La guerra, secondo le parole del professore nel finale de La casa di carta 3, la serie cult in streaming su Netflix dal 19 luglio, è arrivata da qualche giorno e già si è imposta con le sue frasi celebri e scene cult. La prossima stagione ci racconterà come andrà a finire lo scontro totale tra la polizia e i romantici sovversivi con le maschere di Salvador Dalì guidati dal Professore. Nel frattempo, in rete, sta andando in scena una sfida tra i fan e i detrattori della serie: niente di sanguinoso, e tutto sommato tutto molto civile.
Ognuno, semplicemente, magnifica o deride la serie spagnola e noi vi abbiamo parlato delle critiche e delle delusioni sulla casa di carta 3 che riguardano la serie. Che, piaccia o no, anche questa terza stagione è una fonte inesauribile di frasi, tormentoni e scene cult. Vediamo quelle che ci hanno colpito di più. Attenzione: questo articolo contiene spoiler .
Le frasi celebri
È proprio il fatto che sembri impossibile che lo rende così bello
Siamo all'inizio della stagione 3 de La casa di carta, e in un flashback, antecedente ai fatti della prima stagione, vediamo Berlino e il Professore discutere di possibili piani, e di quello alla Banca di Spagna, che è al centro di questa stagione. "È impossibile" dice titubante il Professore una volta capito di cosa si tratta. "È proprio il fatto che sembri impossibile che lo rende così bello" dice Berlino con quella follia negli occhi che lo contraddistingue. È una frase chiave, perché libera il duo dai dubbi, dà il via a un progetto che, anni dopo, li porterà ancora in un grande colpo. Ma è una frase emblematica perché racchiude tutto il senso de La casa di carta: assistere a persone che pensano a imprese impossibili e riescono a realizzarle.
Questo colpo è l'apologia della bellezza
È ancora Berlino a parlare, davanti alle bellezze di Firenze. Si parla ancora del colpo da fare, è un altro scambio tra lui e il Professore, è un altro momento per incitare il fratello, e leader della banda, a spingere sull'acceleratore della sfida. "Signori, continuate a coltivare la bellezza. Questo colpo è l'apologia della bellezza" dice Berlino. E un momento che serve anche per giustificare la presenza della banda a Firenze, e valorizzare questa location scelta per ambientarci una piccola parte del racconto.
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Facciamo festa!
È la frase simbolo di Tokyo, un po' una di quelle frasi che diventano un marchio di fabbrica, che dicono chi sei. La dice spesso, quando è sull'isola caraibica con Rio, e nell'episodio 3 quando, una volta sfuggita insieme a Nairobi alle cinque guardie del corpo del governatore della banca, decide di scendere al piano inferiore e sfidarli. Il "facciamo festa!" può essere allora un momento di intimità con Rio, il bisogno di balli sfrenati e movida notturna, ma è soprattutto il segnale di Tokyo per rompere gli indugi, per dire: ora entro in campo, io non ho paura.
Vedo le serie...
"Ti piace il cinema?". "No, vedo le serie": è un divertente scambio tra Denver e Miguel, uno degli ostaggi, un impacciato stagista informatico, con una passione per una collega. Denver la intuisce e gioca un po' con lui, prima a sua insaputa poi d'accordo con lui, per farlo sembrare un po' un eroe. E, nel momento in cui vuole sottoporgli un indovinello su Terminator, e gli chiede del cinema, lui dice di preferire le serie. Di certo un momento in cui La casa di carta, e Netflix, ironizzano su se stesse, facendoci capire anche come siano entrate nell'immaginario del pubblico oggi.
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Bum, bum, ciao!
È la frase che dà il titolo a un episodio, il quinto, de La casa di carta. Una serie che spezza la tensione dell'azione della rapina con una serie di flashback, di momenti in cui possiamo vedere la banda con un'aria più rilassata. È l'occasione per metterci dentro dei dialoghi più pop, monologhi che (facendo le debite proporzioni, si intende) potrebbero esser usciti dalla penna di Tarantino. Qui il protagonista è Palermo, che parla della bellezza del sesso omosessuale tra uomini (contestato, ovviamente, dalle donne del gruppo). Per lui si tratta di "Bum bum ciao, due uomini si incontrano e si alleggeriscono a vicenda, bum bum ciao, e non sanno neanche il loro nome, è meraviglioso". Una scena divertente, che permette a un racconto teso come La casa di carta, di prendere respiro per un attimo.
Faremo quello che farebbe Putin...
Siamo sempre nell'episodio 5 e qui dà il suo meglio l'ispettore Alicia Sierra, vera rivelazione tra le new entry della nuova stagione, una donna incinta caratterizzata da lampi di lucida follia e una perfidia fuori dal comune. Esce da ogni protocollo e da ogni direttiva della polizia, e fa capire a chi si ispira. Nel momento in cui decide di fare irruzione nella Banca di Spagna, dice questo. "Faremo quello che farebbe Putin. Prima spariamo, poi facciamo le domande". L'irruzione non andrà come sperato, ma siamo solo all'inizio. Chi è il modello di Alicia ormai lo sappiamo.
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Il senso dell'udito...
"Il senso dell'udito unito alla paura è la più grande fonte di paranoia". Sono parole del Professore, parole chiave per raccontare come vuole ingannare la polizia: facendogli sentire tutta una serie di suoni che possano far pensare a una fuga. Ma è anche una regola che la polizia impara subito e prova a usarla proprio contro il suo avversario. È una frase chiave per decriptare l'inganno a cui va incontro il Professore, e nel quale, per qualche minuto, cadiamo tutti noi, nel momento in cui la nostra percezione coincide con la sua.
Questa è una guerra
È subito dopo questo momento che il Professore, sentendosi sfidato, lancia una chiara indicazione ai suoi: "Questa non è più una rapina, questo non è più un attacco al sistema, questa è una guerra". Quella che segue, con un blindato fatto saltare in aria, è una delle scene più ad effetto della serie.
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Le scene cult
una pioggia di soldi
Tra le scene cult della terza stagione de La casa di carta c'è anche questa, nella prima e seconda puntata: un dirigibile, ovviamente griffato con il logo della banda, il volto di Salvador Dalì, che sgancia sopra le piazze di Madrid, una pioggia di banconote, pari a 150 milioni di euro. Poco dopo, sui grandi schermi, il Professore si toglierà la maschera. Sempre più Robin Hood.
il camper
Uno dei momenti di più alta tensione è quando, probabilmente braccati dalla polizia, il Professore e Lisbona, con il camper da cui trasmettono, rimangono impantanati in una stradina di campagna. Dalla casa escono un gruppo di persone, che li riconoscono e... decidono di aiutarli e coprirli con la polizia.
Due stalli
Tra le scene più emozionanti ci sono anche due stalli, degni di un film di Tarantino. Nel primo, nella terza puntata della stagione, Rio e Nairobi si trovano due contro cinque, cioè quattro pistole contro cinque agenti a cui sparare, che a sua volta puntano le loro armi contro di loro. Nell'ultima puntata, è Lisbona a trovarsi con due pistole, una per mano, contro due fucili di una coppia di contadini che vuole consegnarla alla polizia. Tensione altissima. Ma una via d'uscita c'è sempre.