Legend: due Tom Hardy is meglio che one

In Legend Tom Hardy ha il doppio ruolo dei gemelli Kray, criminali che negli anni '60 si impadronirono dell'East End di Londra.

Londra, 1960: i fratelli Ronald e Reginald Kray, partendo da un pub dell'East End, diventano i capi di una delle organizzazioni criminali più potenti della città, chiodo fisso del poliziotto di Scotland Yard Leonard "Nipper" Read (Christopher Eccleston) e adorati dalla gente del quartiere, che ama il loro sprezzo per il classismo della classe dirigente, dimostrato sfoggiando con orgoglio le loro origini cockney e facendo cortesie alla gente comune, che per questo li vede come dei Robin Hood.

Legend: doppio ruolo per Tom Hardy
Legend: doppio ruolo per Tom Hardy

I gemelli sono uno l'opposto dell'altro: elegante, affascinante e lucido Reggie, impulsivo, folle e animalesco Ronald, che ha anche gusti sessuali differenti, preferendo alle donne i giovani ragazzi, contrariamente al fratello, che si innamora presto dell'innocente Frances (Emily Browning), che sogna di diventare segretaria per fuggire dall'East End. Il delicato equilibrio del triangolo si sbilancia presto, con gravi conseguenze per i tre vertici delle figura.

Un Tom Hardy per due fratelli

Legend: Tom Hardy in un'immagine tratta dal film
Legend: Tom Hardy in un'immagine tratta dal film

Già portata al cinema nel 1990 da Peter Medak con il film The Krays - I corvi, con i fratelli degli Spandau Ballet Gary e Martin Kemp nel ruolo dei protagonisti, la storia dei Kray in Gran Bretagna è molto nota, tanto da meritare una biografia scritta da John Pearson (autore anche di quelle su Ian Fleming e sul suo personaggio 007), intitolata The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray, pubblicata nel 1972. Ed è proprio da questo libro che Brian Helgeland ha preso spunto per la sua versione dei fratelli Kray, puntando su un unico attore per il ruolo dei gemelli, il sempre più poliedrico Tom Hardy.

Legend: Tom Hardy nei panni dei due gemelli gangster britannici
Legend: Tom Hardy nei panni dei due gemelli gangster britannici

L'attore, che, come ha ampiamente dimostrato in questi ultimi anni, ama cambiare pelle e rendersi irriconoscibile, questa volta si fa in due, riuscendo nella difficile impresa di dare vita effettivamente a due personaggi completamente diversi. Se per interpretare Ronald gli basta sbarbarsi, pettinarsi e mostrare tutto il suo fascino, di solito nascosto da trucco e peluria, per Reggie deve fare invece un lavoro più impegnativo, cambiando postura, impostando voce e mandibola in modo da sembrare quasi un orso, tanto da dare l'illusione di interpretare due persone differenti, anche quando, grazie agli effetti speciali, i due fratelli si trovano nella stessa inquadratura. La grande prova di Hardy è l'elemento più riuscito del film, la prova che l'attore è uno dei maggiori talenti in circolazione nel cinema contemporaneo.

Una sceneggiatura di un premio Oscar che paradossalmente non funziona

Legend: Tom Hardy in una scena del film
Legend: Tom Hardy in una scena del film

Al suo debutto dietro la macchina da presa, Brian Helgeland, autore della sceneggiatura premio Oscar di L.A. Confidential e di quelle di pellicole importanti come Debito di sangue e Mystic River di Clint Eastwood, decide di dare molta attenzione all'ambientazione, curando nei minimi dettagli scenografie e costumi, potendo contare sulla splendida fotografia di Dick Pope e su una colonna sonora perfetta, composta da Carter Burwell, collaboratore storico dei fratelli Coen, cui si aggiungono classici come Somethin' Stupid di Marvin Gaye e Tammi Terrell e alcuni brani cantati da Duffy, che compare anche nel film, oltre che sul cameo di lusso, non accreditato, di Paul Bettany, che interpreta il criminale Charlie Richardson, capo della Richardson Gang, banda rivale dei Kray.

Purtroppo però, nonostante l'ottima confezione e l'uso di attori di ottimo livello, compreso Christopher Eccleston nel ruolo del poliziotto che dà ossessivamente la caccia ai fratelli, Legend ha il suo punto debole proprio nella sceneggiatura: nel doppio ruolo di regista e sceneggiatore Helgeland non è riuscito a dosare nella giusta misura l'aspetto comico e quello drammatico della storia, finendo per inanellare una serie di scene che singolarmente possono anche convincere, ma che viste una dietro l'altra non creano mai un coinvolgimento efficace, finendo per non far mai affezionare il pubblico ai personaggi, mai davvero approfonditi.

Legend: Emily Browning e Tom Hardy in una bella immagine del film
Legend: Emily Browning e Tom Hardy in una bella immagine del film

Il problema maggiore è nella delineazione del triangolo composto dai due fratelli e da Frances, la giovane e ingenua ragazza di cui si innamora Ronald, nonostante la sua grande potenzialità: perno del film, Ronald è l'uomo bianco eterosessuale che decide di sfruttare la sua forza e la sua intelligenza diventando un criminale, le sue uniche debolezze sono proprio il fratello, mentalmente instabile e omosessuale (aspetto certamente non visto di buon occhio in un ambiente come quello delle gang inglesi degli anni '60), e la donna di cui si innamora, che gli ricorda costantemente la vita onesta che non vivrà mai. L'idea di far veicolare questi mondi completamente differenti da Ronald attraverso le persone a lui più care è una bella intuizione, ma sfruttata male, perché il fratello Reggie diventa presto una macchietta, mentre Frances, che è anche la voce narrante del film, non è mai veramente delineata a tutto tondo, finendo per essere una sorta di grillo parlante che in un certo senso legittima la decisione di Ronald di vivere da criminale. Un peccato, perché, con un simile sfoggio di talento a disposizione, Legend avrebbe potuto essere una pellicola davvero leggendaria, come suggerisce il titolo.

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Movieplayer.it

2.0/5