Hirohiko Araki ha cominciato a disegnare Le bizzarre avventure di JoJo nel 1986 e oggi, a distanza di trentaquattro anni, non ha ancora finito: mentre l'ottava parte della sua saga generazionale si avvicina all'epilogo cartaceo, lo studio David Production si prende una meritata pausa dopo aver concluso l'adattamento di Golden Wind, la quinta parte tutta ambientata in Italia. Perché il nostro paese, nel cuore di Araki, occupa un posto molto speciale. L'autore, ormai sessantenne, ha iniziato a disegnare per lavoro nel 1983 con Magical B.T. ma è stato solo dopo i brevi Baōh e Gorgeous Irene che ha cominciato JoJo no Kimyō na Bōken: il manga oggi conta 126 volumi, più qualche spin-off che Araki disegna nel tempo libero quando non è occupato a esporre le sue illustrazioni nelle vetrine di Gucci o direttamente al Louvre.
Le prime tavole di Araki possono ingannare: è vero che l'autore ha esordito imitando il tratto di Naoki Tsuji e ispirandosi a Ken il guerriero di Tetsuo Hara e Buronson, ma poi si è lasciato influenzare dalla pittura occidentale, e in particolare da quella francese di Paul Gauguin. Sono le sue storie, tuttavia, che attirano maggiormente l'attenzione, anche più delle pose sparatissime che assumono i suoi personaggi, assunte a meme nel web benché siano ispirate alle opere di Michelangelo. E nonostante ciò, Araki è sempre rimasto un autore di nicchia, poco conosciuto al di fuori del nostro paese e di una ristretta fanbase. Le due stagioni dell'anime disponibili su Netflix spalancano finalmente una finestra sulla sua allucinante fantasia, rivolgendosi a un pubblico molto più ampio. Non è la prima volta che JoJo diventa un anime: Studio A.P.P.P. ci aveva già provato tra il 1993 e il 2007 ma è stato solo nel 2012 che David Production ha ottenuto i diritti per una serie televisiva che ha già raggiunto i 152 episodi.
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Phantom Blood e Battle Tendency
Costituita da 26 episodi in totale, seppur divisa in due parti, la prima stagione de Le bizzarre avventure di JoJo adatta i primi due archi narrativi del manga omonimo, cominciando con nove episodi, trasposizione dei primi cinque volumetti che costituiscono la saga intitolata Phantom Blood. L'opera di Hirohiko Araki è infatti una storia generazionale; ogni arco narrativo si svolge in un'epoca diversa, il protagonista - JoJo - cambia sempre ma resta comunque collegato, direttamente o indirettamente, alla dinastia dei Joestar. La storia comincia infatti in Inghilterra, alla fine del diciannovesimo secolo, quando gli aristocratici Joestar adottano il giovane Dio Brando. Il giovane Jonathan si ritrova così alle prese con un fratellastro arrivista che intende usurparlo a tutti i costi: la situazione si complica quando Dio mette le mani su un'antica maschera che lo trasforma in un vampiro immortale, costringendo JoJo a imparare un'antica arte marziale.
I diciassette episodi che seguono adattano il secondo arco narrativo del manga, Battle Tendency. L'anime fa un salto di due generazioni e riprende nel 1938, poco prima della seconda guerra mondiale. Il protagonista diventa Joseph Joestar, nipote di Jonathan, un intrepido avventuriero che ha ereditato i poteri del nonno: questo lo rende uno dei pochi esseri umani in grado di combattere gli Uomini del Pilastro, ultimi rappresentanti di una specie quasi del tutto estinta che trae i suoi poteri dallo stesso manufatto che trasformò Dio Brando. La battaglia condurrà Joseph in Italia alla scoperta di legami che credeva spezzati, in un susseguirsi di assurdi combattimenti pieni di strategia e violenza. Sebbene Dragon Ball avesse sdoganato lo stratagemma dei tornei nei fumetti d'azione per ragazzi, Hirohiko Araki rifiutava fermamente quella formula tanto cara alla rivista Jump, preferendo incentrare gli scontri sulla tattica e sull'astuzia.
Sebbene Battle Tendency resti ancora oggi uno degli archi narrativi più amati, è evidente che la prima stagione de Le bizzarre avventure di JoJo rimane la più debole dell'adattamento di David Production. Concepita inizialmente come un esperimento per sondare l'interesse del pubblico, essa tradisce un budget limitato e lo stile ancora acerbo di Araki negli anni '80: David Production riproduce infatti le tavole dell'autore con una cura maniacale, spesso sacrificando le animazioni in sequenze forse un po' troppo asciutte. Ottima invece la colonna sonora di Hayato Matsuo (Phantom Blood) e Taku Iwasaki (Battle Tendency) per un'opera in cui la musica ha sempre un ruolo preponderante, essendo una fonte d'ispirazione da citare di continuo: impossibile non menzionare la sigla di chiusura, Roundabout degli Yes. La prima stagione è quindi un po' difficile da digerire, e rischia di apparire anche derivativa per chi è cresciuto a pane e animazione nipponica, ma rimane un tassello fondamentale in questo puzzle coraggioso e sorprendente.
Stardust Crusaders
La terza stagione è costituita invece da 48 puntate, divise idealmente in due parti da 24 episodi ciascuna, che adattano il terzo arco narrativo del manga, probabilmente anche il più famoso: Stardust Crusaders. È infatti in questo momento che la fantasia di Araki spicca il volo, dato che l'autore inventa gli Stand, poteri spirituali che assumono una forma precisa e che possono lottare per i loro portatori. La storia ricomincia nel 1989 con Jotaro Kujo, nato in Giappone dalla figlia del precedente JoJo. Jotaro è un adolescente problematico, un teppista di buon cuore che ha appena risvegliato il suo Stand: è stato il ritorno di un vecchio nemico a innescare questi poteri nella famiglia Joestar e, adesso che sua madre rischia la vita, il nuovo JoJo dovrà imbarcarsi per un viaggio intorno al mondo insieme al nonno e a una banda di compagni improvvisati, mentre i nemici danno loro la caccia coi loro Stand micidiali.
Stardust Crusaders si ispira fortemente a Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne. I nostri eroi decollano dal Giappone e poi passano per Taiwan, Singapore, Calcutta, Karachi, attraversano il mare e il deserto per arrivare in Egitto, dove si svolgerà il drammatico scontro finale con un nemico inarrestabile. Molti escamotage inventati in questo arco narrativo diventeranno ricorrenti nel manga di Araki, per esempio l'approccio spesso propedeutico della narrazione, che insegna agli spettatori alcune usanze particolarmente atipiche o curiose. Stardust Crusaders è una stagione appassionante anche per questo, ma soprattutto perché riesce a trovare un equilibrio straordinario tra dramma, violenza, azione, gore e ironia. Araki mette in scena scontri ingegnosi che non si riducono quasi mai alla forza fisica: ci sono nemici che magnetizzano, altri che ringiovaniscono, spade possedute da spiriti millenari, fumetti che prevedono il futuro e mille altre assurdità. Tra un episodio e l'altro c'è anche il tempo per una partita a poker in cui la posta in gioco è l'anima dei concorrenti: i nostri vincono sempre con l'astuzia, in un crescendo di colpi di scena e trovate geniali.
Forte di un budget sensibilmente maggiore, la seconda stagione de Le bizzarre avventure di JoJo, che è stata trasmessa a cavallo tra il 2014 e il 2015, è animata nettamente meglio della precedente e riesce a stupire con alcune sequenze davvero emozionanti grazie a una regia attenta e capace che aggiunge qualcosa di suo alle tavole di Araki. Alcuni episodi sono meno movimentati e più riflessivi di altri, ma la storia appassiona e la colonna sonora del nuovo compositore, Yugo Kanno, mantiene sempre alta la tensione. E in questa occasiono sono ben due le canzoni di rilievo a chiudere le due metà della stagione: Walk like an Egyptian dei Bangles e poi Last Train Home (1987) del Pat Metheny Group.
Il futuro di JoJo
David Production ha realizzato altre due stagioni che Netflix non ha ancora pubblicato, e che speriamo vedremo presto sulla nota piattaforma di distribuzione digitale. Vi anticiperemo qualche gustoso dettaglio su quello che vi aspetta se deciderete di immergervi in questo mondo. La terza stagione si compone di 39 episodi e adatta la quarta parte del manga, intitolata Diamond is Unbreakable: in questo arco narrativo, ambientato nel 1999, l'azione si sposta nella città fittizia di Morioh dove vive Josuke Higashikata, figlio illegittimo dell'arzillo Joseph. La storia adotta inizialmente un tono più scanzonato, seguendo le disavventure quotidiane di Josuke e dei suoi compagni di liceo che si ritrovano alle prese con poteri Stand sempre più assurdi, tra cuochi italiani che guariscono coi loro manicaretti e fumettisti che sfogliano le persone come fossero libri. Il problema è che tra gli abitanti di Morioh si nasconde un serial killer...
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L'ultima stagione finora trasmessa si intitola invece Golden Wind e adatta il quinto arco narrativo del manga, quello che ci tocca più da vicino: è infatti ambientato tutto in Italia, nel 2001, e il protagonista si chiama Giorno Giovanna. GioGio, che ovviamente possiede uno Stand ed è legato ai Joestar in un modo davvero inaspettato, si unisce a una banda di giovani delinquenti dai cuori d'oro e finisce con l'inimicarsi il boss in persona: inizia così un viaggio che condurrà i protagonisti da un capo all'altro dell'Italia, prima in fuga e poi all'attacco, e che culminerà in un epico scontro finale nientepopodimeno che al Colosseo contro un nemico che trascende ogni legge della fisica. In questa stagione, Araki esprime tutto il suo amore per l'Italia, pur ricorrendo a qualche luogo comune che potrebbe far storcere il naso agli spettatori più patriottici.
Il manga, tuttavia, non si conclude con Golden Wind ma prosegue con un sesto arco narrativo ambientato nel 2011 all'interno di un penitenziario, lo Stone Ocean che gli dà il titolo. In questo caso la protagonista è Jolyne Kujo, la figlia del Jotaro di Stardust Crusaders, incolpata ingiustamente di un crimine e costretta a scontare la sua pena in un carcere dove, neanche a dirlo, circolano sinistri portatori di Stand. Non vi anticiperemo in che modo assurdo si chiude questa storia, ma sappiate che a quel punto Araki ha optato per un vero e proprio reboot della saga, ricominciando con Steel Ball Run, un arco narrativo ambientato nel 1890 che segue le vicissitudini di Johnny Joestar e dei fantini che gareggiano in un'americanissima corsa a cavallo. Oggi Araki sta ancora disegnando la saga successiva, JoJolion, ambientata nel 2012 in una Morioh alternativa dove il protagonista, Josuke, non ricorda il suo passato ma sembra essere legato a doppio filo a una maledizione e a un misterioso frutto magico. Non sappiamo ancora quando e se David Production adatterà questi capitoli del pittoresco immaginario arakiano: sebbene una trasposizione di Stone Ocean sia molto probabile, sembra che animare i cavalli e le movimentate vicende di Steel Ball Run sia estremamente difficile. Chi vivrà vedrà.