Recensione Hollywood Ending (2002)

Woody Allen si confronta con se stesso e con la sua vita privata raccontando, con una critica ironica ma molto efficace, il mondo cinico della produzione cinematografica hollywoodiana.

La vista non è tutto per un regista

Può un regista distruggere una sceneggiatura? Woody Allen si confronta con se stesso e con la sua vita privata raccontando, con una critica ironica ma molto efficace, il mondo cinico della produzione cinematografica hollywoodiana attraverso la storia di un regista che nonostante sia improvvisamente colpito da una cecità nervosa, continua a girare il suo film.
Woody è Val Waxman (nome chiaramente ebreo), un regista di successo in "disuso" che viene chiamato dalla sua ex moglie (Annette Bening), fidanzata di un produttore, per girare un progetto ambizioso che potrebbe essere il primo passo verso una seconda primavera di successo.
Durante la produzione, Val, come accennato, diventa cieco, ma il suo agente ed amico gli consiglia di andare avanti con il lavoro perché nella vita le possibilità che abbiamo sono sempre molto poche e bisogna sfruttarle, costi quel che costi.

Nello scorrere del film, quello vero e quello "finto", Woody Allen costruisce situazioni e gag esilaranti, giocando con Hollywood e ironizzando su ogni aspetto dell'industria cinematografica, come per dire: a Hollywood pensano talmente tanto ai soldi che non si accorgono che "chi dirige l'orchestra" è un non vedente. Gli elementi del dietro le quinte ci sono tutti, dalla starlette fidanzata del regista che è interessata solamente ad avere una parte, al direttore della fotografia straniero che ha bisogno dell'interprete, alla giornalista che segue la produzione passo per passo e che considera le incoerenti e caotiche scelte del regista, geniali e felliniane.
Lungo la storia si inseguono le battute da ricordare fra le quali la più emblematica è la frase di Val Waxman che dichiara relativamente alla sua deficienza fisica: Le vie del Signore sono infinite...guarda Giobbe che fa contemporaneamente riferimento alla cultura ebraica e agli accadimenti che lo hanno colpito. Ovvero "o si crede in Dio o qui non ci salviamo".

Hollywood Ending è un'altra forma di "Cinema nel cinema" con la leggerezza della
mano di un regista cha fa dell'ironia il suo punto di forza, ma che non lesina critiche pungenti all'industria cinematografica in particolare modo negli aspetti più sottili e nascosti. Il film è di quelli da vedere, soprattutto per gli amanti della settima arte, che troveranno situazioni da gustare e discutere. Woody Allen è sempre grande nella costruzione di situazioni surreali ma vicine al nostro vivere che trapassa con il suo tocco pungente, superiore e classista. Forse la vecchiaia gli ha tolto la sfavillante brillantezza di Prendi i soldi e scappa e ha irrigidito il suo punto di vista da "ebraico totale" ma la verve che esce da ogni sua battuta è un esempio per chi oggi vuole pensare una commedia.