"Quando un americano ti sta mentendo ti guarda dritto negli occhi". Uno dei mantra del Generale dell'esercito repubblicano alleato con gli statunitensi nella guerra in Vietnam è, anche, una frase sintomatica del tipo di rapporto che avevano le due parti. Su questa ambivalenza e su questa incomunicabilità si basa buona parte de Il Simpatizzante, la miniserie HBO e A24 con Robert Downey Jr. disponibile su Sky e in streaming solo NOW e tratta dal romanzo omonimo vincitore del Pulitzer per la narrativa dello scrittore vietnamita naturalizzato statunitense, Viet Thanh Nguyen.
Una dicotomia costante all'interno della storia del Capitano (Hoa Xuande), un "simpatizzante", metà americano e metà vietnamita, della parte comunista del Paese asiatico che durante il conflitto (e anche dopo) è riuscito a divenire il più stretto collaboratore del capo militare della fazione opposta e della CIA. Un "doppio di tutto", come lo chiamano i suoi amici d'infanzia per sdrammatizzare la sofferenza del ragazzo per non essere un purosangue, simbolo di questa alleanza impossibile e storicamente fallimentare.
Secondo il romanziere, ma anche secondo gli ideatori dello show, Park Chan-Wook e Don McKella (sempre due, guarda caso), la trovata del doppio, molto usata nell'audiovisivo, è il modo migliore per parlare di questa relazione, che ha portato ad un'esacerbazione della divisione politica del popolo del Vietnam tale da divenire anche morale, etica e spirituale. Rileggere questo tipo di rapporto per ricominciare a parlarne in modo da capirlo fino in fondo e dare una dignità a chi ha lo ha vissuto è la grande sfida della storia raccontata prima nel libro e poi nella miniserie. Una missione complicata e che Il Simpatizzante inizia partendo dall'individuazione del giusto sguardo.
Il Simpatizzante e l'importanza dello sguardo
Lo sguardo è fondamentale per raccontare una storia - Park Chan-Wook ce lo ha detto molte volte durante la sua carriera. Uno sguardo registra le immagini, elabora ricordi e crea una memoria. In sintesi è l'organo dell'uomo che ne rivela l'anima. Il Capitano ha gli occhi azzurri e questo è ciò che lo distingue dai vietnamiti puri, quasi un richiamo per gli americani e i loro alleati e, insieme al suo passato da studente negli USA, il motivo per cui entrambi non hanno mai sospettato veramente di lui.
I suoi occhi segnalano uno sguardo diverso sul mondo che lo circonda, uno sguardo che si interroga, cercando di visualizzare la strada per sopravvivere alla frattura nella quale è costretto a rimanere. Frattura che vede i suoi due migliori amici divisi, uno da parte e uno dall'altra della barricata politica, con lui nel mezzo, condannato, ma anche eletto, ad essere il solo che può vivere da entrambi i lati. La sua battaglia interiore è quella di riuscire a superare sia la visione che lo rende un "doppio di tutto" sia quella che rende un uomo a metà e accettare di essere qualcosa di diverso, ovvero lo stesso conflitto a cui è chiamato il Vietnam moderno secondo lo scrittore de Il simpatizzante.
Gli occhi azzurri li ha anche Claude, l'agente della CIA in Vietnam durante la guerra e, nel suo modo particolare, unico altro punto di riferimento per il ragazzo. Il suo volto è uno dei tanti di Robert Downey Jr.., il cui viso si ripropone (sempre secondo lo sguardo del personaggio di Hoa Xuande) in tutti gli americani che cercano di appropriarsi della cultura vietnamita, utilizzandola per i loro scopi. Da politici millantatori a registi mistificatori passando per professori approfittatori. Uomini infidi e, per questo, tenuti parzialmente distanti dal Capitano dal momento che non hanno gli occhi azzurri come lui e Claude, quest'ultimo è infatti il solo che ha ereditato sia essi che la faccia dalla figura paterna a lungo dimenticata dal ragazzo. L'origine traumatica del suo lignaggio, ma che ha anche donato lui gli occhi da cui è narrata la storia stessa.
Una miniserie dai risvolti storici
Il Simpatizzante è il racconto della confessione del Capitano, scritto e riscritto per un anno intero. Un testo che quindi, oltre ad avere la funzione di narrare una storia, ha anche quella di indagare il suo autore, assumendo così le fattezze di una vera e propria ricostruzione della sua memoria. Attraverso il documento il nostro protagonista vuole soddisfare il processo di rieducazione esito dai suoi compagni comunisti in Vietnam, dove è tornato per abbandonare la vita dello spionaggio, ormai insostenibile, e riappropriarsi di casa sua. Cosa che si renderà conto non essere possibile.
L'impedimento non sta però nella difficoltà di dimostrare il superamento della divisione politica o ideologica che ha portato il suo Paese alla guerra, ma il fatto che essa si è insinuata dentro di lui a tal punto da aver mutato per sempre la sua essenza. La morale americana e la mentalità occidentale sono ormai divenute sue parti integranti, impedendo così una loro espulsione, persino in nome della missione che ha mosso da sempre i passi del ragazzo. La sua confessione diviene quindi il risultato di questa fusione, che, seppur violenta, è anche lo specchio perfetto della sua anima. Quindi perché ripudiarla?
Il senso de Il Simpatizzante non sta infatti nella condanna della natura del Capitano così come non sta nella condanna del rapporto tra Stati Uniti e Vietnam, ma nella sua rilettura, così da poterlo conservare nella memoria e, insieme ad esso, tutti coloro che sono vissuti e sono morti. Un numero di persone tale da non poter essere cancellato, perché altrimenti vorrebbe dire dividere la Storia del Paese asiatico, eliminandone totalmente una parte. L'assenza di memoria collettiva è il danno più grande per un popolo perché ne impedisce un cammino verso il futuro. Chi è un mezzosangue, frutto di una relazione che i più preferirebbero cancellare dagli annali, lo sa bene, perché ha provato su di lui l'onta di vedersi privato della dignità di esistere. Chiedete a Viet Thanh Nguyen.