Recensione Un ponte per Terabithia (2007)

Un linguaggio semplice, un messaggio profondo, per il tema della perdita che non diventa mai banale e che regala lacrime di sincera commozione di fronte all'infanzia interrotta.

La magia di un mondo reale

Terabithia è un mondo magico con un re e una regina: Jess e Leslie.
Jess proviene da una famiglia povera, ha quattro sorelle e ama correre; Leslie è un maschiaccio dalla fervida fantasia, trasferitasi dalla città. I due diventano amici inseparabili e dalla loro intesa prende vita un universo di orchi, fate e ombre che si schiude ogni volta che varcano i confini del fiume, in quell'angolo di bosco che è diventato il loro rifugio. Dalle avventure vissute in Terabithia, traggono spunto per affrontare i piccoli problemi quotidiani, crescendo ogni giorno di più, imparando a confrontarsi coi loro compagni di scuola, coi genitori, con loro stessi. Il destino ha però in serbo un evento che li strapperà al loro mondo per sempre.

Tratto dal best-seller Un ponte per Terabithia di Katherine Paterson, vincitore del premio Newbery Medal, il film è stato prodotto dalla Walden Media & Walt Disney Pictures, già autrice de Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l'armadio. Anche gli effetti speciali sono stati realizzati dalla società che ha curato quelli di Narnia e della più celebre trilogia de Il signore degli anelli, la Weta Digital di Wellington. Sotto tutti gli aspetti siamo di fronte a un ottimo film per ragazzi di ogni età, ma se nella saga dell'Anello i luoghi fantastici erano l'unico mondo possibile e per Narnia ne erano uno parallelo cui si accedeva passando attraverso l'armadio, per Terabithia è la fantasia dei ragazzi che, sbrigliata nel bosco, crea, da ombre e aliti di vento, incredibili creature. Non si tratta di un mondo a sé, ma di una realtà fantastica che nasce da ciò che li circonda e vi si compenetra in un'incredibile commistione. L'attenta regia dell'esordiente Gabor Csupo, pluripremiato animatore, consente allo spettatore di vedere con occhi da ragazzo il mondo reale. La magia della visione fantastica coinvolge al punto che la routine della scuola media diventa una toccante esperienza di crescita dei due outsider; inizialmente emarginati dalla classe, iniziano a farsi rispettare, a ribellarsi alle convenzioni fino ad affrancarsi dalle piccole difficoltà quotidiane, abituati ormai a combattere contro mostri ben peggiori.

Molto fedele al romanzo, il film scorre fluido per tutta la prima parte, ma proprio quando diventa rassicurante, sterza improvviso e durissimo nel dramma della morte che spezza l'incanto dell'infanzia.
Leslie muore, lasciando Jess da solo, fra i sensi di colpa e l'incapacità di accettare la scomparsa dell'amica. Il ragazzo comprende il dolore della perdita ma ancor di più la paura di restare nuovamente solo ed affrontare un mondo tollerabile solo se filtrato dalla fantasia. Il passaggio all'età adulta avviene per Jess in quel drammatico pomeriggio, in cui viene strappato ai giochi, perdendo per sempre Leslie che gli ha insegnato come esista qualcosa di favoloso anche nel più banale tronco d'albero. La bambina svanisce, come un folletto, la volta in cui tenta di varcare la porta di Terabithia da sola, come se un incantesimo lo impedisse o piuttosto la richiamasse al mondo cui davvero appartiene.
Ferma la sua vita in quella stagione d'innocenza e curiosità, indossando scarponcini colorati e maniche a righe; il racconto sembra suggerire l'impossibilità di questa creatura ad adeguarsi al mondo adulto.
Un linguaggio semplice, un messaggio profondo, per il tema della perdita che non diventa mai banale e che regala lacrime di sincera commozione di fronte all'infanzia interrotta.

Buona la prova dei protagonisti Josh Hutcherson e AnnaSophia Robb, già visti in Polar Express al fianco di Tom Hanks lui e in La fabbrica di cioccolato, accanto a Johnny Depp, lei.

Per molti tratti simile al Papà, ho trovato un amico del 1991, in cui Anna Clumsky e Macaulay Culkin erano i ragazzi difficili la quale amicizia veniva interrotta dalla morte di lui, Un ponte per Terabithia mantiene una nota di magica evasione che lo rende più godibile e snello.