La carriera registica di Kenneth Branagh ha vissuto alti e bassi. Grande il suo talento nel tradurre in immagini sfolgoranti le opere del Bardo, meno riusciti altri ambiziosi progetti come il criticato Frankenstein. Alzi la mano chi non ha espresso perplessità in seguito alla scelta dell'attore inglese di accettare l'offerta della Disney e dirigere l'ennesima versione di Cenerentola. Cosa non è ancora stato detto sulla sfortunata eroina dotata di una buona dose di rassegnazione, che si piega agli ordini di una insopportabile matrigna e delle di lei spregevoli figlie in attesa dell'arrivo del principe azzurro?
Sii gentile e abbi coraggio
Eppure Branagh stavolta ha compiuto il miracolo. Dopo aver diretto il blockbuster Thor, il regista nordirlandese è entrato in sintonia con lo stile classico Disney tanto da confezionare un'opera che non si discosta, se non per qualche dettaglio, dalla tradizione narrativa dello storico studio, ma al tempo stesso offre uno sguardo nuovo e fresco sulla fiaba. Kenneth Branagh costruisce uno spettacolo per gli occhi e per il cuore dove le interpretazioni, le musiche, le scenografie, i sontuosi costumi, gli effetti speciali collaborano ad amplificare l'effetto immersivo dello spettatore in questo reame incantato. Bandito il cinismo, resta lo spazio per tante risate e qualche lacrima di commozione.
Una Cenerentola emancipata e un principe azzurro comprensivo
Interprete di razza, Kenneth Branagh ha un occhio di riguardo nella direzione degli attori, ma il compito diventa facile quando si ha a disposizione una stella di prima qualità come Cate Blanchett. Villain magnetica, il personaggio affidato alla diva australiana non ha niente a che vedere con le streghe frustrate di Angelina Jolie o Charlize Theron. La sua Lady Tremaine è una donna vera, la cui esistenza è stata segnata da un grave lutto che l'ha privata della felicità e ha deciso perciò di perseguire la sicurezza economica per sé e per le figlie a ogni costo. Sarcastica, carismatica, elegantissima, l'attrice svetta sul resto del cast con le sue argute frecciate, la voce profonda da dark lady e un guardaroba da diva del muto.
A controbilanciare il suo strapotere sulla pellicola troviamo una Cenerentola fresca e fotogenica interpretata dalla star di Downton Abbey Lily James. L'attrice non si discosta troppo dal canone, ma aggiunge un pizzico di modernità a un personaggio archetipico di cui, per la prima volta, il copione di Chris Weitz accentua l'indipendenza di giudizio. Cenerentola è docile, saggia, ma non remissiva e in più occasioni mostra di tener testa alle avversità rivendicando il proprio pensiero e sacrificandosi volontariamente per il bene dei suoi cari. Al suo fianco un altro interprete proveniente dalla serialità, Richard Madden de Il trono di spade.
Altra scelta efficace, Madden dimostra di possedere il carisma e il physique du role per incarnare un principe azzurro intelligente e indipendente, pronto a venir meno ai voleri del padre e a mettere da parte il bene del regno per perseguire un ideale romantico. La chimica tra Madden e Lily James è palese fin dalla prima sequenza in cui i due si incontrano mentre cavalcano nel bosco ed esplode durante la spettacolare scena del ballo in cui Branagh sfodera tutta la sua maestria dietro la macchina da presa.
Virtuosismi registici per farci sognare
Negli anni Kenneth Branagh ha dimostrato di saper adeguare il proprio stile registico alla materia trattata. Evidentemente la fiaba, la magia e il romanticismo, in questa fase della sua carriera, sembrano essere ciò di cui aveva bisogno. Ogni sequenza di Cenerentola è costruita ad hoc. A partire dai campi lunghissimi che inaugurano la narrazione introducendoci nel reame di Cenerentola (l'equivalente visivo del C'era una volta), Branagh alterna piani fissi, che valorizzano i personaggi, a roboanti sequenze in cui i virtuosismi visivi possiedono davvero la qualità della favola. Sono una gioia per gli occhi la vivace trasformazione di Cenerentola per il ballo, complice un irresistibile cameo dell'ironica Helena Bonham Carter nei panni di una fata madrina bellissima e sbadata, la spettacolare sequenza del ballo, in cui Branagh dà il massimo sfruttando al meglio la grazia di Lily James, lo splendore dei costumi realizzati da Sandy Powell, le incredibili scenografie di Dante Ferretti che, per l'illuminazione della sala da ballo, ha usato migliaia di vere candele facendole sostituire ogni quarto d'ora, e le musiche sognanti di Patrick Doyle.
Vera e propria sequenza di culto - che ha strappato applausi a scena parte in proiezione stampa - è la rocambolesca fuga dal ballo, mentre la mezzanotte sta per scoccare e la carrozza dorata di Cenerentola, lanciata a tutta velocità, si ritrasforma in zucca, i lacché in lucertole, il cocchiere in anatra e i cavalli in topolini. Proprio i topolini digitali di Branagh, pasionario del teatro inglese, strappano risate a ogni apparizione. I teneri animaletti, oltre ad essere i migliori (e unici) amici della povera Cenerentola svolgono la funzione di deus ex machina favorendo l'amore tra la dolce fanciulla e il principe azzurro. Amore paritario visto che, dopo le prime schermaglie sentimentali consumate in un giardino segreto, i due giovani si scambiano un giuramento di reciproca accettazione lanciando un messaggio rivolto alle nuove generazioni. Senza volerlo, a chiusura della Berlinale, Kenneth Branagh ci ha fornito l'anti Cinquanta sfumature di grigio e ne siamo ben lieti.
Movieplayer.it
3.5/5