Con la recensione di Light & Magic, disponibile su Disney+ con tutti e sei gli episodi, torniamo a occuparci di uno dei territori più interessanti della piattaforma disneyana, i documentari su vari aspetti legati alle produzioni della major. In questo caso, l'argomento è la Industrial Light & Magic, l'azienda di effetti speciali che George Lucas creò appositamente per la sua saga stellare negli anni Settanta e che col passare degli anni si è evoluta fino a diventare il massimo punto di riferimento per gli effetti visivi a Hollywood, dalle avventure di Indiana Jones al Marvel Cinematic Universe passando per le vicende di Forrest Gump. Un viaggio nel passato che guarda anche al futuro, attraverso sei ore di interviste inedite e spezzoni d'archivio. N.B. La recensione si basa sulla visione in anteprima della miniserie completa.
Tanto tempo fa, in una Hollywood lontana lontana...
Light & Magic è un excursus che parte dalle origini, quando George Lucas si rese conto che non esisteva una società specializzata in effetti speciali e quindi se la creò da solo per portare a termine Guerre stellari, avvalendosi di persone qualificate come Dennis Muren, Phil Tippett e Joe Johnston (quest'ultimo successivamente passato alla regia). Così nacque la Industrial Light & Magic, nota comunemente come ILM, inizialmente concepita solo per i film stellari e poi, per via dell'arco di tempo tra un film e l'altro, gradualmente allargata ai progetti degli amici di Lucas (Steven Spielberg in primis) e successivamente a qualunque film richiedesse i suoi servigi (il primo lungometraggio "esterno" a farlo fu Star Trek II: L'ira di Khan, nel 1982). Così la ILM è divenuta il punto di riferimento per gli effetti speciali a Hollywood, con evoluzioni continue, dal motion control alla CGI fino ad arrivare alla recente tecnologia dei fondali virtuali, che ha aiutato non poche produzioni in tempi di pandemia (in particolare The Batman).
Quasi cinque decenni di progressi tecnici
Tra le più apprezzabili operazioni di Disney+ c'è quella dei documentari che approfondiscono aspetti meno noti della major, come ad esempio chi si cela dietro le quinte delle attrazioni nei vari parchi a tema (The Imagineering Story). Il documentario di Lawrence Kasdan, coinvolto in prima persona nelle vicende della ILM in quanto sceneggiatore e/o produttore di film come L'impero colpisce ancora, I predatori dell'arca perduta e Solo: A Star Wars Story, ha proprio il pregio del dare spazio a persone che solitamente, anche negli ormai desueti extra che accompagnavano le edizioni DVD e Blu-ray, hanno un ruolo ridotto, nonostante il loro contributo essenziale alla riuscita dei film: Muren, Tippett e compagnia bella sono, a loro modo, veri e propri narratori a pari merito con i registi (nel caso di Jurassic Park, per cui Tippett fu il supervisore dei dinosauri, un suo commento sull'uso della CGI ispirò una battuta nel film sull'argomento dell'estinzione). Un'impressione confermata da preziosi filmati d'archivio che, soprattutto nell'era predigitale, mostrano il talento e la passione artigianale che ancora oggi, seppure in misura ridotta, fa parte del fascino della ILM.
C'è una componente autocelebrativa che rende un po' incompleto il progetto, commissionato dalla Lucasfilm: James Cameron, che reclutò la ILM per Abyss, omette - guarda caso - il fatto che lui successivamente abbia fondato la propria azienda di effetti speciali, la Digital Domain, e la fin troppo breve parte incentrata sulla Pixar - nata come divisione della ILM per la computer grafica prima di diventare uno studio a sé - risente della necessità di non menzionare John Lasseter, estromesso dalla Disney quattro anni or sono per comportamenti inappropriati. Ma è forse materiale da approfondire in una versione estesa, o addirittura una seconda stagione, perché i film Marvel e The Mandalorian, su cui si concentra l'episodio conclusivo, non sono il punto d'arrivo. Sono solo un nuovo inizio, sempre a base di luce e magia, con un misto di tecniche che può rassicurare Phil Tippett: il suo ambito lavorativo, pur dovendosi a volte scontrare con il virtuale, non sarà mai veramente a rischio di estinzione.
Intervista a Joe Letteri, il mago degli effetti speciali di Avatar
Conclusioni
Chiudendo la recensione di Light & Magic, rimaniamo ancora più stupefatti dinanzi al lavoro fatto dai creatori degli effetti speciali di molti dei film che hanno segnato l'immaginario collettivo.
Perché ci piace
- Le interviste sono ben curate.
- Il materiale d'archivio è prezioso e spesso molto divertente.
- Il ritratto della ILM è piuttosto completo...
Cosa non va
- ... ma la dimensione autocelebrativa del progetto porta all'omissione di qualche dettaglio.