Dopo essere stato selezionato per il concorso della 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Illusioni perdute è nelle sale italiane dal 30 dicembre, distribuito do I Wonder Pictures. Xaviar Giannoli porta sul grande schermo l'omonimo romanzo di Balzac: siamo nella Parigi dell'Ottocento, nella redazione di un quotidiano e i problemi del giornalismo sono sempre gli stessi.
Recensioni pagate, favori, raccomandazioni, il giornalista che diventa più potente degli artisti di cui scrive: oggi in più ci sono internet e i social, ma siamo sempre lì. A interpretare il protagonista di Illusioni perdute, Lucien de Rubempré, ragazzo di origini modeste che sogna di diventare poeta e invece si fa irretire dalla sirene della grande città, è Benjamin Voisin, astro nascente del cinema francese, amatissimo in patria dopo il ruolo in Estate '85 di François Ozon, per cui ha vinto il Premio César e il Premio Lumière per la migliore promessa maschile nel 2021.
Impreziosiscono il cast Cécile de France, che interpreta Louise de Bargeton, nobildonna di cui Lucien diventa amante, Vincent Lacoste, che è Étienne Lousteau, direttore del giornale che assume il protagonista, Xavier Dolan, Salomé Dewaels e Gérard Depardieu. Abbiamo incontrato il regista Xavier Giannoli e l'attore Benjamin Voisin al Lido di Venezia.
La video intervista a Xavier Giannoli e Benjamin Voisin
Illusioni perdute, la recensione: della poesia facemmo gossip
Illusioni perdute e l'importanza delle prime impressioni
Quanto sono importanti le prime impressioni?
Benjamin Voisin: Penso che lo siano: sono spesso quelle buone e tanto meglio se vengono poi confermate. Mi piace avere fiducia nella mia prima impressione. e tu?
Xavier Giannoli: Secondo me Balzac risponderebbe che la prima impressione non è che un inganno, che nello show business in cui viviamo, questo mondo d'informazione, d'immagini, di pubblicità, di marketing, la prima impressione può essere buona, ma è importante che non si tratti di una fake news e che dietro un'apparenza può esserci una verità del tutto diversa rispetto a quella attesa. Tra l'altro è questo il tema centrale del film.
Illusioni perdute e la bellezza
Nel film si dice che è tutto marcio e che bisogna cercare la bellezza e crearla. Voi l'avete fatto con questo film, ma fuori dal cinema come ci si riesce?
Xavier Giannoli: Innanzitutto il film non dice che è tutto marcio. C'è un personaggio che è particolarmente vulnerabile e puro, che si trova circondato e vive in un mondo dove tutto è corrotto: inganno, marciume, mentre lei ama la bellezza, l'onestà, l'autenticità. È una giovane donna di vent'anni, con uno sguardo sul mondo che potrebbe essere quello di molti di noi, che si chiede come farà a riuscire a restare degna, a fare e vedere delle cose belle in questo mondo. È il cuore del film.
Illusioni perdute e il disincanto
L'ultima frase del film è tratta proprio dal libro di Balzac: "penso a quelli che devono trovare la forza interiore dopo il momento del disincanto". Come si fa a trovarla?
Benjamin Voisin: Sfuggire al disincanto? Credo che anche se le prime impressioni sono buone, è meglio dialogare con se stessi. Trovo che la competizione con se stessi sia la più interessante e, per evitare il disincanto, credo sia necessario riuscire a comprendersi e non contraddirsi. Intendo questo: prima parlavamo d'integrità, ovvero perseguire il proprio cammino, il proprio percorso.
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Xavier Giannoli: Se guardiamo al mondo in cui viviamo, soprattutto quando non si è più innocenti, quando non si ha più la sua età, ci chiediamo dove trovare la forza per continuare a credere nelle cose belle. Credo che questo genere di romanzo, e di film, mostri qualcosa del mondo così com'è, risvegliando il desiderio di restare in contatto con l'integrità e la bellezza e di provare a salvarle. Credo che il disincanto si possa evitare così.
Illusioni perdute, i vecchi libri e Instagram
Balzac praticamente racconta quello che oggi si dice di Instagram, dei social, degli influencer. Quindi il nostro problema è che non leggiamo più i vecchi libri? Lì c'è già tutto.
Xavier Giannoli: Stiamo vivendo una transizione straordinaria della civiltà. Se Balzac fosse qui scoppierebbe a ridere per l'era del digitale: vedrebbe cose della nostra società, soprattutto europea, del nostro gusto, della bellezza, che in questo momento è messa alla prova dal mondo del business, dai social network, dalle fake news. Ciò che rappresenta Balzac è il cambiamento della civiltà, lo affascina quanto me: io sono affascinato da tutto ciò che stiamo vivendo, ma allo stesso tempo ho paura che l'arte e la cultura non ne escano vive. O almeno ne saranno indebolite.
Benjamin Voisin: È molto desolante far parte di questa generazione. Nel senso che è vero, Instagram e tutta questa sofisticazione non li trovo sani. Sono molto felice di essere circondato da persone che, come ha sottolineato Xavier, sono in cerca di qualcosa di più interessante e meno superficiale. È ciò che temo di più per gli anni a venire.
Xavier Giannoli: Il soggetto del libro è salvare qualcosa di umano, in questo mondo pieno di tecnologia, che non si tratti del marketing, degli affari, degli inganni, delle apparenze che danneggiano la nostra cultura e la nostra civiltà.