Classe 1969, la francese Julie Delpy ha debuttato come attrice nel 1985, all'età di quattordici anni, diretta da Jean-Luc Godard. Ha poi frequentato i set di registi come Krysztof Kieslowski, Roger Avary e Richard Linklater, conquistando due nomination all'Oscar come co-sceneggiatrice per Before Sunset e Before Midnight. Dal 1995 è attiva anche come regista, con due corti e sette lungometraggi. L'ultimo di questi, My Zoe, un racconto forte sulla maternità, è stato presentato al Festival di Zurigo, e per l'occasione l'autrice e protagonista del film si è concessa a una conversazione con il pubblico, parlando senza censure di qualunque argomento, dalle difficoltà iniziali alla situazione attuale nel panorama americano (la Delpy vive negli USA dal 1990 e ha la doppia cittadinanza dal 2001).
Inizi tormentati
Figlia d'arte, Julie Delpy è entrata in contatto col cinema già nell'infanzia, vedendo film di ogni genere, anche poco adatti alla sua età: "Oggigiorno, se un genitore portasse i figli piccoli a vedere quello che mi lasciavano guardare i miei, lo arresterebbero", afferma con una risata. Il debutto davanti alla macchina da presa è avvenuto nell'adolescenza, su un set di Jean-Luc Godard, e un anno dopo ha recitato in Rosso Sangue di Leos Carax. Sono state esperienze felici? "Con Godard sì, con Carax no. Lui trattava male le persone sul set, una brutta abitudine che esiste ancora oggi in Francia, se si pensa a quello che dicono di Abdellatif Kechiche. Inoltre uno degli attori era assolutamente fuori di testa, doveva violentarmi in una scena e cercò di farlo per davvero." Com'è stata la trasferta americana? "Sono andata a New York per studiare cinema, e volevo anche allontanarmi dal clima di molestie che c'era in Francia. Ironia della sorte, la prima persona che ho conosciuto nell'ambiente è stata una delle prime accusatrici di Harvey Weinstein." In un secondo momento ritorna sul tema: "Se sei un grande regista ti danno molta libertà, puoi essere folle, puoi tirare fuori il ca..o in un parco a patto che nessuno si faccia male, puoi anche farti scopare da un asino se lui è d'accordo. Però l'abuso degli altri sul set è una cosa intollerabile, punto e basta."
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La trilogia del successo
Tra il 1995 e il 2013 la Delpy è stata la mitica Céline, al fianco del Jesse di Ethan Hawke, in Prima dell'alba, Before Sunset - Prima del tramonto e Before Midnight, per la regia di Richard Linklater. Rivedremo questa tanto amata coppia? "Non lo so, ci siamo sempre detti che ne faremo un altro solo se abbiamo qualcosa da raccontare." A partire dal secondo film, lei e Hawke sono stati anche co-sceneggiatori. "In realtà abbiamo scritto anche gran parte del primo episodio", svela l'attrice, "ma non fummo citati nei credits. A partire dal secondo lo abbiamo preteso." A proposito del processo di scrittura, un aneddoto buffo: "Ethan e Richard sono due persone adorabili, ma ogni tanto, senza volerlo, facevano delle uscite misogine. Io glielo facevo notare, e quelle discussioni sono state incluse nei film." Ci sono anche due retroscena meno simpatici, legati alla parità dei sessi a Hollywood: "Per il primo film fui pagata un decimo di quello che prendeva Ethan, per il secondo la metà. Per il terzo abbiamo ricevuto lo stesso compenso. Inoltre, quando la sceneggiatura del secondo è stata candidata all'Oscar, l'Academy ha subito invitato Ethan e Richard a diventare membri, ma non me. Si sono dovuti lamentare ufficialmente per rettificare la cosa."
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Hollywood oggi
In quanto donna, è più difficile per lei portare a termine i progetti da regista? "Un po' sì, da alcune sceneggiature al completamento del film sono passati dieci anni. In parte è dovuto a quello che scelgo di raccontare: per 2 giorni a Parigi, il distributore americano mi chiese di tagliare una scena dove il mio personaggio dà scherzosamente del pedofilo al suo ex. Ovviamente lo mandai a fare in culo. Anche My Zoe, il mio nuovo film, non è stato facile da realizzare, perché contiene tre tabù del cinema americano, legati all'identità personale e ai rapporti con gli altri. Già se ne hai uno sono problemi, figuriamoci con tre." Aver lavorato a quel progetto ha appianato eventuali ansie legate alla maternità? "No, anzi, le ha peggiorate, e già di mio sono abbastanza ansiosa, non so cosa fare. Forse dovrei cominciare a drogarmi, tanto in California continuano a legalizzare tutto."
Cosa pensa del panorama cinematografico americano attuale? "Un po' deprimente, vanno bene quasi solo i blockbuster, e spesso non sono scritti benissimo. Alcuni mi piacciono, ma anche con la Marvel devo ammettere che ogni tanto li confondo (ironia della sorte, la Delpy ha un cameo in Avengers: Age of Ultron, n.d.r)." Tornando alla regia, come si comporta con gli attori? "Mi piace girare più ciak, per assicurarmi di avere il materiale che mi serve. Il problema è quando dirigo mio padre, lui è convinto che sia buona la prima, e quando recita male è davvero un brutto spettacolo." Quali sono gli attori che ammira di più? "Meryl Streep, soprattutto. Ho letto che lei perse l'amore della sua vita quando aveva venticinque anni (John Cazale, stroncato da un tumore nel 1978, n.d.r)." Precisa, con le lacrime agli occhi: "Credo che questo si rifletta nelle sue interpretazioni, che hanno un'umanità incredibile."