L'estate in cui imparammo a volare 2 parte 2, la recensione: tutto è bene… quel che finisce a Kate e Tully

L'estate in cui imparammo a volare chiude con la seconda parte della seconda stagione, disponibile su Netflix e già in testa in Top Ten, e l'addio di Tully e Kate alias Katherine Heigl e Sarah Chalke è all'insegna del dramma e dell'amicizia che dura per sempre.

L'estate in cui imparammo a volare 2 parte 2, la recensione: tutto è bene… quel che finisce a Kate e Tully

Non nascondiamocelo: ciò che ha fatto sopravvivere per così tanto L'estate in cui imparammo a volare (in realtà due sole stagioni di cui la seconda allungata e divisa tatticamente in due parti) è la fama e l'affetto che lega gli spettatori alle due attrici protagoniste, Katherine Heigl e Sarah Chalke, presenti per la maggior parte del girato in seguito alla scelta (discutibile) di far interpretare loro tanto la versione da adulte quanto quella tra venti e trent'anni dei loro personaggi, con un trucco massiccio. Tutto ciò acquista nuova linfa negli episodi conclusivi del serial: arriviamo così alla recensione della seconda parte de L'estate in cui imparammo a volare 2, disponibile su Netflix e già in testa in Top Ten.

Ultimo giro di boa

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L'estate in cui imparammo a volare: Katherine Heigl e Sarah Chalke in una scena

La serie conferma le proprie caratteristiche fino alla fine e prova ad alzare il tiro. I piani temporali aumentano e finalmente capiremo perché questa storia è ambientata nel 2016 e non ai giorni nostri nella parte più recente. In questo modo, non siamo più solamente negli anni '70 con Kate e Tully adolescenti, negli anni '80-'90 con le due ventenni-trentenni e infine negli anni 2000 con le protagoniste quarantenni. Si passa ai flashforward e ad altri escamotage per raccontare l'amicizia letteralmente di una vita dei personaggi nati dalla penna di Kristin Hannah e adattati per la tv da Maggie Friedman. Qualcuno però avrebbe dovuto chiamare i responsabili di trucco, parrucco e prostetico per invecchiamento e ringiovanimento di This is Us perché il risultato in questo caso, ancora una volta, è decisamente posticcio e malamente messo in scena, rischiando di distogliere l'attenzione dalla trama. Ci si passa sopra solo grazie all'alchimia e al carisma delle due attrici protagonisti, su cui si regge di fatto l'intero show perché i personaggi secondari e i comprimari, anche gli stessi Johnny (Ben Lawson) e Marah (Yael Yurman) ex-marito e figlia di Kate, o Danny "uomo dello sport" (Ignacio Serricchio), il nuovo interesse amoroso di Tully, passano decisamente in secondo piano e non vengono approfonditi a dovere. Questa volta esploriamo la vita delle due amiche nella fase più matura e dolorosa della loro vita, tra alti e bassi, amori e rimpianti, colpi di scena e ripicche.

L'estate in cui imparammo a volare, la recensione: un'amicizia lunga quarant'anni

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L'estate in cui imparammo a volare 2: una scena della serie

Una differenza sostanziale però c'è rispetto ai capitoli precedenti de L'estate in cui imparammo a volare (molto più efficace ovviamente nel titolo originale Firefly Lane, ovvero la strada in cui sono cresciute le due protagoniste e che acquisterà un ulteriore significato in questi ultimi sette episodi). Ritroviamo Kate e Tully per la prima volta divise, separate da un continente oltre che dall'amicizia, proprio come era stato anticipato nella prima parte di quest'ultimo giro di boa. Questo a causa dell'incidente che aveva coinvolto Tully e Marah e per cui Kate non era riuscita a perdonare l'amica. Le due non si parlano, non si confidano e devono trovare un modo per andare avanti, rispettivamente, da sole. Katherine Heigl e Sarah Chalke sono molto brave a portare in scena, sotto gli strati di trucco eccessivo, le sfaccettature che i propri personaggi devono affrontare e il loro rapporto altalenante, ma con una solida base di affetto sincero, che Kate e Tully provano l'una per l'altra. Gli sviluppi che le attendono però sono purtroppo già visti in molte altre serie prima di loro, anche dello stesso genere drammatico-romantico. Anche a livello di colonna sonora la serie risulta debole e ridondante, andando a pescare classici come Dancing Queen degli Abba (che è impossibile non associare al musical con Meryl Streep) per unire un'esibizione di tre epoche diverse, mal riuscendoci.

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Un'amicizia è per sempre

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L'estate in cui imparammo a volare 2: una foto di scena

Il messaggio finale de L'estate in cui imparammo a volare appare comunque chiaro: l'amicizia, quella vera, può superare qualsiasi barriera, ostacolo, litigio, incomprensione, epoca storica. Ne sono un esempio Kate e Tully, che si sono mostrate reciprocamente al loro meglio e al loro peggio, nei loro alti e nei loro bassi, nei loro successi e nello loro sconfitte, nei loro giorni no come in quelli decisamente positivi, per tutta una vita. Attraverso una messa in scena estremamente luminosa e quasi soap operesca, la serie per l'ultima volta abbraccia gli spettatori con il calore dei personaggi e delle loro storie, che sono come quelle di tutti e allo stesso tempo sono eccezionali perché uniche. Tra un accenno di femminismo, del giornalismo che cambia, di argomenti delicati come la malattia e l'omosessualità, lo show prova a portare qualcosa di proprio, senza riuscirci del tutto, ma grazie al duo protagonista riusciamo a passare sopra ai propri difetti, per l'ultima volta.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di L’estate in cui imparammo a volare 2, la parte finale della serie Netflix, confermando come le caratteristiche precedenti della serie – piani temporali diversi, alti e bassi personali e lavorativi delle due protagoniste – vengano mantenuti fino all’epilogo, con in aggiunta uno stralcio di futuro e la separazione di Kate e Tully a mescolare le carte in tavola. Senza Katherine Heigl e Sarah Chalke, la serie non sarebbe nemmeno arrivata a questo epilogo, ruffiano e strappalacrime.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Il carisma e l’alchimia di Katherine Heigl e Sarah Chalke.
  • Iniziare il racconto dalla separazione tra le due amiche.
  • Spiegare finalmente il motivo del presente precedente al nostro.

Cosa non va

  • L'essere posticcia nel trucco e parrucco tra le epoche.
  • I personaggi secondari perdono di spessore e approfondimento.
  • La colonna sonora già sentita e ridondante.
  • Gli escamotage narrativi già visti e utilizzati troppe volte.