Jesse Eisenberg a Roma con The Social Network

Gentile e ironico, Jesse Eisemberg si offre alla stampa romana in occasione dell'anteprima del bellissimo The Social Network, evento speciale del festival capitolino.

Facebook arriva al cinema. Il Festival Internazionale del Film di Roma si è assicurato l'anteprima italiana del film evento dell'era di internet, il discusso The Social Network di David Fincher. Osannato dai critici americani e lodato come una delle pellicole più interessanti dell'anno, il film offre una controversa versione della nascita del social network più popolare focalizzandosi sulla figura del suo creatore, il miliardario più giovane del mondo, Mr. Mark Zuckerberg. A presentare il film a Roma è proprio l'alter ego cinematografico di Zuckerberg, il mimetico Jesse Eisenberg, che abbandona le commedie romantico-horror che lo hanno reso celebre per calarsi nei panni del nerd più popolare attualmente in circolazione. Eisenberg, arguto e ironico, non risparmia battute rispondendo alla demonade sul film e sulla sua carriera che, grazie a questo ruolo, ha subito una decisiva impennata.

Ti immaginavi che The Social Network avrebbe avuto così tanto successo?

Jesse Eisenberg: Il lavoro che faccio per un film importante come questo è lo stesso che faccio per un film che non vedrà nessuno. Quando ho girato The Social Network ho accettato perché lo script di Aaron Sorkin era ottimo, ma facendo un film su un personaggio così popolare era ovvio che molti ne avrebbero parlato.

Il film, in alcune parti, appare piuttosto misogino. E' solo un'impressione?

Jesse Eisenberg: Grazie per l'astuta osservazione. Occorre notare prima di tutto che le ragazze di Boston e quelle californiane appartengono a due tipologie ben diverse. Il film parla di maschi perché i fondatori di Facebook erano tutti uomini, ma va detto che in seguito hanno ampliato gli orizzonti. Ora hanno un CEO donna.

Tu hai conosciuto il vero fondatore di Facebook?

Jesse Eisenberg: Non ho mai incontrato Mark Zuckerberg, ma mi piacerebbe tantissimo parlare con lui. Negli Usa ci sono state varie reazioni alla sua ascesa. Le persone più adulte hanno visto il film come una specie di favola, di ammonimento, mentre i giovani hanno visto il protaognista come un eroe. Anche io lo vedo un po' così e durante la promozione del film ho sviluppato maggior affetto per lui. Durante le riprese ascoltavo i suoi discorsi nel mio iPod. Ho cercato di imparare quanto di più possibile su di lui. Mark parla molto velocemente, è una caratteristica importante perché nella prima scena del film la ragazza lo molla proprio perché non capisce ciò che lui dice. Penso che sia una caratteristica della scrittura di Sorkin, anche in West Wing c'era lo stesso ritmo rapido.

Come hanno reagito i veri protagonisti della storia vedendosi nel film?

Jesse Eisenberg: Non ci siamo posti problemi durante la lavorazione del film, ma lo abbiamo fatto dopo. Ci preoccupavamo soprattutto di Zuckerberg, ma lui ha fatto una cosa molto interessante. Ha affittato un pullman e ha portato tutti i dipendenti della società al cinema a vedere il film. Mio cugino lavora a Facebook e mi ha raccontato che Mark, dopo aver ordinato un apple Martini, gli ha chiesto di inviarmi un SMS facendomi i complimenti per l'interpretazione. So che i gemelli si sono piaciuti moltissimo nel film e vanno a seguire tutte le presentazioni in giro per gli USA.

L'immagine di Zuckerberg, in realtà, non sembra così positiva. Puoi spiegare perché secondo te è un eroe? Facebook non è in parte responsabile dell'isolamente delle persone?

Jesse Eisenberg: Io non ho Facebook, l'ho aperto per un breve periodo durante le prove per capire come funzionasse e poi ho cancellato tutto. Quando studiavo, però, il pomeriggio tornavo a casa e guardavo la tv da solo. Mia sorella che è più giovane di me usa Facebook per parlare e per fissare appuntamenti, per organizzare le uscite di gruppo. L'amicizia è uno dei valori più importanti. Il mio personaggio è concentrato esclusivamente su Facebook e il suo concetto di amicizia è finalizzato alla sua azienda. E' per questo che rompe con Eduardo Severin, non perché lo voglia tradire, ma perché lo vede come un ostacolo al suo lavoro.

Come sei stato scelto per il film?

Jesse Eisenberg: In realtà il casting è stato molto inusuale. Quando ho saputo del film ho mandato una cassetta con un provino a Los Angeles. Io vivo a New York. Poi mi sono pentito, ho chiamato la mia agente e le ho chiesto di bloccare la cassetta. Lei però mi ha detto che Fincher l'aveva già visionata e mi voleva incontrate. Ci siamo visti, abbiamo parlato per quattro ore del ruolo e alla fine David mi ha scelto.

Tu ti sei fatto dei nemici a Hollywood dopo aver interpretato questo ruolo?

Jesse Eisenberg: Sono ebreo perciò non ho nemici a Hollywood. Magari li avrò da qualche altra parte.

Una curiosità. Zuckerberg portava davvero le ciabatte da mare o è un'invenzione della sceneggiatura?

Jesse Eisenberg: La costumista del film ha preso tutte le foto dei personaggi reali che è riuscita a trovare e ha cercato tutti gli oggetti presenti in esse. La mattina gli attori sceglievano gli abiti adatti alla scena che dovevano girare. La mia sfortuna è stata che Mark era solito indossare le ciabatte nella neve. Mentre giravo la prima scena del film, quella della corsa, ho sofferto tantissimo perché faceva un freddo terribile.

Come ti sei trovato a essere diretto da David Fincher?

Jesse Eisenberg: David vuole girare le scene moltissime volte. La scena d'apertura del film, quella di Mark e Erica al bar, è stata girata 99 volte e questo mi ha permesso di capire sempre più profondamente il mio personaggio. David è l'unico regista che lavora in questo modo dai tempi di Kubrick, anche se i tempi di lavorazione si allungano molto. Inoltre avevamo una sceneggiatura molto importante e completa scritta da Sorkin. In genere le sceneggiature sono di 110 pagine, mentre la sua, già alla prima stesura, era di 160. Dentro c'era tutto ciò che dovevamo fare e dire. Credo che la struttura sia la parte più importante dello script. La storia della creazione di Facebook viene incastrata nelle due deposizioni dei procedimenti legali che Zuckerberg deve affrontare e questa è una scelta forte.

Facebook nasce anche da una difficoltà del protagonista a relazionarsi con le donne?

Jesse Eisenberg: Non limiterei il discorso alle donne, ma direi che in generale Mark ha difficoltà a relazionarsi con gli altri. Quando Edoardo rompe il computer di Mark dopo aver scoperto che lo vogliono fare fuori, Mark prende coscienza della sua difficoltà a capire gli altri. Emotivamente è distaccato, si sente superiore al prossimo, ma anche diverso, isolato. Mark fonda Facebook perché ne ha bisogno, è ciò che è destinato a fare.

Secondo te oggi la socializzazione su Facebook tende ad escludere chi non ne fa parte? Come mai tu non hai un profilo su Facebook?

Jesse Eisenberg: Sette anni fa ho fatto il mio primo film e appena è uscito sono andato su Google. Ho trovato cose orribili su di me, il web è pieno di critiche su come appaio, come mi muovo, come mi vesto. Tutto ciò che ho negato per tutta la vita me lo sono ritrovato su internet e ovviamente non lo richiedo.

Alcuni critici hanno elogiato la tua interpretazione parlando dell'Oscar. Cosa pensi al riguardo?

Jesse Eisenberg: Penso che in realtà tu ti riferisca a mia madre.

Mark Zuckerberg è un nerd, è molto chiuso e non ha amici però sente la necessità di esternare cose private abbastanza terrificanti sul suo blog, come si vede a inizio film. Come ti spieghi questo suo comportamento?

Jesse Eisenberg: Dobbiamo ricordare che aveva diciannove anni ed era ubriaco. Tutti noi abbiamo fatto cose così stupide da giovani, ma nessuno fa un film su di noi.

Come avete fatto a utilizzare nomi veri e vero logo di Facebook senza incorrere in procedimenti legali?

Jesse Eisenberg: Fortunatamente io non mi sono dovuto preoccupare di questa cosa, ma sia il libro da cui il film è tratto che il film stesso sono stati seguiti da un team di avvocati numeroso quanto una filarmonica italiana. Inoltre negli USA vige il pensiero che si possa proteggere l'esecuzione di un'idea con i diritti d'autore, ma non l'idea in sé.