Sono passati quattro anni da quando Cristina Comencini, ad essere onesti, ha ottenuto ben pochi apprezzamenti con il suo dispendioso Quando la notte. Presentato in concorso al festival di Venezia, il film non è riuscito a conquistare il cuore della critica nemmeno grazie alla presenza del duo Pandolfi/Timi, alle prese con la rappresentazione di un amore impossibile.
Oggi, però, torna al cinema e dietro la macchina da presa con una storia familiare molto diversa, che sembra trarre ispirazione da alcuni indimenticabili conquistatori del cinema italiano come Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Effettivamente Latin Lover, in sala dal 19 marzo con 01 Distribution, definisce la figura di un divo del cinema ormai scomparso attraverso i ricordi di mogli e figlie, tutte più o meno legittime, pronte a ricostruire un'immagine sempre personale. Ma, tra mito e realtà, chi è veramente questo Latin Lover? La risposta migliore probabilmente può darla la stessa regista ed un parterre di donne composto da Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi e Candela Peña, Cecilia Zingaro. Tutte loro vegliate idealmente da Virna Lisi, immortalata nella sua ultima interpretazione sul grande schermo. Di lei, l'attrice offre il ricordo di una donna forte e di un'attrice potente. "Virna manca profondamente. E manca soprattutto quella sua meravigliosa vena brusca e diritta con il quale ha sempre espresso le sue opinioni su se stessa e il lavoro fatto. Oggi voglio prendere in prestito questo piglio per dire quanto il film sia stato importante per lei, riuscendo ad essere profonda e comica allo stesso tempo per rendere concreto il retaggio umano di una donna che ha conosciuto un'epoca cinematografica ben precisa, si è innamorata ed ha vissuto."
Tutte le donne del Divo
Dai tempi di Due partite, la Comencini torna a gestire un cast quasi esclusivamente al femminile per raccontare il rapporto complesso tra uomini e donne, sviluppato su diversi livelli emotivi. In questo modo riunisce in un salotto fisico e ideale mogli, amanti, conviventi e, soprattutto, figlie per dare finalmente concretezza alla natura di Saverio Crispo, un uomo tanto affascinante quanto sfuggente che nessuno sembra aver posseduto fino in fondo. Ma, dopo averlo in qualche modo sfiorato nei suoi segreti più profondi, riescono a liberarsi finalmente di lui e del peso imposto alle loro vite. "Fin dall'inizio si mette in evidenza la subalternità femminile, che è affettuosa e passionale - spiega la Comencini - tutte loro sono libere delle proprie azioni, ma solo fino ad un certo punto, visto che il legame con il riflesso di quest'uomo quasi irreale le limita nella scelta di una vita decente. Solo verso la fine, capiscono che anche e soprattutto nella solitudine possono e devono essere loro stesse. Ma la vera libertà arriva solo dopo aver scoperto la fragilità imprevista del padre. Tutte le donne attraversano questo momento, è la nostra storia millenaria. La cosa interessante è che compiono questo giro insieme immergendosi in una verità, reale e cinematografica, fatta di tante facce diverse. Al di là del dolori, dell'amore, dei padri e delle figlie, c'è la ricerca di un po di libertà e il desiderio di vivere la propria vita."
Ricostruire il mito
Francesco Scianna ha il compito di rappresentare il fascino di una bellezza mitizzata, come lo splendore di un'epoca cinematografica diventata ormai storia. "Cristina mi ha fatto e un regalo immenso - ammette - È raro poter interpretare diversi personaggi in un solo blocco. Anzi, interpretare l'attore dentro l'attore. Inoltre mi ha spinto alla leggerezza e al gioco che gli interpreti di una volta avevano nel DNA. Parlo di una mobilita e di una atleticitá emotiva fuori dal comune. Al di là di questo, ho cercato di comprendere la grande umanità di Crispo. Latin Lover è un modo di essere, la proiezione dello spettatore. Profondamente sua, invece, è il bisogno di essere seduttivo e amato ad ogni costo. In fondo, credo, ogni grande attore è sempre stato un po' svalvolato. Credo sia il prezzo da pagare." Da parte sua la Comencini gestisce l'età dei miti e del grande cinema italiano con senso pratico. " Quel cinema ci commuove e ci inorgoglisce ma, allo stesso tempo, ce ne dobbiamo liberare perché non possiamo pensare di replicare continuamente quelle forme, ne di vivere di ricordi."