Recensione A mia sorella (2001)

Passioni estreme, scontri col mondo degli adulti, fretta di fare nuove esperienze e incomunicabilità tra genitori e figli, creano un mix esplosivo per un film che colpisce e stupisce.

La calda estate di Anaïs

Con grande intensità e profondità, Catherine Breillatsa narrare una vicenda adolescenziale che rischia più volte di cadere nel banale e invece, scavando nel rapporto di amore e odio che lega le due protagoniste, la regista, ci consegna un film difficile, molto bello e raffinato che, se a prima vista potrebbe irritare e scandalizzare, ad una visione più attenta suscita sentimenti forti, repressi nell'inconscio e inevitabilmente riesce a conquistare lo spettatore per l'analisi meticolosa di una imprevedibile tragedia borghese che definirei un raggelante horror sociale.

Anaïs (magnificamente interpretata dall'esordiente Anaïs Reboux) è piccola, grassoccia e maldestra e appare una nullità in confronto a sua sorella maggiore, Elena (Roxane Mesquida) che, come una dea, bellissima e irraggiungibile, gode di piena considerazione in famiglia ed è facilmente benvoluta da tutti. In vacanza Elena s'invaghisce di Fernando (Libero De Rienzo), se ne innamora davvero e cede alle avances di un ragazzo che l'inganna senza pietà in nome di un amore che non c'è. Ma Elena non si rende conto di ciò che accade ed entra in conflitto con Anaïs, che invece isolata dal contesto, tenuta ai margini della vita familiare e sociale, ha la capacità di osservare le cose con estrema lucidità e quindi ha piena coscienza di ciò che sta avvenendo. Tra le due ragazze affiorano incomprensioni, rancori e gelosie ma inconsciamente è come se l'una entrasse nell'esistenza dell'altra, due piccole donne tanto diverse eppure unite dalla voglia di cambiare e di crescere, vivono la stessa dolorosa crisi esistenziale che le porterà sull'orlo del baratro (a questo proposito colpisce il significativo primo piano doppio e riflesso delle due ragazze).

La Breillat documenta in maniera estremamente attenta le tensioni psicologiche che investono pian piano tutti i personaggi coinvolti nella vicenda. I genitori assenti e lontani dal mondo dei figli sono egoisti e indifferenti, non vogliono responsabilità e di fronte ad un problema scappano (come il padre che si dilegua inseguendo i propri affari) o si rifugiano nelle nevrosi (come la madre che si sfoga violentemente contro le figlie e poi decide di dare un taglio alle vacanze e tornare in città), così, evitando di capire quel che succede, scelgono la maniera più codarda e comoda per rapportarsi alla vita di tutti i giorni.

Anaïs, bambina già vecchia, dimenticata da tutti, solitaria e triste, canta filastrocche e se ne va alla deriva in piscina sognando di prendere il posto di Elena. Fernando s'infila di nascosto nella camera da letto che le due sorelle dividono, ricatta in maniera sottile e ammaliante la sua giovane conquista, la tiene in pugno e la obbliga a fare tutto ciò che lui vuole. Elena subisce, senza capire, la prepotenza del suo amante e a sua volta Anaïs, girata di spalle finge di dormire, piange, comprende e riflette su di sé la crudeltà con cui avviene il passaggio all'età adulta della sorella, ma non può reagire e finisce intrappolata in un groviglio di sentimenti contrastanti che la conducono sull'orlo di una lucida follia.

La pellicola termina con un finale scioccante, tutta la tensione accumulata durante il film si acuisce nella sequenza in autostrada. Tante parole rabbiose e inutili, punti di vista che si avvicendano e si confondono, una corsa allucinante, in cui vengono rivissute, con inaspettata energia, le situazioni, le pulsioni e i sentimenti che hanno animato l'intera vicenda e che svaniscono in un finale tremendo, inquietante e spaventosamente realistico.