"Un film d'amore, un film su 50 anni di vita di una coppia, con tante canzoni italiane". È questo il film che sogna di girare Giovanni, il regista interpretato da Nanni Moretti ne Il sol dell'avvenire, il suo nuovo, bellissimo film (qui potete leggere la nostra recensione). Giovanni, invece, sta girando un film molto duro, impegnato e impegnativo, che racconta una sezione del PCI del Quarticciolo, una coppia di militanti, e le loro scelte durante un momento del 1956, quello dell'invasione russa in Ungheria. È il film nel film, un classico di Nanni Moretti. Ma il film vero e proprio, quello che vediamo noi, alla fine diventa proprio questo: un film d'amore (inteso in senso ampio, come tanti tipi d'amore) e con tante, grandi canzoni. Un po' quello che Nanni ha sempre fatto, ma qui si è superato. Lo chiama, appunto, un film con canzoni, perché sa che il musical è qualcosa di più strutturato ed elaborato, ma del musical il nuovo film di Moretti ha una certa giocosità, movimento, leggerezza, e riesce a fare tutto questo in una storia che non è leggera affatto, ma piena di contenuti. Andiamo allora a rivedere Il sol dell'avvenire attraverso le grandi canzoni (non solo italiane) che ha inserito nel film, e che ha sposato alla perfezione con le sue immagini.
1. Think (Aretha Franklin)
Parla di grandi canzoni italiane, Nanni Moretti, ma uno dei posti d'onore ne Il sol dell'avvenire tocca a una grande canzone, che ha già fatto la storia della musica e del cinema. È Think, di Aretha Franklin, uno dei grandi successi di una delle voci soul più grandi. L'entrata in scena di Think parte da lontano. Dall'idiosincrasia che Nanni prova per i sabot, quelle scarpe che coprono le dita dei piedi ma lasciano scoperto il tallone. Li indossa Barbora Bobulova, la prima attrice del suo film. E così, in macchina, con la moglie, Giovanni parte in una tirata contro i sabot e contro le pantofole, citando anche The Father, in cui Anthony Hopkins inossa il pigiama, ma porta le scarpe. Per le pantofole c'è solo un'eccezione: le pantofole di Aretha Franklin in The Blues Brothers. Ed è qui che parte proprio la canzone di quel film, Think, e Nanni e Margherita Buy cominciano a ballare, diveriti e divertenti, al ritmo di musica. Con una buona sospensione dell'incredulità, perché lei sta guidando. Ma il cinema è questo. Think, classico di Aretha Franklin, è uscito come singolo nel 1968 ed è tratta dall'album Aretha Now. È un pezzo rhythm'n'blues trascinante e irresistibile, un inno femminile sulla libertà. La canzone, come detto, è stata ripresa per il film The Blues Brothers del 1980.
2. Sono solo parole (Noemi)
Sarà felicissima Veronica Scoppelliti, in arte Noemi, perché poco dopo Aretha Franklin arriva lei. È un grande onore, è meritatissimo. Nanni Moretti non sceglie mai a caso le canzoni dei suoi film, ed è bello sentire una delle migliori voci italiane, una vera voce blues. Anche qui la canzone nasce in macchina, in sottofondo, mentre Nanni Moretti sta parlando. Pian piano la canzone prende sempre più spazio, e con un salto ci troviamo sul set. Tutta la squadra del film che sta girando Giovanni, il cast e la troupe, è schierata sul set. Tutti cantano insieme e, una volta finita la canzone, si parte con le riprese. È curioso che Moretti lanci una canzone che dice Sono solo parole, perché, proprio lui, un tempo, diceva "le parole sono importanti". E allora tutto ha un che di ironico, e anche molto intenso. Sono solo parole è stata scritta da Fabrizio Moro per Noemi, che l'ha presentata al Festival di Sanremo del 2012, dove si è classificata al terzo posto, ed è incluso nell'album RossoNoemi - 2012 Edition. Arrangiato da Corrado Rustici e registrato a Berkeley, in California, è un pezzo sull'incomunicabilità, sull'importanza dei gesti al di là delle parole, sul fatto di riuscire a risolvere i problemi e ad andare sempre avanti nella vita, come aveva dichiarato Noemi.
Il sol dell'avvenire di Nanni Moretti è un film d'amore
3. Lontano lontano (Luigi Tenco)
Usare le canzoni in un film è anche un modo meraviglioso per fare del grande montaggio, di evocare stati d'animo, e di legare insieme scene con affinità elettive. Così Lontano lontano, capolavoro di Luigi Tenco, entra in scena a metà del film per legare due scene. "Chi se ne frega della politica, questo è un film d'amore" ha appena detto Barbora Bobulova, l'attrice protagonista del film che sta girando Giovanni. Tra lei e Silvio Orlando, attore protagonista, sta nascendo l'amore. E la canzone di Luigi Tenco, eterea, sognante, ci trasporta dal set del loro film, con il circo e i palazzi del Quarticciolo a un altro momento, nel cinema dove due ragazzi stanno vedendo La dolce vita. È quasi un sogno: mentre quei personaggi vivono la loro vita, Giovanni entra in scena come un mentore, per suggerire al ragazzo di baciarla, dopo che hanno visto La dolce vita al cinema, apparendo nella poltrona dietro a loro. Amori che nascono, e una delle canzoni più romantiche a legarli. Lontano lontano è uscita nel 1966 come Lato A nel 45 giri Lontano, lontano/Ognuno è libero ed è tratta dall'album Tenco. Fu lanciata a Un disco per l'estate del 1966. È una canzone autobiografica che suggerisce la fine di un amore importante, forse quello con Valeria, la compagnia Tenco in quel momento.
4. La canzone dell'amore perduto (Fabrizio De André)
Uno dei momenti più intensi de film è La canzone dell'amore perduto di Fabrizio De André, vero e proprio capolavoro della musica italiana. Con quell'intensa, lirica, intro orchestrale, la canzone di De André ha subito un senso cinematografico, sognante. È come un volo che ci permette di viaggiare da una storia all'altra. In questo caso è la terza storyline del film, quella della storia d'amore tra i due giovani che stavano guardando La dolce vita al cinema, Mentre scorre la canzone di De André, Giovanni è in macchina accanto a loro, e li vede fermarsi. Suggerisce a lei le parole da dire al ragazzo durante una litigata. Nanni ha spiegato che questa scena avrebbe dovuto avere solo la musica. Ma in testa aveva tante parole, le ha scritte, ma non poteva farle imparare al volo all'attrice, un'intensa Blu Yoshimi. Così ha deciso questo espediente, di fare il suggeritore. La canzone dell'amore perduto è uscita nel 1966, come lato A, nel 45 giri La canzone dell'amore perduto/La ballata dell'amore cieco (o della vanità) e inclusa nell'album Tutto Fabrizio De André. La musica della canzone è basata sull'Adagio del Concerto per tromba, archi e basso continuo in re maggiore TWV 51: D7 di Georg Philipp Telemann. La canzone nasce dalla storia vera dell'amore ormai finito tra lui e la sua prima moglie, Enrica Rignon, detta "Puny", quando le cose andavano male ma i due hanno continuato a vivere insieme.
Il sol dell'avvenire di Nanni Moretti è un film d'amore
5. Voglio vederti danzare (Franco Battiato)
Franco Battiato, vecchia conoscenza del cinema morettiano, è una delle grandi star de Il sol dell'avvenire. Lo sapevamo già dal trailer e da quelle irresistibili tastiere technopop che aprono Voglio vederti danzare, un classico di Franco Battiato. Una canzone già di per sé catartica, liberatoria, che arriva in un momento chiave del film. Il Giovanni di Nanni Moretti è sul set, con i suoi attori protagonisti - Silvio Orlando e Barbora Bobulova - a cui ha spiegato come fare la scena. In quel momento, chiama "azione" ma resta "in campo", davanti agli attori, come incantato. Comincia a sentire questa musica e lui, insieme a tutti gli altri, si lancia in una danza liberatoria, un giro su se stessi con braccia larghe. E, nel frattempo vediamo ballare anche la coppia di cui parlavamo sopra. Per loro, dopo quel litigio, andrà tutto bene. Ma è il momento in cui capiamo che cambierà anche la storia del film. Voglio vederti danzare è tratta dall'album L'arca di Noè del 1982, quello che seguiva il grande successo de La voce del padrone, che ne continuava in parte lo stile, ma provava anche a discostarsene. Nella canzone, che parte con una base elettronica e si conclude con un valzer viennese (con il violino di Giusto Pio), ci sono molti riferimenti esotici ed esoterici, come quello ai dervisci rotanti del sufismo. Il solito mosaico di canzoni di un artista che, come ci spiega bene il documentario Franco Battiato - La Voce del Padrone di Marco Spagnoli, "ti frega col pop" e poi ti porta in territori sempre più profondi.