French Connection: il braccio francese della legge

Tatto dalla storia vera del giudice Pierre Michel e della sua battaglia contro la malavita marsigliese negli anni 70, French Connection è la storia di due antagonisti narrata secondo i canoni del polar francese.

Da non confondere, questo French Connection di Cédric Jimenez, con il classico del 1971 The French Connection di William Friedkin, che in Italia conosciamo come Il braccio violento della legge. Il film con protagonista il leggendario Jimmy "Popeye" Doyle di Gene Hackman è sicuramente il più celebre tra tutti i polizieschi correlati appunto alla French Connection, tanto che il termine nell'immaginario è associato più al capolavoro di Friedkin che all'espressione con la quale si identifica in genere la rete della mala corso-marsigliese che dagli anni quaranta divenne responsabile del traffico di eroina che collegava la Francia agli Stati Uniti.
La storia in realtà ha poco o niente a che fare con quella del film vincitore di cinque Oscar, e tantomeno col suo seguito diretto da John Frankenheimer: nondimeno l'intento di collegarlo al questo nuovo polar francese é evidente sin dal titolo, sia quello per il mercato anglosassone dove uscirà come The Connection, sia per l'originale e ammiccante francese La French.

French Connection: Jean Dujardin in un'immagine del film
French Connection: Jean Dujardin in un'immagine del film

Il milieu di Marsiglia

Se l'ambientazione de Il braccio violento della legge era quella cruda e iperrealistica dell'America degli anni '70, ovvero il vertice del triangolo del traffico che collegava la Francia, la Turchia e appunto il nordamerica, qui esploriamo il lato forse meno conosciuto ma che ne costituiva la base e il punto di partenza: ovvero quello del milieu marseillaise, il milieu (come venivano chiamate le bande criminali di stanza nel sud della Francia) di Marsiglia, con il suo impero criminale basato sullo sfruttamento della prostituzione, il gioco d'azzardo e appunto il traffico di stupefacenti. Il film è ambientato a metà degli anni settanta e racconta la storia vera del giovane giudice Pierre Michel (Jean Dujardin) inviato nel sud della Francia con l'incarico di annientare l'organizzazione sotto il controllo del Padrino della malavita marsigliese Gaetano "Tany" Zampa (Gilles Lellouche), responsabile in quegli anni dell'esportazione dei maggiori quantitativi di eroina in tutto il mondo. Uno scontro che diventa presto un'ossessione, soprattutto per l'ambizioso e determinato magistrato, la cui figura è poco nota da noi in Italia, nonostante la sua storia ricordi inevitabilmente quella di Giovanni Falcone con il quale si scoprì poi che Michel aveva avuto numerosi contatti riguardanti i rapporti tra il cosiddetto clan dei marsigliesi e le cosche malavitose italiane.

Una storia di uomini

French Connection: Gilles Lellouche in una scena del film
French Connection: Gilles Lellouche in una scena del film

Dunque il film di Cedric Jimenez ha poco o nulla a che vedere con il côté americano della french connection, che riguarda soprattutto il coinvolgimento nel traffico delle grandi Famiglie di Cosa Nostra negli Stati Uniti, e di tutta la cinematografia di riferimento da Friedkin a Martin Scorsese, della quale il regista di Sotto gli occhi di tutti sembra comunque essere ben consapevole: piuttosto, quello a cui si fa riferimento, titolo a parte appunto, è invece il côté française, con i film sui malavitosi marsigliesi dei grandi autori come Jean-Pierre Melville e Jacques Deray, da I senza nome a Borsalino, prendendo in prestito i codici di riferimento del polar francese ma con l'idea e la volontà di attualizzarlo. Anche qui, come accadeva in Borsalino dove a confrontarsi erano due mostri sacri come Jean-Paul Belmondo e Alain Delon, l'interesse maggiore sembra infatti essere quello di mettere in scena l'incontro-scontro tra i due mattatori Dujardin e Lellouche e attraverso di loro l'antagonismo tra due esseri umani, "uomini non archetipi" come dice il regista: le ossessioni e le fragilità dell'uno, la ferinità primitiva e i tormenti dell'altro, con tutto il resto, ambienti, arredi e cronaca a fare da semplice sfondo.

Le mille luci di Marsiglia

French Connection: una suggestiva immagine dall'alto tratta dal film
French Connection: una suggestiva immagine dall'alto tratta dal film

In questo senso, piuttosto che al crudo ed esasperato realismo de Il braccio violento della legge col quale questo French Connection non ha nulla a che fare, i riferimenti sul versante americano portano dalle parti di American Gangster di Ridley Scott se non addirittura a Heat - La sfida di Michael Mann, che secondo lo stesso schema metteva insieme i due titanici protagonisti una sola volta nella stessa scena in oltre due ore di film. Ma in questo caso forse è proprio il calore a mancare oltre all'originalità, tutto rimane piuttosto freddo e asettico, nonostante la scrupolosa e magistrale ricostruzione di una palpitante Marsiglia anni settanta dove il regista stesso è nato e cresciuto: nonostante i dialoghi e i twist narrativi a effetto, i conflitti dei personaggi non emergono così come si vorrebbe, l'empatia e le emozioni si disperdono nell'eccessiva durata più adatta a due puntate di una mini serie televisiva, e vengono alla fine relegate più che altro al drammatico epilogo e alla realtà della cronaca e dei fatti che hanno ispirato la storia.

Movieplayer.it

2.5/5