A volte un Post-it rosa fluo può cambiarti la vita. È quello che accade ad Aldo (Alessandro Haber), il protagonista di In viaggio con Adele, il film d'esordio di Alessandro Capitani, scritto da quella grande penna che è Nicola Guaglianone, evento di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma e nelle sale dal 18 ottobre, distribuito da Vision. Aldo è un attore di teatro, ed è alla vigilia di un momento chiave della propria carriera: un provino per un film francese su Cyrano De Bergerac, diretto da Patrice Leconte. Gli arriva però una telefonata: è morta una sua vecchia fiamma, e ha lasciato da sola la figlia, una ragazza adolescente di nome Adele (Sara Serraiocco). È la figlia di Aldo: lui lo scopre in quel momento. Lei non lo sa. I due iniziano così un viaggio: l'accordo di Aldo con la zia di Adele è che dovrà portarla dall'anziana nonna. Ma anche dirle la verità su chi è. Adele è una ragazza speciale: vive in un mondo tutto suo, con un gatto immaginario, eternamente vestita in un pigiama rosa con le orecchie da coniglio. E con la mania di annotare tutto su dei Post-it. È il suo modo per trovare dei punti di riferimento nel mondo. Ma anche per far capire a se stessa, e forse anche agli altri, quello che pensa, e quello che prova.
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Adele, il bianconiglio (rosa) di Aldo
In viaggio con Adele è un road movie molto particolare. Segue uno schema classico, quello dello scontro/incontro tra due personaggi che più differenti non potrebbero essere, che vengono da due mondi opposti in tutto e per tutto. Aldo è un attore, non manifesta i propri sentimenti, forse non ne ha, è abituato a recitare. È cinico, ipocondriaco, impaurito da tutto. Adele è una ragazza "diversa": non ha freni, non ha filtri, dice tutto quello che pensa, e a volte pensa cose assurde. Non ha paura di niente. È innocente come una bambina, eppure ha i pensieri e le pulsioni di un'adolescente. In viaggio con Adele è un romanzo di formazione. Ma la formazione è soprattutto quella di Aldo. L'incontro con Adele farà crescere entrambi, ma soprattutto lui. Sarà lei a fargli passare le paure, a fargli riassaporare il gusto per la vita (e per la carne...), a farlo smettere di recitare nella vita. Adele, vestita da coniglio rosa, è in realtà un bianconiglio che indica la strada ad Aldo. Riesce a capirlo, aiutarlo, calmarlo. A capire, o forse solo a sentire, anche quello che non le viene detto.
Mi manda Guaglianone
E così torniamo a quel Post-it rosa, e a due dei più bei sottofinali e finali degli ultimi anni. Se la storia è molto lineare, e quello che nel film deve succedere alla fine succede, quello che è importante è come succede, e come ci si arriva. In viaggio con Adele ha colpi di scena, una solida struttura narrativa, tutto quello che serve a un film. Ma ha soprattutto una delicatezza di sentimenti, da un lato, e un linguaggio fuori dai canoni del cinema medio italiano, che colpisce, dall'altro. Non è un caso. È un film scritto da Nicola Guaglianone, la mente dietro alcuni dei migliori film italiani degli ultimi anni (Lo chiamavano Jeeg Robot, Indivisibili). Ogni suo film è diverso dagli altri: dagli altri suoi film, ma anche da gran parte di quello che si vede in giro. Anche qui troviamo alcuni dei suoi marchi di fabbrica, quel far parlare i personaggi come nella vita reale più che come nella finzione, anche in modo sboccato, basta che sia vero. E quell'attenzione per i diversi, gli ultimi, che non sono mai visti con uno sguardo dall'alto, ma con uno sguardo da pari. Anche qui non è Adele ad essere salvata da Aldo, ma è lei che salva lui. Tutto, per Guaglianone, è iniziato tanti anni fa, ai tempi del suo servizio civile, quando ha iniziato a capire l'altro e a mettersi semplicemente accanto a lui, da pari.
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Alessandro Capitani: penetrare nell'essenza delle cose
Tra i colpi di genio dello script c'è anche il tormentone del film, quel continuo riferimento a Toni Servillo, allo stesso tempo punto di riferimento e incubo di ogni attore. Alessandro Capitani, all'esordio, mette tutto in scena con la giusta sensibilità, disegnando attorno ai suoi protagonisti una vie en rose, una vita in rosa, tinte pastello che alleviano le sofferenze dei personaggi, le sospendono come in una favola. "Capitani riesce a penetrare nell'essenza delle cose, quello che mi piace è il suo rapporto carne e sangue con i personaggi, come riesce a raccontare le relazioni dei personaggi con il loro corpo" ci aveva detto di lui Guaglianone, e dobbiamo dire che aveva ragione. Alessandro Haber, al solito, è perfetto. E Sara Serraiocco, un volto e un fisico molto particolari, un sorriso unico, è un'Adele perfetta, fragile e sfrontata. Per sapere cosa ha scritto in quel Post-it, non vi resta che andare a vedere il film.
Movieplayer.it
3.5/5