Non era stato accolto positivamente dal pubblico e dalla critica l'ultimo film realizzato da Jean-Pierre Jeunet, Una lunga domenica di passioni, seconda collaborazione del regista francese con l'attrice Audrey Tautou, la sua trionfante signorina Poulain. Ma il brillante autore di Delicatessen si appresta adesso a farsi perdonare qualche difetto narrativo riscontrato nella pellicola precedente, ma soprattutto a colmare l'attesa dei dieci anni trascorsi da Il favoloso mondo di Amelie con L'esplosivo piano di Bazil, che possiamo considerare in qualche modo un sequel meno cupo de La città perduta. Vero e proprio live action che coniuga divertissement e temi attuali, ma senza le ombre dei soliti predicozzi moralistici, il nuovo film di Jeunet fa il verso a quel successo strepitoso e inaspettato che lo aveva catapultato nel firmamento dei registi più originali del cinema europeo e non solo. Distribuito dalla Warner Bros, con la quale Jeunet torna a lavorare dopo aver rinunciato per motivi "creativi" alla regia dell'ultimo Harry Potter e i doni della morte - parte 1, il film è una fiaba divertente e malinconica nello stesso tempo con protagonista un geniale Dany Boon, altra star francese, che si carica qui di una mimica e di una prossemica chapliniane capaci di conquistare il cuore di un vastissimo pubblico.
Tra tradizione e modernità, tra citazione e autoreferenzialità, tra artigianato dell'immagine e ricorso al digitale, tra poesia e comicità lo stile visivo e il piglio narrativo di Jeunet esplodono sullo schermo con una pellicola dallo slapstick vincente e dalla storia, affollata di personaggi grotteschi e simpatici, davvero adorabile. Boon si cala nei panni di Bazil, orfano di padre, che si ritrova ad arrabattarsi per strada dopo essersi beccato una pallottola in testa per puro caso. Sognatore e un po' bizzarro, l'uomo fa amicizia con una banda di rigattieri fuori dalla norma, ognuno con un talento eccezionale e una sensibilità speciale, che lo aiuteranno a realizzare un improbabile piano di vendetta. Tra gag spassosissime e in compagnia di attori cari agli amanti del cinema di Jeunet, da Yolande Moreau a Dominique Pinon, L'esplosivo piano di Bazil potrebbe guadagnarsi un posto in vetta ai botteghini tra i prossimi cinepanettoni trascinando in sala famiglie che hanno voglia di un divertimento genuino e di spunti di riflessione non così comuni nel cinema odierno, specie se natalizio.Abbiamo incontrato stamattina alla Casa del Cinema a Roma il talentuoso Jeunet in Italia per presentare alla stampa un film che promette di riportarlo in cima alle classifiche. Omaggiato dall'XI edizione del Sottodiciotto Filmfestival di Torino, che gli ha dedicato la prima retrospettiva italiana completa (comprendente anche i cortometraggi meno noti), il regista ci ha parlato della realizzazione della sua ultima fatica, dei riferimenti cinematografici che da sempre influenzano la sua estetica e ci ha anticipato qualcosa sul progetto che presto lo porterà oltreoceano, dove si sottrarrà ancora una volta all'amata tecnologia 3-D. Signor Jeunet, ne L'esplosivo piano di Bazil ritroviamo elementi che ricorrono in molte delle sue opere, come la passione per le collezioni. Da dove nasce questo suo interesse?
Jean-Pierre Jeunet: Io amo gli oggetti, adoro l'arte e mi piace lavorare con le mani, forse perché, come Terry Gilliam, anch'io ho iniziato a lavorare nell'animazione e facevo tutto da solo, manualmente.
Come ne Il favoloso mondo di Amelie anche in questo film mette in scena un mondo diverso dalla realtà. Cosa condiziona il suo sguardo sempre così originale qui alle prese perfino con il potere?
Credo che anche questo aspetto dipenda molto dai miei esordi nell'animazione: mi piace l'idea di modificare la realtà. Ammetto che da spettatore mi piacciono i film realistici, ma da regista amo i film dall'impronta molto forte, come quelli di Tim Burton, di Terry Gilliam o, andando più indietro nel tempo, Sergio Leone e Federico Fellini. Amo i film di cui riconosci lo stile dopo solo 10 secondi di visione.
Nel film riconosciamo alcuni elementi di Delicatessen e in generale è facile individuare una cinefilia autoreferenziale. Potrebbe considerare L'esplosivo piano di Bazil come il suo Otto e mezzo?
Quando ho iniziato a girare questo film, non volevo mettere nessun tipo di limite né fare riferimenti ai miei film precedenti. La citazione di Delicatessen è stata solo un gioco! Volevo citare anche Amélie: avevo pensato che magari l'avremmo ritrovata qui con un bambino in braccio mentre Nino era sul divano a guardare la tv, ma Audrey Tautou stava girando Coco avant Chanel - L'amore prima del mito e non era disponibile così la scena è saltata.
Il mio punto di riferimento è sempre stato Sergio Leone e C'era una volta il West è il mio film preferito. E non lo dico perché sono in Italia. Nel film non potevano mancare degli omaggi, per esempio nella scena finale ci sono dei riferimenti espliciti ai film di Leone.
Alcune sequenze ricordano anche il cinema muto. Come ha messo insieme tradizione e modernità?
Ho inserito in questo film tutto ciò che amo, volevo realizzare una commedia slapstick, alla Buster Keaton. Pensavo anche ai cartoon, da Biancaneve a Toy Story... A volte pensavo che sarebbe stato davvero rischioso mescolare generi così diversi, ma dovevo correre il rischio.
In certe scene sembra di rivedere alcuni personaggi dei Looney Tunes, alcune gag di Willy il Coyote. Sembra di avvertire quasi la presenza della Warner nel progetto. Ci parla del rapporto che ha avuto con la Warner Bros?
Io amo molto l'animazione e trovo Tex Avery un capolavoro, ci ho scritto anche un libro. La Warner aveva già prodotto il mio Una lunga domenica di passioni, ma anche se il ritorno non era stato fenomenale era stato messo tra i loro 80 successi, cosa di cui vado molto orgoglioso. Alla Warner francese mi hanno permesso di lavorare in maniera completamente libera senza alcun tipo di pressione. Soldi americani, ma in terra francese!
Mi avevano proposto di realizzare l'ultimo Harry Potter, ma avevo grosse perplessità perché sapevo che non avrei potuto fare qualcosa di personale, non avrei potuto prendere tutte le decisioni. Gli americani non si rendono conto di quanto siamo liberi in Europa da questo punto di vista!
Non mi piacciono i film che hanno messaggi come i war movies o i film politici perché credo che riducano sempre i temi trattati a dei cliché. Mi sembrava però interessante mostrare come persone che conducono una vita normale, che hanno famiglie di giorno costruiscono strumenti di morte. Ho avuto modo di incontrare personaggi del genere mentre giravo La città perduta:, erano così appassionati di tecnologia da dimenticare che questa avrebbe ammazzato persone.
Forse dovrei cambiare e fare film religiosi o sul sesso? In realtà la violenza nel cinema ci viene ormai propinata in tutte le salse mentre col sesso bisogna andarci piano per non finire per essere etichettato come pornografo!
Un finale così catartico come quello de L'esplosivo piano di Bazil offre una risoluzione quanto mai attuale. Che tipo di riflessione voleva offrire agli spettatori?
Ho scritto la sceneggiatura tre anni fa e realizzato il film circa due anni fa, lontano da certi eventi contemporanei. Avevo pensato di utilizzare YouTube anche se ero convinto che qualcuno mi avrebbe preceduto, com'è successo poi con Il mio amico Eric, il film su Eric Cantona. Ma il calcio in fondo è un'altra cosa!
Il protagonista del film è Dany Boon, un volto non molto noto in Italia, ma bravissimo e molto eclettico. Nel suo film rende addirittura omaggio a Charles Chaplin. Come avete lavorato sulla sua interpretazione?
Non ne avevamo parlato insieme, ma quando l'ho visto provare sul set nella scena in cui sta per morire di fame e si mette in fila per un pasto mi sono reso conto di avere di fronte a me un Chaplin sorprendente. Gliel'ho detto e credo che sulla scia di questa osservazione lui abbia continuato così. Poi in fase di montaggio ci sembrava inevitabile la scelta della colonna sonora che omaggiasse anche Luci della città. Dany Boon è un genio e io sono profondamente geloso di lui perché qualsiasi ruolo lui interpreti gli riesce benissimo. Tutte le scene girate con lui erano perfette e non abbiamo mai dovuto girarle una seconda volta. E' una persona semplice e molto divertente. Ed è anche uno sceneggiatore: lo odio!!
Yolande Moreau la trovo una caratterista perfetta! E' capace di interpretare ruoli diversi trasformandosi ogni volta e questo era più comune negli anni '50. Quando le ho proposto il ruolo lei ha accettato senza aver letto nemmeno il copione. Per me è stata una sorta di "strega del film".
Qual è il futuro del suo cinema? Con che sfida ha intenzione di confrontarsi ancora?
Tutti parlano di 3D oggi e riflettendoci mi sono reso conto che tutti i miei film sarebbero potuti essere in 3D. La cosa straordinaria è che non potrà essere tridimensionale il mio prossimo film, non potrebbe in alcun modo. Sto lavorando all'adattamento del libro di un autore americano, che sembra il mio gemello. Attualmente stiamo trattando sull'acquisto dei diritti. Potrebbe essere un'Amélie americana. Sarà una produzione francese ma con attori americani. Un altro progetto che ho recentemente portato a termine è stato lo spot commerciale per Chanel n. 5, che non trovo solo una pubblicità ma un corto con un grosso budget nato da un'iniziativa rara e realizzato con una libertà assoluta. Sono stato molto felice di aver completato la trilogia Chanel con Audrey Tautou.
Nel 2011 uscirà al cinema Le avventure di TinTin: il segreto dell'unicorno, trasposizione americana di un fumetto famoso della cultura francofona. Come commenterebbe questo progetto?
L'ultima volta che sono stato a Bruxelles avevo pensato di realizzare un film in cui il disegnatore belga Hergé incontrava il suo Tintin e si confrontava con lui, completamente opposto alla sua personalità. Ma non mi avrebbero concesso piena libertà creativa. Il progetto è passato a Spielberg al quale immagino non sarà stato imposto nessun tipo di limite.