L’estate in cui imparammo a volare, la recensione: un’amicizia lunga quarant’anni

La recensione de L'estate in cui imparammo a volare, la serie tv Netflix con Katherine Heigl e Sarah Chalke ispirata al romanzo di Kristin Hannah, in catalogo dal 3 Febbraio 2021.

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L'estate in cui imparammo a volare: Katherine Heigl e Sarah Chalke insieme in un'immagine della serie

In questa recensione de L'estate in cui imparammo a volare (Firefly Lane in originale) parleremo di un tipo di produzione che sembrerebbe essere cara a Netflix e che la piattaforma ha esplorato in vari modi negli ultimi anni. Dopo Virgin River e Il colore delle Magnolie arriva, infatti, un'altra serie drammatica con forti componenti romantiche che porta su schermo la duratura amicizia tra due donne tanto diverse quanto complementari, un rapporto che cambierà le loro vite, costituendo il pilastro sul quale costruire il futuro. La serie adattata per lo streaming da Maggie Friedman è basata sull'omonimo romanzo bestseller di Kristin Hannah e vede come interpreti delle protagoniste d'eccezione come Katherine Heigl (Grey's Anatomy, Suits) e Sarah Chalke (Scrubs, How I Met Your Mother), due volti estremamente noti della tv e del cinema che qui sono chiamate a riprodurre un'alchimia fondamentale alla buona riuscita de L'estate in cui imparammo a volare, storia nella quale a brillare sono sono sopratutto loro, due facce della stessa medaglia, unite e contrapposte.

Nella trama un'amicizia lunga 40 anni

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L'estate in cui imparammo a volare: le protagoniste adolescenti

L'estate in cui imparammo a volare è la storia di Tully e Kate, due donne, due anime gemelle che per più di quarant'anni sono state l'una il punto di riferimento dell'altra. Tully è esplosiva, vivace e problematica; dopo l'infanzia e l'adolescenza trascorse accanto ad una madre tossicodipendente, decide di sfondare nel mondo televisivo come reporter e conduttrice. Kate, al contrario, è posata, riflessiva ed estremamente insicura, ha un grande talento per la scrittura ed ambisce a diventare una producer. La vita, però, non sempre segue i percorsi stabiliti non risparmiando alle due donne amori, dolori e strazianti separazioni in un viaggio lungo quarant'anni. L'intera serie si regge su Kate e Tully, sono loro sempre al centro della scena: è il loro collidere ed allontanarsi in un ciclo che si ripete a muovere chi gli sta intorno, influenzando situazioni e personaggi secondari. Il loro rapporto è indubbiamente il fulcro centrale dell'intera storia, poco altro conta, poco altro diviene veramente rilevante.

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La narrazione non lineare

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L'estate in cui imparammo a volare: Katherine Heigl e Sarah Chalke in una scena

Come già accennato la narrazione della serie non è lineare: dagli anni Settanta ai giorni d'oggi ci vengono mostrati i momenti che hanno segnato la vita delle protagoniste, sia in campo sentimentale che lavorativo. Le vediamo al liceo, al college, alle prese con i primi lavori e le varie relazioni intraprese nel corso degli anni, seguendo un filo conduttore, una tematica che cambia di puntata in puntata, in modo tale che gli autori possano scoprire le carte un po' alla volta, senza troppa fretta e con qualche, cercato, fraintendimento di percorso, lasciando che lo spettatore entri poco per volta nel mondo delle due amiche. Se per le giovanissime Tully e Kate abbiamo due bravissime Ali Skovbye e Roan Curtis, dal college in poi assistiamo a una serie di look diversi, non sempre riuscitissimi, che vedono protagoniste la Heigl e la Chalke. Stiamo parlando degli anni Ottanta, un decennio non propriamente noto per la sobrietà degli outfit, ma le parrucche cotonate e trucco ed effetti usati per ringiovanire le protagoniste risultano piuttosto innaturali e posticci, pena lo spostamento dell'attenzione dalla storia ai visi delle attrici che sembrano sotto il costante effetto di un filtro di Instagram. Un vero peccato per una serie che cerca in tutti i modi di far spingere il tasto prossimo episodio, aspirando quasi disperatamente al bingewatching.

Le vicende di Tully e Kate non sono finite?

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L'estate in cui imparammo a volare: Katherine Heigl in una scena della serie

In questo L'estate in cui imparammo a volare è riuscita, pur non aggiungendo molto in termini di originalità al genere di riferimento. Grazie ad una struttura degli episodi ben costruita che termina strategicamente insinuando dubbi e timori nello spettatore, non si riesce davvero a chiudere la visione prima di essere arrivati all'ultimo episodio, creando aspettative unite all'insaziabile necessità di conoscere l'epilogo della storia. È proprio qui che la serie compie, forse, quello che per molti potrebbe essere un mezzo passo falso: non concede agli spettatori un vero epilogo, nemmeno provvisorio. La prima stagione, dopo un susseguirsi di colpi di scena più o meno prevedibili e dopo aver messo in campo numerose situazioni, decide di non regalare a chi la guarda una conclusione, e lascia molto di ciò che ha mostrato aperto, rimandando, probabilmente, ad una seconda stagione che, ad ora, non è ancora stata annunciata ma che supponiamo sia stata prevista. Le (dis)avventure di Tully e Kate non sono finite, molto del loro percorso è ancora da raccontare e siamo curiosi di vedere dove porterà questo lungo viaggio.

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Conclusioni

Come affermato nella nostra recensione de L'estate in cui imparammo a volare, questa nuova serie drammatica di Netflix è in grado di invogliare lo spettatore al bingewatching. Al netto di qualche imperfezione tecnica e visiva che potrebbe distrarre l'attenzione di chi la guarda, la storia di Tully e Kate appassiona lasciando, però, a bocca asciutta chi sperava in un finale almeno provvisorio delle vicende. Tutto è ancora aperto e il percorso delle due amiche non sembra voler terminare troppo presto.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • La costruzione degli episodi che invoglia a vedere immediatamente il successivo.
  • L'alchimia tra le due protagoniste.

Cosa non va

  • Il trucco e gli effetti usati per ringiovanire le protagoniste risultano spesso troppo posticci.
  • La serie delude chi spera in una conclusione, anche provvisoria, che dia una spiegazione alle situazioni presentate.