È con grande soddisfazione che ci apprestiamo a scrivere la recensione della seconda stagione de L'assistente di volo, la dark comedy prodotta e interpretata da Kaley Cuoco (The Big Bang Theory) firmata da Steve Yockey (Supernatural) per HBO Max e tratta dall'omonimo romanzo bestseller di Chris Bohjalian, che torna coi nuovi episodi dal 9 maggio su Sky Serie e NOW.
Ancora Hitchcock
Se con la prima stagione di The Flight Attendant Kaley Cuoco aveva dimostrato di poter reggere una serie sulle proprie spalle, pur colorandola di personaggi variopinti interpretati da attori altrettanto talentuosi e interessanti, con questo secondo ciclo di episodi alza ulteriormente il tiro. In questa spy story dalle tinte surreali e comiche, gli autori prendono ancora una volta ispirazione da Hitchcock fin dal poster promozionale e dalle sonorità stridenti e ricche di suspense che accompagnano la storia raccontata. È passato un anno, Cassie Bowden (Cuoco) è una donna nuova pronta a festeggiare il primo anno di sobrietà, un percorso che ha preso molto sul serio. Ha una relazione stabile con il bel fotografo Marco (un ritrovato Santiago Cabrera), ha recuperato il proprio rapporto col fratello Davey (T.R. Knight) e continua a fare l'assistente di volo. Parallelamente, dopo quanto accaduto nel finale, svolge un secondo impiego per la CIA come risorsa di cui nessuno è a conoscenza a parte il collega Shane e ha un suo referente Benjamin (Mo McRae), che tiene fin troppo a lei e le dice spesso di non lasciarsi coinvolgere troppo, ma sappiamo tutti com'e fatta Cassie. Un viaggio a Berlino con sorpresa darà il via alla nuova sequela di eventi che porterà nuovamente scompiglio nella vita di Cassie e soprattutto la porterà nuovamente a mettere in discussione se stessa, i propri ricordi e il proprio passato, con un nuovo mistero da risolvere perché la coinvolge ancora una volta in prima persona.
L'assistente di volo, la recensione: Kaley Cuoco tra le nuvole e nel sangue
Palazzo della mente 2.0
C'è un nuovo "palazzo della mente" a cui assistiamo in questa seconda stagione, in cui L'assistente di volo del titolo riutilizza gli elementi che avevano fatto la fortuna del ciclo inaugurale, mettendo al centro nuovamente la nostra antieroina e i suoi problemi. Il suo nemico più grande non è l'alcolismo ma se stessa, le sue bugie e il suo autosabotarsi. Ora è costretta a guardarsi nuovamente e più profondamente allo specchio e se nella prima stagione il ruolo di coscienza per portare alla luce i problemi di alcolismo di Cassie era svolto dal buon Michael Huisman qui tocca alla stessa Cassie affrontare e confrontarsi con se stessa. O meglio con varie versioni di se stessa: quella festaiola che non sopporta la sé sobria, quella che vorrebbe una vita ancora migliore, la Cassie adolescente succube del padre, e così via. L'alcolismo, tematica centrale nella prima stagione, diviene ancora più centrale in questa seconda perché si racconta il percorso di recupero, il difficile viaggio dei dodici passi verso la sobrietà per fare ammenda e chiedere perdono. Parallelamente i personaggi secondari forse avrebbero meritato un maggior coinvolgimento ma il merito di questo show è di non dimenticarsi di nessuno, soprattutto alcuni ritorni che gli spettatori apprezzeranno e alcuni arrivi che li lasceranno a bocca aperta.
Kaley Cuoco è L'assistente di volo: "È la mia creatura: ora so quanto è difficile fare una serie tv"
Non c'è tempo per Cassie
Il ritmo narrativo dello show continua a essere frenetico, come quello della vita della protagonista: il montaggio serrato e che utilizza moltissimo lo split screen - forse fin troppo, strizzando l'occhio alle spy story come 24 - ci ricorda che siamo in una storia sui generis, in cui il fattore umano è importantissimo perché scava nella vita della protagonista oltre che in quello dei suoi amici, familiari e conoscenti. Annie (Zosia Mamet) e Max (Deniz Akdeniz) sono alle prese col fare sul serio nella loro relazione, Davey deve superare ciò che ha vissuto per procura a causa di Cassie oltre al perdono per ciò che è accaduto in passato dopo le scioccanti rivelazioni della prima stagione e Megan (Rosie Perez) deve fare i conti con il proprio tradimento e con l'essere una fuggitiva. Chissà che, grazie anche a tutti loro, Cassie questa volta non impari per davvero qualcosa e affronti il viaggio dell'eroina per diventare una persona (un pochino) migliore, cercando di non ricadere nello spettro dell'alcol che come sappiamo è una malattia bastarda e sempre pronta a colpire dietro l'angolo.
Conclusioni
Ripetizione degli elementi di chiave ma scavando ancora più a fondo nella protagonista sono le caratteristiche principali della recensione de L’assistente di volo 2, in cui Kaley Cuoco si supera in quanto a interpretazione e porta a un nuovo livello il racconto di sobrietà del proprio personaggio, omaggiando Hitchcock e le spy story noir thriller, fagocitando forse un po’ gli altri personaggi, ma non possiamo non amare il suo disperato tentativo di non essere il principale nemico di se stessa.
Perché ci piace
- Kaley Cuoco è superba e regge benissimo anche questa seconda stagione sulle proprie spalle
- L’esplorare ancora il passato della protagonista per far emergere altri segreti e traumi
- La nuova storia avvincente legata al “caso della stagione”
- L’analizzare ancora l’alcolismo attraverso il percorso di sobrietà…
Cosa non va
- …pur visitando qualche strada già battuta
- Gli altri personaggi avrebbero meritato maggiore attenzione