Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, gli showrunner sul futuro della serie: «Sempre più grande»

J.D. Payne e Patrick McKay parlano dei segreti della prima stagione de Gli Anelli del Potere, soffermandosi sul valore e la percezione del prodotto finora e aprendo qualche spiraglio del prosieguo dell'opera in termini di grandezza e contenuto.

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Gli Anelli del Potere: un'immagine del sesto episodio

Dopo avere intervistato Charlie Vickers e Morfydd Clarke, in occasione dell'uscita dell'ottavo e ultimo episodio della prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchere con J.D. Payne e Patrick McKay, showrunner della serie evento Prime Video. A ridosso della fine dell'inizio, i produttori hanno scelto di aprirsi alla stampa per disvelare curiosità e segreti legati allo sviluppo dello show, senza farsi mancare qualche accenno al futuro e alla seconda stagione attualmente in produzione nel Regno Unito. Si parla di Stranieri, di Oscuri Signori, del mastodontico e complesso universo fantasioso ideato da Tolkien, di obiettivi raggiunti - ma anche mancati - e di speranze verso i nuovi e prossimi archi narrativi. Il consiglio è di proseguire nella lettura solo dopo aver visto tutti gli episodi della serie, così da evitare spoiler.

Una fedele personalizzazione

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Gli Anelli del Potere: una scena del finale di stagione

"Volevamo certamente rispettare quanto creato da Tolkien", rivelano gli showrunner, "ma al contempo creare qualcosa che sentissimo nostro". Parlano di zone d'ombra dove muoversi agilmente, quelle tra le pieghe narrative dell'universo tolkeniano, dove nemmeno il linguista britannico ha avuto tempo o modo di avventurarsi. È il caso di Sauron nella Seconda Era, dove a fronte di avvenimenti ben specificati ci sono una serie di "mancanze" con le quali i producer e gli sceneggiatori hanno potuto cimentarsi, andandole a sanare a modo loro: "Ma se chiedete chi abbia scelto l'identità di Sauron o come, la risposta è entrambi e nessuno", dice Payne: "Sapevamo da subito che Sauron non avrebbe dovuto essere il villain principale della prima stagione, pur essendo parte integrante della stessa, tra i protagonisti. La storia è venuta da sé". Ma in generale sullo show: "L'intenzione era soprattutto quella di catturare il tono speciale di Tolkien, restando fedeli alle sue creazioni", dicono i due: "Le regole della magia non sono ad esempio ben specificate nelle opere letterarie, ma viene citata la città di Rhune, mistica e antica. È qualcosa di non elaborato da Tolkien, soprattutto mostrato, e in cui abbiamo deciso di inoltrarci senza però tradire tono e spirito del maestro. Anche le "Tre Streghe" sono una novità. Un'idea curiosa ma complessa che abbiamo visto come una sfida".

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Gli Anelli del Potere: una scena del quinto episodio

Il discorso continua anche nei riguardi della Trilogia di Peter Jackson: "È vero, ci sono svariate citazioni. Siamo consapevoli di essere parte di un continuum e vogliamo che la serie sia in armonia con il passato, senza imitarlo. Per noi, anche qui, si tratta di rispetto piuttosto che di strizzate d'occhio fini a se stesse. Essere parte di qualcosa di grande". E sui responsi negativi riflettono: "C'è chi, tra chi si definisce tolkeniano intransigente, ha tacciato la serie di troppo coraggio e diversione dai libri e dalle idee dell'autore e chi, tra i progressisti, ha parlato di poco coraggio. Capite bene che ci sarà sempre qualcuno a cui le cose non andranno bene. Noi abbiamo cercato di creare qualcosa il più possibile fedele a Tolkien e al nostro ideale narrativo. Siamo a posto con noi stessi e per questo scendiamo a patti con chiunque, fan, Tolkien Estate, estimatori dell'ultima ora".

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Da tre a sette

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Gli Anelli del Potere: una scena del finale di stagione

Se la chiusura della prima stagione è dedicata alla forgiatura dei Tre Anelli Elfici, il prosieguo nella seconda stagione riguarderà probabilmente i Sette Anelli Nanici. È un'ipotesi più che concreta che suggeriscono anche gli showrunner: "Come suggerisce il poema. Tre, sette, nove e poi uno. Che la serie possa seguire questo indirizzo? Non possiamo dirlo, ma la prima stagione ha rappresentato una re-introduzione nel mondo dell'Arda, con un approccio iniziale ai nuovi luoghi e ai nuovi personaggi, nonché all'enorme mitologia di fondo. Volevamo fosse tutto introduttivo e il più chiaro possibile". E parlando della seconda stagione de Gli Anelli del Potere anticipano: "Se il male si è risvegliato, in questi primi otto episodi, nella seconda stagione il male si muoverà seguendo un piano ben preciso. Sauron sarà una colonna portante della narrazione e si procederà sempre di più verso la creazione dell'Unico".

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Gli Anelli del Potere: un'immagine del settimo episodio

Anche se la stagione iniziale della serie ha rivelato di fatto la vera identità di Sauron, discorso diverso vale per il misterioso Straniero, che nonostante venga rivelato essere un Istar - uno Stregone - resta senza nome né scopo, elementi che saranno sicuramente alla base della storyline a lui dedicata nella seconda stagione. La pronuncia di una particolare frase lascia però intuire che il mago possa in effetti essere Gandalf, ma davanti all'appunto gli showrunner non smuovono ciglio e restano impassibili, divenendo più criptici del previsto: "Se lo Straniero è Gandalf? Certo, quella frase è un chiaro riferimento, ma nel corso della stagione abbiamo anche visto elementi correlati ai Maghi Blu ed altri a Saruman - come il viaggio ad Est. Quale che sia il suo nome, è chi egli sia ad essere un quesito interessante. Non trovate?".