Da John Carpenter a Quentin Tarantino, passando per Jonathan Demme, Robert Zemeckis, Ron Howard e il Marvel Cinematic Universe. Kurt Russell è uno dei volti meno sotto i riflettori di Hollywood, o meglio, forse uno dei più sottaciuti dal grande pubblico. Nato il 17 marzo del 1951, proprio oggi compie settant'anni. Molti dei quali trascorsi sul set, sin dall'infanzia. Nonostante questo però, il suo volto arcigno e spigoloso non sempre viene riconosciuto e apprezzato. Un vero peccato, perché Kurt Russell ha sempre messo anima e corpo nel suo mestiere senza quasi mai deludere le aspettative. Se ne accorse per primo John Carpenter che lo vide perfetto come volto ruvido e spossato dei film dalle medesime fattezze che girò negli anni Ottanta. Per ultimo invece è stato Quentin Tarantino ad "appropiarsene". Dopo averlo scritturato come protagonsita-antagonista di Grindhouse - A prova di morte (2007), l'autore statunitense lo volle anche in The Hateful Eight (2015) e nel più recente C'era una volta a... Hollywood (2019).
Figlio d'arte (suo padre Bing per sei anni recitò come sceriffo nella serie televisiva Bonanza), sin da bambino Kurt recitò in molti serial pensati per la televisione tra cui Il virginiano (citato dal suo stesso personaggio proprio in Grindhouse - A prova di morte di Tarantino). La carriera svolta però nel 1960, quando la Disney propone al ragazzo un contratto di dieci anni per prendere parte a numerosi film. Terminata questa fase, Russell preferisce allontanarsi un po' dallo showbusiness per dedicarsi allo sport (altra sua grande passione). Una volta tornato in scena però, conosce John Carpenter di cui diventa amico. La collaborazione tra i due sul set del film televisivo Elvis, il re del rock (1979) e darà il via a un sodalizio davvero importante che troverà negli anni Ottanta il suo massimo splendore. Proprio da qui possiamo iniziare il nostro appassionato omaggio alla carriera di questo attore: ecco i migliori ruoli di Kurt Russell.
1. JENA PLISSKEN di 1997: FUGA DA NEW YORK (1981)
C'è poco da fare, Jena Plissken è uno dei personaggi più iconici della Storia del Cinema e, senza dubbio, il più iconico della carriera di Kurt Russell. Partorito dalla mente di John Carpenter, 1997: Fuga da New York è una pietra miliare che ha contribuito a scolpire l'immaginario di diverse generazioni. Russell dà volto e corpo a un ergastolano costretto a salvare la vita del Presidente degli Stati Uniti precipitato all'interno di un carcere a cielo aperto che altro non è che la New York di un 1997 distopico più tetro che mai. Il film è una caricatura nemmeno troppo implicita degli echi della Guerra Fredda. Chiaramente, quando si parla di Carpenter la critica agli States non si fa attendere. Ecco allora che la città simbolo per eccellenza della società occidentale diventa un labirinto popolato da uomini senza scrupoli e assettati di violenza, mentre l'uomo più potente al mondo si dimostra una figura vigliacca e meschina. Russell è più granitico e cinico che mai, con un tatuaggio sul ventre a forma di serpente che diventa una firma iconica leggendaria (in originale il personaggio si chiama, appunto, Snake Plissken) tanto da ispirare successivamente Hideo Kojima nella realizzazione del suo Metal Gear. Il film ha anche un seguito intitolato Fuga da Los Angeles (1996).
2. MACREADY de LA COSA (1982)
Subito dopo il successo di 1997: Fuga da New York, la il sodalizio tra John Carpenter e Kurt Russell si rinnova con uno dei lavori probabilmente più belli e riusciti delle loro rispettive carriere. La cosa è un film da manuale. Come spesso accadde nella cinematografia del regista, il film fu un insuccesso al botteghino. Si diede anche un po' "la colpa" a Steven Spielberg che nel medesimo periodo era nelle sale con E.T. L'Extraterrestre, film molto più accomodante e con una visione degli alieni decisamente più leggera. Tuttavia poco alla volta La cosa trovò sempre più consensi fino a diventare un cult assoluto. Persino Carpenter lo ricorda ancora oggi come il suo lavoro più riuscito. Morricone firmò la colonna sonora e Kurt Russell interpretò il protagonista. Vi era il rischio che la risonanza del personaggio di Jena Plissken potesse intaccare la riuscita della sua performance ma Russell capì di doversene distaccare completamente lavorando proprio su altri canoni. In La cosa infatti, la paura per l'ignoto e l'impossibilità di fidarsi di chi ti circonda sono alla base dell'intreccio. È un film che tematizza il concetto della maschera senza apporne alcuna ai personaggi (all'opposto di quanto accadeva invece in 1997: fuga da New York). Il concetto di paranoia tanto caro all'autore trova nelle espressioni e nelle movenze di Russell la sua massima espressione. Il dubbio, la malfidenza, la paura nei confronti dell'altro riescono a mettere in ginocchio anche il più granitico dei personaggi e Russell riesce a personificare al meglio questo ossimoro, dimostrando che la sua collaborazione con Carpenter ha dato vita a uno dei sodalizi artistici più genuini e sottovalutati di tutta Hollywood.
3. JACK BURTON di GROSSO GUAIO A CHINATOWN (1986)
Nato come esplicito omaggio al genere wuxia, Grosso guaio a Chinatown è una commedia irresistibile capace di unire l'immaginario orientale al più classico e scanzonato buddy movie americano. Russell è semplicemente perfetto per il ruolo di Jack Burton, un camionista scanzonato che, senza nessuna ragione, si ritrova invischiato nell'eterna lotta tra il bene e il male durante una sosta a Chinatown. Azione, ironia, sequenze tipiche del cinema di serie B e una buona dose di kitsch rendono il film uno dei lavori di maggiore culto nella carriera dell'attore. Lo dimostra anche il fatto che, nei giorni relativi alla sua uscita in sala, il film fu un sonoro flop. Tuttavia recuperò benissimo una volta distribuito in home video, grazie a un passaparola più che positivo tra gli appassionati del genere. Kurt Russell è sicuramente il volto perfetto per la tipologia di film in questione, eppure non subito la produzione decise di ingaggiarlo (nonostante l'attore fosse stato indicato come prima scelta dal regista). Vennero infatti prima di tutto contattati Jack Nicholson e Clint Eastwood ma, solamente dopo il loro rifiuto, Russell poté essere scritturato.
Grosso guaio a Chinatown (e al boxoffice): perché il flop di Carpenter ci fece innamorare del cinema
4. RAYMOND TANGO di TANGO & CASH (1989)
Tango & Cash non è proprio un film riuscitissimo, anzi. I problemi della pellicola sono riconducibili alla sua stessa produzione. Il set fu molto travagliato tanto che il regista russo Andrej Končalovskij venne sostituito verso il termine della lavorazione per divergenze con la produzione. Al suo posto si insediò Albert Magnoli. Come se non bastasse, anche in questo caso il ruolo affidato a Kurt Russell (ovvero quello del poliziotto impulsivo Gabriel Cash) era stato originariamente pensato per Patrick Swayze il quale però declinò l'invito a causa di altri impegni di lavoro. Nonostante tutte queste infelici premesse però, è impossibile non associare il volto di Russell a questo film. Certo, l'attore fa coppia con Sylvester Stallone. Il duo funziona insieme e sarà difficile immaginarli separati. Tuttavia è anche vero che Russell riesce a rispettare le regole del gioco, mettendosi a disposizione di un film scanzonato e macho con i quali aveva già fatto i conti in passato. Ora però la sua fama e la sua personalità sono assai più riconoscibili e l'attore dimostra grande umiltà nel mettersi in gioco senza timori. Per gli amanti degli action movie anni Ottanta, non può mancare.
5. JONATHAN "JACK" O'NEILL di STARGATE (1994)
Giusto per rimarcare la carriera poco "invasiva" di Kurt Russell, anche in uno dei film più iconici degli anni Novanta come Stargate il suo volto non è certo la prima cosa che viene in mente a chi ricorda le avventure fantascientifiche dirette da Roland Emmerich. Il fascino esotico della scoperta, dell'antico Egitto, del portale in grado di condurre in un altro mondo è infatti ciò che lasciò e continua a lasciare a bocca aperta il pubblico di tutto il mondo. Il film fu un buon successo al botteghino ma sicuramente buona parte del merito è anche degli attori. Kurt Russell fu un'ottima scelta nei panni del colonnello Jonathan "Jack" O'Neill. Un ruolo un po' stereotipato e superficiale, ma funziona bene nei duetti con lo scienziato secchione interpretato da James Spader.
6. MIKE MCKAY di GRINDHOUSE - A PROVA DI MORTE (2007)
Dalla fine degli anni Ottanta (decade nella quale Russell lavorò anche con Robert Zemeckis in La fantastica sfida, al bellissimo La cosa del fidato Carpenter, in coppia con Sylvester Stallone in Tango & Cash [1989] di Andrej Končalovskij) sino alla prima metà degli anni Duemila, la carriera di Russell non brillò più come prima. Eccetto rari casi come Fuoco Assassino di Ron Howard, Stargate di Roland Emmerich o Vanilla Sky di Cameron Crowe resta poco da segnalare. Solamente il genio incontrastato di Quentin Tarantino avrebbe potuto ritagliargli un ruolo degno del suo glorioso passato. Detto fatto, Gridhouse - A prova di morte è un film costruito su misura per Russell. Interpretando un attempato stuntman con alle spalle numerose collaborazioni nel mondo dell'intrattenimento seriale e cinematografico, sembra quasi che il sadico e cinico Mike McKay (questo il nome del personaggio) sia una sorta di alter ego dell'attore. Nei suoi panni, Russell rinasce. La cadenza, le espressioni e il volto pieno di rughe e cicatrici sono i simboli perfetti di un'esistenza passata nelle retrovie, a combattere e affermarsi in un'industria che tuttavia lo ha sempre bollato come secondario, lontano dai riflettori o dai fasti della fama più popolare. È quindi interessante che questo ruolo da "perdente" del cinema, quello dello stuntman anonimo, sia interpretato da Kurt Russell anche nell'ultimo film di Tarantino, C'era una volta a... Hollywood. Un film in cui la serie B, il lato nascosto della produzione filmica e, quindi, anche gli stuntman ottengono una sorta di rivalsa divenendo non solo i veri protagonisti ma anche gli eroi del racconto (il personaggio di Brad Pitt è emblematico in tal senso).
7. JOHN RUTH di THE HATEFUL EIGHT (2015)
Sono otto e sono odiosi. Forse però, davvero il personaggio più "sincero" e "amorevole" di The Hateful Eight è John Ruth. L'unico che dall'inizio del film ha una sua morale, un suo scopo e che dice le cose come stanno. Il suo scopo è portare alla forca la temibile Daisy Domergue per riscuotere la taglia sulla sua consegna. Potrebbe ucciderla, ma per rispetto dei boia e del loro mestiere preferisce che sia qualcun altro a farlo. Se qualcuno è però intenzionato a mettergli i bastoni tra le ruote, non avrà nessuna pietà. Kurt Russell torna al fianco di Quentin Tarantino in questo western domestico che gli permette di arricchire ulteriormente la sua galleria di personaggi iconici e indimenticabili. Ruth non è assolutamente uno stinco di santo, anzi! Eppure finisce in una sorta di trappola per topi dove i rivali sono decisamente dei lupi pronti a tutto. Tra tutti, è il personaggio appartenente a una "vecchia scuola" e di nuovo la scelta di Tarantino di affidargli la parte è vincente. Dietro una maschera di baffi e sangue, è impossibile non riconoscere gli occhi di Kurt Russell che, qui più che altrove, pulsano di grande passione e immenso talento.
Perché The Hateful Eight è il film più nichilista e spietato di Quentin Tarantino
8. EGO di GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 2 (2017)
L'effetto Tarantino funziona e la carriera di Russell sembra ripartire negli anni Dieci del nuovo millennio. Oltre alla presenza in The Hateful Eight e nella saga di Fast & Furious, l'ultimo ruolo più iconico (da un punto di vista prettamente cronologico) risale alla sua interpretazione all'interno del Marvel Cinematic Universe. In Guardiani della Galassia vol. 2 infatti, Russell interpreta Ego, un personaggio che nasconde molti segreti e con alle spalle un passato alquanto insolito. Inizialmente il regista non aveva pensato all'attore per questo ruolo ma fu Chris Pratt a suggerirgli il nome di Russell. L'alchimia tra i due funziona molto bene anche perché, nella storia, interpretano due personaggi che si susseguono da un punto di vista generazionale. Proprio come Russell è stato un punto di riferimento per la carriera attoriale di Pratt, ecco che anche in scena il legame che li accomuna potrebbe proprio essere di simile caratura.