Illusioni perdute, la recensione: della poesia facemmo gossip

La recensione di Illusioni perdute: Xavier Giannoli adatta un romanzo di Honoré de Balzac per raccontarci il potere della parola svilito dalla società moderna.

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Illusioni perdute: Benjamin Voisin in una scena del film

Vecchie storie che non diventano storie vecchie. Film che tolgono polvere dalla parola "classico". È questo il primo pensiero che ci viene in mente scrivendo la recensione di Illusioni perdute, il nuovo film di Xavier Giannoli che adatta sul grande schermo il celebre romanzo omonimo di Honorè de Balzac. Ci sarebbero stati tutti gli ingredienti per adagiarsi sul tipico melodramma ottocentesco in costume, con tanto di struggente storia d'amore e personaggio tragico alle prese con un lungo percorso di formazione. E invece Illusioni perdute non si siede sugli allori e non pecca di pigrizia. Pur rispettando molti canoni del melò, Giannoli non si accontenta di rievocare il passato, ma semina tra le pagine del film tantissimi ganci che parlano di oggi, raccontano di noi.

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Illusioni perdute: Benjamin Voisin durante una scena del film

Così la storia di un giovane poeta alla ricerca di fortuna nel cuore di Parigi rompe gli argini del tempo e arriva nelle nostre vite senza sembrare poi così lontana.

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Sogni sporchi d'inchiostro

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Illusioni perdute: Benjamin Voisin e Vincent Lacoste in una scena del film

Parte tutto da un sogno intinto nell'inchiostro. Il giovane Lucien è un poeta in erba dotato di grande talento e spiccata sensibilità. Per inseguire la sua nobile vocazione artistica decide di lasciare la tipografia di famiglia, dove ha imparato presto a dare peso a ogni parola, per tuffarsi tra le infinite possibilità di una Parigi caotica e irrequieta. Qui Lucien capisce presto che la poesia non sempre eleva il reale, ma deve scendere a patti con la realtà. Sin dal titolo Illusioni perdute ci mette in guarda: il destino del suo sognatore protagonista si sporcherà di fango e lacrime. Con buona pace del calamaio pieno di inchiostro, romanticismo e buoni propositi. Come una parabola fatta di picchi e vertiginose discese, la vita di Lucien trova in Parigi più di una città. Giannoli regala alla capitale francese una personalità vera e propria, la descrive come un'amante generosa ed esigente. Un posto che ti dà e ti toglie, che offre possibilità inimmaginabili altrove e subito dopo ti risucchia nel suo vortice mondano. Attraverso questa scrupolosa descrizione del contesto in cui si muove Lucien, Illusioni perdute lega le vicende del protagonista al racconto di un'epoca intera. Quella Parigi di metà Ottocento incarnava una modernità scalpitante, con la società in piena evoluzione e le abitudini stravolte. Erano gli anni in cui la stampa, l'editoria e il giornalismo stavano creando un nuovo tipo di pubblico. Una platea sempre meno passiva, più attenta, consapevole e di conseguenza decisiva. Che spazio c'è per la scrittura in questo mondo sempre più frenetico? L'autore deve adeguarsi al lettore o andare dritto per la sua strada? Lost Illusions non si schiera, non demonizzata o glorifica il progresso, ma si sofferma sulle scelte etiche di un poeta sempre più disilluso.

Situazione critica

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Illusioni perdute: Xavier Dolan in una scena del film

Sarebbe stato facile sentire "puzza di vecchio" in un film del genere. Come detto, melodramma ottocentesco di matrice letteraria prestava il fianco a una trasposizione senza guizzi. Sia chiaro: Illusioni perdute non è un film rivoluzionario, perché nella forma rimane abbastanza canonico, sostenuto da una voce narrante sin troppo verbosa e ridondante e da una messa in scena quasi accademica. Però Giannoli ha avuto l'intelligenza di far venire a galla tutta l'attualità del racconto, ponendo l'accento su temi che prestano ancora benissimo a raccontare i nostri tempi. E così Illusioni perdute si dedica al potere dell'informazione, evidenzia il potere della manipolazione (con gli albori delle fake news) e la vanagloria di una classe intellettuale costretta a scendere a patti con la società di massa. Un braccio di ferro tra il vecchio e il nuovo, la tradizione e l'evoluzione in cui emergono vizi e tragedie umane mai andati via. In fondo siamo ancora tutti immersi nella profezia di Honorè de Balzac, invidiosi del talento altrui, impauriti dal cambiamento e pronti a svenderci per un pubblico (ap)pagante.

Conclusioni

Siamo rimasti piacevolmente colpiti da questa trasposizione tutt’altro che pigra. Nella nostra recensione di Illusioni perdute abbiamo sottolineato l’estrema attualità del racconto di Honorè de Balzac, capace di raccontare la nascita della società di massa e far venire a galla tanti aspetti dei nostri tempi. La parabola distruttiva di Lucien, giovane poeta alla ricerca di fortuna in una Parigi caotica, ha il grande merito di non fossilizzarsi sul personale, allargando gli orizzonti di un film che supera il tempo e arriva intatto sino a noi.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Il ritratto personale del protagonista che si lega in modo efficace al racconto di un'intera epoca.
  • L'attualità di un romanzo ottocentesco che parla ancora la nostra lingua.
  • La capacità di raccontare Parigi rappresentandola quasi come fosse una donna.

Cosa non va

  • Alcuni canoni del melodramma, come l'invasiva voce fuori campo, potrebbero infastidire.