Una slitta 'spaziale', un Babbo Natale che ha il potere dell'invisibilità e distribuisce regali alla velocità della luce e un apprendista dall'etica discutibile. Io sono Babbo Natale di Edoardo Falcone anticipa le uscite natalizie e arriva in sala dal 3 novembre. La data però non è casuale e segna infatti l'anniversario della morte di Gigi Proietti, che proprio un anno fa ci lasciava non senza averci regalato un'ultima interpretazione, quella di questo film che diventa involontariamente il commiato del mattatore dal suo pubblico. Una favola secondo le regole della tradizione con suggestioni che arrivano dall'immaginario classico del racconto natalizio come occasione per cambiare vita, su tutti La vita è meravigliosa di Frank Capra. La componente fanciullesca accompagna l'intera vicenda, "perché - precisa il regista - durante l'infanzia siamo segnati da una serie di cose che finiamo per portarci dietro nel bene o nel male. Nei miei film c'è spesso il tema del rapporto con la famiglia, con il padre, la madre". Qui l'intenzione era quella di realizzare "un film di atmosfera, caldo e dall'emotività leggera, evitando però il family dolciastro".
Il ricordo di Gigi Proietti
"Vedere il film mi ha dato una bella botta", rivela con un filo di amarezza Marco Giallini "perché Gigi non c'è più, non lo puoi chiamare". Nessuno, a partire da lui che ha avuto l'onore di accompagnarlo nel suo ultimo viaggio sul grande schermo, avrebbe certo immaginato che Io sono Babbo Natale "sarebbe diventato un film celebrativo del genio della comicità. Ho imparato da lui quando ancora non lo conoscevo, vedevo i suoi film e imparavo", dice. "Passare del tempo con lui è stato un privilegio, è diventato come un padre; durante le riprese non stava già bene, si vedeva, si sapeva ma non pensavo così tanto. - ricorda - Quando si alzava e iniziava a lavorare sembrava uno di venti anni, e vederlo ridere di quinta era un onore. 'A Gialli' vieni a casa? C'ho una gallina, te faccio n'ovetto', mi diceva scherzando. 'Abito ancora in via di guarigione', mi scrisse una volta alla mia domanda su come stesse". L'incontro con Proietti ha segnato tutti su quel set, anche Barbara Ronchi che con lui ha diviso poche scene: "In una esilarante in cui siamo io, Giallini e Gigi che lo prende a bastonate, cercavo di nascondermi ovunque! È la persona che mi ha fatto più ridere in assoluto, era divertente e voleva sapere tanto di te, mi raccontava del Globe, dell'Amleto che voleva fare". A colpirla è stata l'attenzione che aveva verso gli altri. Al ricordo si unisce anche il regista, Edoardo Falcone: "Aveva uno spirito fanciullesco, era rispettosissimo, leale, aveva i pregi del grande attore senza farlo vedere. Spesso ti parlava dei suoi progetti, ne aveva tantissimi e il suo entusiasmo era straordinario. Anche tra un ciak e l'altro aveva bisogno di empatizzare con le persone e ti raccontava di tutto, come fossimo un gruppo di amici al ristorante. Era un mostro sacro, ma aldilà di questo mi porterò per sempre dietro la sua umanità".
Io sono Babbo Natale, la recensione: Una favola di Natale... ma non troppo
La scrittura del film
Non ha mai avuto dubbi su chi dovesse interpretare Babbo Natale e il suo bizzarro aiutante, mentre scriveva aveva già in mente sia Marco Giallini che Gigi Proietti. Come gliel'ha proposto? "Nella maniera più classica: sono andato a trovarlo a casa. Gigi immaginava già le scene, a ottanta anni aveva una voglia di fare e un'umiltà strabilianti", racconta. Sul set lo spazio per l'improvvisazione è stato però davvero poco: "Sono abituato a scrivere tanto e una volta sul set non cambio molto". In scrittura c'era già tutto, anche una delle battute più divertenti del film, quella sulle zucchine sulla quale però "ci ha lavorato anche Gigi, così l'abbiamo resa più un tormentone". "Quando provavamo a improvvisare ci stoppava", scherza Giallini.
"Gigi spingeva più sulla commedia, ma io volevo andare in un'altra direzione", spiega poi Falcone che ricorda anche come il rammarico di non aver lavorato molto nel cinema fosse per Proietti_ "una ferita che si era rimarginata nel tempo, ma gli dispiaceva ancora molto"_.