Recensione Missione 3D: Game Over (2003)

Il terzo capitolo di Spy Kids si inchina agli effetti in 3D, dimenticandosi di essere anche un film.

Il videogioco di Rodriguez

Robert Rodriguez riprende il filo dei primi due fortunati Spy Kids, ma giusto per non annoiare stavolta ripesca dal cilindro una tecnica famosa anni e anni addietro ma da tempo caduta in disuso, ovvero il film in 3D da vedere con i mitici occhialetti dalle lenti rosse e blu.

Partiamo proprio da questo virtuosismo tecnico, per sottolineare che la tecnologia in questo campo non ha fatto davvero passi da gigante. Per assaporare un po' di gustosi effetti "fuori dal video", il prezzo da pagare è piuttosto salato, ovvero completa perdita di percezione dei reali colori e frequenti sdoppiamenti nell'immagine. Ora, probabilmente per il fatto di portare gli occhiali e avere quindi notevoli problemi di equilibrio nella vista, per me è stato abbastanza difficile sopportare il marchingegno, ma ho sentito che anche molti altri hanno avuto problemi simili ai miei. L'augurio quindi è che chi possiede una vista perfetta possa godersi meglio i notevoli effetti di Missione 3D: Game Over.

Anche perché, oltre a questi effetti, da gustare c'è davvero poco. Evidentemente Rodriguez ha dato più importanza al 3D che al film vero e proprio, e quindi ha costruito tutta la pellicola in funzione di questo. Non è un caso dunque che quasi tutto il film è un vero e proprio videogioco, nel quale il protagonista Juni Cortez (Daryl Sabara) si introduce per salvare la sorella Carmen (Alexa Vega), rimasta intrappolata nella realtà virtuale creata da Il Giocattolaio (uno schizofrenico Sylvester Stallone che si fa in quattro e si prende allegramente in giro).
Il film però è tutto qua: un videogioco dove Juni è chiamato a superare via via vari livelli, aiutato od ostacolato a turno da vari strampalati personaggi, tra i quali un ruolo importante lo gioca il nonno, impersonato da Ricardo Montalban.

Rodriguez ha ammesso che voleva far divertire i bambini e far riscoprire loro l'emozione vissuta da ragazzo davanti a questo spettacolo, ma il problema è che dovendo continuamente far uscire dallo schermo ora una mano, ora un oggetto rotante, ora la zampa di un mostro, si è dimenticato un po' della storia, che risulta davvero troppo leggerina e scialba. Per fortuna a movimentare un po' la vicenda ci pensano i camei di George Clooney (spassoso quando inizia a fare il ghigno di Stallone), Steve Buscemi, Bill Paxton ed Elijah Wood (eh già, c'è pure lui, Frodo in persona). Più ampio lo spazio riservato invece a Salma Hayek, mentre compaiono solo nel finale i coniugi Cortez, ovvero Antonio Banderas e Carla Gugino.
E più che gli effetti speciali, sono proprio questi camei e gli spassosi dietro le quinte durante i titoli di coda a farsi ricordare all'uscita dal cinema. Sempre che gli occhi riescano ancora a veder qualcosa...

Movieplayer.it

2.0/5