Recensione Mio cognato (2003)

Alessandro Piva, finora rappresentante del cinema indipendente low budget, si confronta con una commedia apparentemente "all'italiana".

La Bari sotterranea di Alessandro Piva

Il cinema indipendente low budget, rappresentato così nobilmente dal notevole film La Capagira di Alessandro Piva, sperimenta un incontro con due produzioni legate al cinema più commerciale, come Rai Cinema e Dada film di Giovanni Veronesi, per alzare il tiro, investire in una produzione dal budget più consistente, che consente la presenza di due attori professionisti come Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio. Interessante scommessa per Alessandro Piva: il regista, che con il suo primo lungometraggio si è schierato con un certo tipo di cinema underground, recitato per lo più da attori non professionisti e legato ad una città dell'Italia del Sud come Bari - e ancor più precisamente alla Bari sotterranea dei piccoli mafiosi, dove l'uso dei sottotitoli in italiano era d'obbligo per un pubblico non strettamente barese - si confronta con una commedia apparentemente "all'italiana" come Mio Cognato, con chiari riferimenti all'esponente del genere per eccellenza Il sorpasso di Dino Risi, pur rimanendo nella sua Bari (sua città d'adozione, essendo il regista nato a Salerno).

Mio Cognato è un film riuscito proprio perché miscela sapientemente stili diversi come quello leggero della commedia e quello più crudo del viaggio notturno in una piccola metropoli vivace dal punto di vista delinquenziale. Ed è così che lo spettatore sarà accompagnato, insieme al co-protagonista Vito-Luigi Lo Cascio (anche lui un estraneo per quel mondo sotterraneo e notturno che invece sembra essere così familiare per suo cognato, Toni-Sergio Rubini), per le strade di una Bari oscura e affascinante allo stesso tempo, che scopriamo avere delle leggi e un linguaggio tutti suoi. Aspetti inconsueti che se in principio possono spaventare e stupire chi sembra non essere nemmeno di Bari (come viene sempre fatto notare a Vito, che invece appartiene semplicemente alla Bari diurna e "bene" dell'inizio del film), mostrano alla fine un lato seducente, tanto da far sentire a suo agio un personaggio rigido come quello interpretato da Lo Cascio.

Come avveniva nel classico di Risi con la straordinaria coppia Vittorio Gassman - Jean-Louis Trintignant, tutto il film ruota attorno a due personaggi opposti, che sono costretti a conoscersi e inevitabilmente ad avvicinarsi, nel breve arco di una notte, mentre sono alla ricerca dell'automobile di Vito, che è stata rubata durante il battesimo del figlio di Toni. Tutti ingredienti dunque per una commedia, che però lentamente si immerge in una realtà surreale come la Bari dei malavitosi, nelle situazioni tipiche che un barese sicuramente riconoscerà, nei paesaggi dei visi di questi personaggi, alcuni facilmente riconoscibili per chi ha già visto La Capagira, fino a ribaltare le stesse premesse con cui era partita, dimostrando come sia ancora possibile creare un racconto e uno stile originali anche partendo da clichè come quelli da cui il film aveva preso le mosse.
Bravissimi entrambi gli attori che, con le loro caratterizzazioni così veritiere e creative allo stesso tempo, hanno permesso al regista di gestire con sapienza la recitazione, uno degli elementi più convincenti del film.

Mio Cognato è un altro esempio di come la Puglia stia diventando sempre più protagonista del nuovo cinema italiano, visto che negli ultimi anni tra il Salento, Taranto e adesso Bari i cineasti della regione hanno riscosso il giusto successo.