Widow nella serie a fumetti Ultimate Avengers che ha aiutato i colleghi interpretando il narratore del romanzo Lo Hobbit.
Per rompere il ghiaccio in un Cinema Centrale sold out i doppiatori sono stati invitati a improvvisare alcune gag legate ai personaggi più celebri da loro doppiati, perciò abbiamo serntito sentito Wolverine chiedere un mutuo in banca, Piton alle prese con le poste di Hogwarts, l'imperatore Palpatine in coda per entrare a Lucca Comics e il re del Nord che va a dare un esame di geografia delle Terre dei fiumi di fronte a un'inflessibile professoressa Black Widow mentre "l'inverno sta arrivando". Il momento magico è arrivato con le letture dei brani de Lo Hobbit interpretate dalle voci del film: un frammento tratto da In salita e in discesa, l'arrivo dei nani presso il Re degli Elfi nel Bosco Atro e soprattutto il passaggio cult della gara di indovinelli nell'oscurità della grotta tra Bilbo e Gollum, passo applauditissimo grazie all'esecuzione di Francesco Vairano che si è prodotto in un Gollum superlativo. Sempre Vairano, con la sua verve e la sua esperienza di veterano nel settore, ha animato l'incontro con il pubblico svelando qualche segreto del mestiere e anticipando, nel cordo di alcune interviste, i nomi dei doppiatori che si aggiungono a Lo Hobbit: La desolazione di Smaug. A quanto pare Marco Foschi sarà re Thranduil, Daniela Calò darà voce all'elfa Tauriel mentre il drago Smaug, doppiato in originale dall'eccezionale Benedict Cumberbatch, avrà la voce possente di Luca Ward.Come può un giovane diventare doppiatore oggi?
Fabrizio Pucci: I doppiatori non sono una categoria a sé stante. I doppiatori sono attori e hanno alle spalle una preparazione teatrale, televisiva o cinematografica. A volte si diventa doppiatori per casualità o per necessità e poi si rimane nell'ambiente. Non fatevi ingannare dalle scuole di doppiaggio, perché la recitazione è fondamentale. Se non si sa recitare avere una bella voce e aver frequentato una scuola di doppiaggio non serve a niente.
Francesco Vairano: La scuola di recitazione è fondamentale, concordo anche io, ma poi dovete recarvi nei luoghi di doppiaggio e rendervi disponibili. Prima o poi arriveranno richieste per un provino. Una scuola che fa recitazione e doppiaggio può andar bene, ma purtroppo sull'onda dell'interesse per il nostro mestiere sono nate scuole che preparano tecnicamente, senza però insegnare a trasmettere emozioni che è il fulcro del nostro mestiere.
Francesco Vairano: La voce di Gollum, ovviamente non è la mia, altrimenti sarebbe un bel problema. In questi casi c'è un modello da seguire che, per quanto mi riguarda, è Andy Serkis che ha fatto un lavoro di ricerca a monte con Peter Jackson. Per i personaggi normali c'è un po' più di libertà, ma partiamo sempre dalla voce originale.
Negli ultimi c'è stata la tendenza a far doppiare film a personaggi famosi, che però non sono doppiatori. Quanto influenza negativamente il vostro lavoro?
Fabrizio Pucci: Questo succede anche in America per i cartoon dove però i talent in questione sono De Niro, Hoffman, Emma Stone, Nicolas Cage. In Italia vengono presi personaggi televisivi, veline, showgirl perché la speranza è quella di aumentare l'hype. E una questione di marketing che spesso crea problematiche grosse al direttore del doppiaggio il quale si trova a gestire un talent privo di capacità tecnica mettendolo a confronto con attori tecnicamente perfetti. Per quanto riguarda Lo Hobbit, il talent è Gigi Proietti, che è un grandissimo attore, e in casi come questo il film viene valorizzato. Negli altri casi un po' meno.
Francesco Vairano: Non sempre l'incontro è negativo. Io ho fatto Nightmare Before Christmas con Renato Zero e anche se abbiamo faticato un bel po' alla fine è venuto fuori un buon prodotto. Ho lavorato con Gaspare e Zuzzurro, con Giancarlo Magalli ed è andata bene. Quando invece capitano personaggi che non sono all'altezza, mi rifiuto di andare avanti senza problemi.
Quali sono i vostri ruoli preferiti?
Fabrizio Pucci: Io ho un tipo di vocalità più facilmente accostabile a un primo attore, a un eroe buono e ammetto che fare tutta la vita gli eroi è una gran rottura di scatole. I cattivi sono molto più divertenti. Questa però è una scelta che non si può fare perché la voce è il primo fattore del lavoro.
Francesco Vairano: Io curo ogni parte come se fosse sembre la più bella, ma sono molto legato al mio povero mostriciattolo, a cui tra l'altro somiglio anche fisicamente. Ci sono dei momenti de Il signore degli anelli con Galadriel che mi danno grande serenità. Film come Lo Hobbit alternano momenti di grande valore e intensità con momenti estremamente brillanti. I nani servono a far ridere il pubblico. Nei confronti di Piton, invece, nutro un rapporto di amore/odio. All'inizio avevo scelto tre ottimi attori per doppiarlo visto che io non ero intentionato a fare il provino. Poi alcune colleghe mi hanno convinto sostenendo che Piton era viscido e ambiguo. Ho preso la cosa come un complimento, ma avevano ragione loro perché poi, per fare Piton, hanno scelto me.
Chi è trasporta i giochi di parole originali nella lingua del doppiaggio?
Francesco Vairano: I dialoghi dei film che faccio li scrivo io perciò sono io che trasporto i dialoghi e i giochi di parole in italiano. A volte il dialoghista e il direttore di doppiaggio sono due persone diverse. Nel mio caso ricopro entrambi i ruoli. L'esempio più notevole delle difficoltà dell'adattamento è Giù al Nord. La versione italiana del film l'ho scritta io e dopo i primi venti minuti di pellicola ho dovuto inventare una lingua che traduca l'incomprensibile dialetto del francese del Nord. Il film era stato ritenuto indoppiabile e infatti io non lo volevo fare, ma alla fine credo di aver avuto l'idea giusta.
Francesco Vairano: Gianni era un mio grande amico. Sono io che l'ho voluto come Preside di Hogswarth e sono io che l'ho proposto come voce di Gandalf. Quando Gianni ha avuto il cattivo gusto di morire, e lo dico con ironia per stemperare la commozione, siamo stati costretti a cercare un'altra voce, ma non è stato facile. L'unico modo per essere all'altezza era trovare un attore che avesse un carisma personale. Pensarci però, a livello emotivo non è stato facile. Per fortuna poi è arrivato Gigi Proietti.
Quale è la parte più difficile del vostro lavoro?
Francesco Vairano: Scrivere i dialoghi del film è un lavoro solitario, che ognuno fa a casa propria. Quando arrivi in sala il confronto con gli attori è più difficile. Io invito sempre gli attori con cui lavoro a dirmi se hanno perplessità su ciò che ho scritto per comprendersi fino in fondo prima di iniziare il doppiaggio.
Quale ruolo, doppiato da altri, avreste voluto fare?
Edoardo Stoppacciaro: Io sono un nerd quindi tutto ciò che è fantasy, supereroi, fumetti.
Fabrizio Pucci: Io avrei voluto doppiare Ori perché ha vent'anni meno di me.
Francesco Vairano: Io ho spaziato, ho fatto tutto, ma avrei voluto doppiare il presentatore di Cabaret. All'epoca, però, ero troppo giovane.