Laura Luchetti, che ha all'attivo Febbre da fieno e Fiore gemello, classe 1974, è la regista a cui è stata affidata l'impresa titanica di portare Cesare Pavese al cinema. Ci è riuscita con La bella estate dando vita a un film raffinato e vibrante che vede nel cast l'astro nascente di Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel. Presentato con successo nella Piazza Grande di Locarno 2023, La bella estate approda al cinema a partire dal 24 agosto con Lucky Red. Luchetti dimostra di avere le idee molto chiare su come dar vita a un classico, un period movie fruibile per le nuove generazioni visto che parla di ricerca della propria identità sessuale, emancipazione femminile, realizzazione e accettazione di sé. Temi attualissimi oggi come ieri.
"La malinconia pavesiana mi è molto vicina. Adattare il romanzo è stato un atto di grande amore e di terrore" confessa Luchetti. "Mi sono messa in una posizione che mi permettesse di entrare nel cuore del libro senza stravolgerlo svelandone l'universalità del tema. L'adolescenza è il momento della vita in cui tutto è possibile perché hai davanti a te il futuro, ma è anche il più terrorizzante". Al centro della storia troviamo Ginia (Yile Yara Vianello), una giovane sarta che stringe amicizia con la sfuggente Amelia (Deva Cassel), bella, disinibita e libera, la quale le fa conoscere un altro mondo. "Io ho una figlia dell'età di Ginia" prosegue la regista "e i discorsi che sento, le problematiche dell'essere, dell'innamoramento, dell'identità sessuale, sono le stesse. Ho voluto mantenere il libro in costume proprio per sottolineare che si tratta di una tema eterno, l'universalità della giovinezza".
Focus sull'adolescenza, il momento della vita in cui tutto è possibile
La bella estate si svolge nell'estate del 1938, in pieno Fascismo, a ridosso dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. "In Pavese gli uomini sono descritti con estrema ferocia. Io ho addolcito alcuni tratti" prosegue Laura Luchetti "perché anche loro sono intrappolati in un ruolo proprio come le ragazze. Ginia è una preda e Pavese definisce La bella estate 'la storia di una verginità che si difende'. Ma sono tanti i temi che mi colpiscono, il contrasto tra la natura salvifica e la città che ci danna. Torino e i suoi dintorni ci hanno aiutato con questi paesaggi meravigliosi, ma l'esplosione del desiderio e la ricerca di sé per me sono il cuore del romanzo".
La regista entra, poi, nel merito dell'adattamento elencando i cambiamenti introdotti rispetto all'originale. Per la regista "già raccontare una storia è adattarla. La paura dell'adattamento è normale perché ognuno di noi ha un modo di raccontare diverso". Luchetti rivela di aver riletto casualmente La bella estate un anno prima che le arrivasse l'offerta dei produttori, dopodiché lo ha letto e riletto varie volte fino a sentire una vibrazione: "Nelle ultime quattro pagine Pavese ti dà un ceffone con la rivelazione di Amelia. Fino a quel momento non è successo molto, ma nel finale accade di tutto ed è lì che ho colto la modernità. Il personaggio di Guido, ad esempio, nel libro è un predatore, ma nel film dopo aver sedotto Ginia 'ci rimane sotto'. Comincia a mostrare delle fragilità. Ho sentito i personaggi vivere vicino a noi e ho cercato di trovare il cuore nelle parole di Pavese riproponendole nel film".
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Portare il presente nel passato
Essendo un film in costume, La bella estate si fa notare per l'estetica curata e la ricostruzione degli ambienti dell'epoca. Ma anche qui Laura Luchetti ha fatto una scelta fuori dal comune, chiedendo agli scenografi di portare negli film anni '30 "tutto quello che usiamo adesso. A volte i personaggi sono vestiti come ci vestiamo noi, i mobili sono come i nostri. Non volevo fare un film in costume che allontanasse i giovani. Questo è un film fatto per i giovani, coetanei dei protagonisti".
Guido, Rodriguez e gli altri personaggi che ruotano attorno ad Amelia sono pittori, quindi è inevitabile cercare nelle belle immagini di Laura Luchetti influenze pittoriche. Influenze che non mancano affatto, come conferma la regista: "Dall'Ophelia di Millais ad altri artisti dell'epoca, abbiamo attinto a quel mondo iconografico. Lo scenografo Giancarlo Muselli mi ha introdotto ai Sei di Torino, sei pittori che hanno ispirato le tele nell'atelier di Guido. E poi l'interprete di Guido, Alessandro Piavani, è andato a lezione di disegno per imparare a tenere in mano gessetti e pennelli".
La grande Storia chiusa fuori dalla finestra
Pur essendo ambientato nell'estate del 1938, La bella estate fa una scelta radicale sul piano storico riducendo al minimo i riferimenti al Fascismo. Solo in un paio di scene vediamo alcuni camerati che salgono sul tram costringendo i passeggeri ad alzarsi e ceder loro il posto e in un altro momento Ginia chiude la finestra mentre dal cortile si ode la voce di Mussolini alla radio. "Nel romanzo c'è un solo riferimento al Fascismo. Ci ho riflettuto e ho capito che ha ragione Pavese" spiega Luchetti. "Me ne sono resa conto con mia figlia durante la pandemia. Nonostante i timori i suoi compagni scappavano di casa, sfidavano le multe perché erano innamorati. Pavese non racconta di queste cose perché durante l'adolescenza vivi in una bolla. In quel momento il fuoco è la crescita e l'amore".