Iron Man e i mille volti di Robert Downey Jr.

Come il 'suo' Tony Stark anche Robert Downey Jr. è conosciuto sia per le sue doti negative che per quelle positive, per il suo grande talento di attore come per il suo modo controverso di vivere la sua vita spericolata da star.

Non c'è da stupirsi troppo se uno come Robert Downey Jr., dopo aver tentato per tanti anni di mantenere le distanze da un certo tipo cinema troppo commerciale, alla fine ha accettato di trasformarsi in un supereroe come Iron Man. Per il mitico Robert, senz'altro uno dei migliori attori della sua generazione (se non il migliore), questa si presentava come l'occasione giusta per cambiare definitivamente rotta, per buttarsi alle spalle quello sguardo intriso di malinconia e inquietudine che ha contraddistinto la maggior parte della sua filmografia e la sua travagliata vita privata.
Come il 'suo' Tony Stark anche Robert Downey Jr. è conosciuto sia per le sue doti negative che per quelle positive, per il suo grande talento di attore come per il suo modo controverso di vivere la sua vita spericolata da star. Non di certo la scelta più popolare, ma di certo quella più saggia da parte dei realizzatori, che sapevano di affidare il loro 'uomo di ferro' ad un attore dotato di un talento inossidabile, uno capace di attaccarsi ai suoi personaggi e di renderli indimenticabili. Basterebbe guardare anche solo per un minuto il 'suo' Chaplin di Charlot per rendersi conto di cosa stiamo parlando. Sentite quello che ci ha raccontato in esclusiva l'attore americano a proposito di questa sua importante esperienza nei panni di Iron Man.

Tony Stark nella vita ha tutto ma appare stufo della sua notorietà. Lei, come attore, come ha imparato a gestire al meglio la sua celebrità?

Robert Downey Jr.: Ho imparato ad essere grato per ogni cosa e a non prendere mai troppo sul serio cose poco importanti. Mi sento molto fortunato, faccio un lavoro che mi piace e attraverso il quale posso arrivare a raggiungere tanta gente in tutto il mondo. Rispetto a vent'anni fa è tutto cambiato, essere una star allora era di moda, come anche essere un ribelle irresponsabile; oggi, nell'era delle notizie che corrono alla velocità della luce si è tutti sullo stesso piano, ci si possono conceder emeno trasgressioni, o quanto meno ci si va più con i piedi di piombo.

Il suo percorso di attore riflette un po' il suo percorso di uomo? Si è fatto mai influenzare dalle sue esperienze personali nello scegliere i copioni da interpretare?

Robert Downey Jr.: No, tendo a separare di netto le due cose, se anche nella professione si cerca di riflette quel che si è nella sfera privata si rischia di apparire troppo narcisisti.

Nell'arco degli anni Lei ha interpretato tanti personaggi diversi, tanto comici quanto drammatici. Non la affascina l'idea di poter vivere tante vite diverse in così breve tempo?

Robert Downey Jr.: Certo che mi affascina, per questo ho scelto di fare l'attore, per vivere anche in un solo giorno più personaggi diversi, esperienze sempre diverse. Il problema sorge quando sono fermo e lontano dal lavoro, in quei momenti mi chiedo se valga davvero la pena di starsi tanto ad allenare, di studiare, di farsi continuamente massaggi e fare kung-fu. Quando invece sono impegnato in un film non riesco a soffermarmi e a pensare a quel che sto facendo. La vita è come un mazzo di carte, quando lo tagli in due non sai mai quello che ti capita, sta a te accettare la sfida o arrenderti.

Qual è stata per lei la differenza più grande nel preparare due personaggi, uno vissuto realmente uno di fantasia, ispirati a due miti come Iron Man e Chaplin?

Robert Downey Jr.: Non pensate che i due siano poi così diversi, ho trovato molte similitudini. Certo, quando un personaggio è ispirato ad una persona realmente esistita puoi studiare le sue opere, la sua vita, anche se devo ammettere che oggi è molto più difficile di prima ritrovare lo spirito del vero Charles Chaplin, a modo suo anche lui per noi è stato un supereroe. Per quel che riguarda Iron Man è stato molto bello creare dalle pagine di Stan Lee un personaggio in carne ed ossa che avesse le caratteristiche somatiche ma soprattutto caratteriali del modello di carta. A questo proposito ci ha molto aiutato girare molte delle scene nel teatro di posa che un tempo era proprio l'hangar in cui Howard Hughes (l'uomo a cui Stan Lee si ispirò per definire la personalità del suo supereroe donnaiolo, ndr) costruì l'aereo più grande del mondo, lo Spruce Goose, nel 1947.