Insieme al regista Rob Marshall, e a Ben Whishaw, che interpreta Michael Banks ormai adulto, i compositori Marc Shaiman e Scott Wittman sono i fan più accaniti di Mary Poppins tra tutte le persone che hanno lavorato a Il ritorno di Mary Poppins, sequel del film del 1964 con Julie Andrews, in cui la tata questa volta ha il volto e la voce, sempre molto british, di Emily Blunt.
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Se infatti Rob Marshall ha scoperto l'amore per i musical grazie a Mary Poppins, e Ben Whishaw ha capito di voler fare l'attore proprio guardando il film (tanto da arrivare a vestirsi come Julie Andrews e ripetere tutte le scene fino allo sfinimento), Marc Shaiman e Scott Wittman hanno imparato tutto ciò che sanno di musica grazie alla colonna sonora dei fratelli Sherman.
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Ce lo hanno detto a Londra, in occasione dell'anteprima europea di Il ritorno di Mary Poppins, dove abbiamo potuto vedere che il musicista e il paroliere, coppia anche nella vita, sono talmente in sintonia da finire l'uno le frasi dell'altro. "La sfida più grande è stata non farsi intimidire dal fatto di dover scrivere canzoni per il sequel del film con la più grande colonna sonora mai realizzata" ci hanno detto sorridendo, proseguendo: "Era la prima volta che Mary Poppins avrebbe cantato dopo 54 anni: quindi le canzoni dovevano essere buone! Abbiamo trasformato la paura in una lettera d'amore per il film originale, per i fratelli Sherman e per il direttore d'orchestra Irwin Kostal: quelle note ci hanno insegnato moltissimo, ci siamo sentiti come dei figli che ringraziano i genitori per tutto quello che hanno fatto per loro. Per riuscirci abbiamo fatto tesoro di una cosa che ci ha detto Meryl Streep (che nel film interpreta Topsy, cugina di Mary Poppins n.d.r.): provava nella stanza accanto alla nostra mentre scrivevamo e continuava a ripetere all'infinito la sua canzone. Le abbiamo quindi chiesto come facesse e ci ha detto che la paura è un grande motivatore!"
Trovare la voce della nuova Mary Poppins
Shaiman e Wittman scrivono soprattutto per il teatro e Disney ha dato loro la possibilità di lavorare come se Il ritorno di Mary Poppins fosse destinato al palcoscenico: "Siamo soprattutto compositori teatrali e per il film abbiamo abbiamo provato per otto settimane, come se fosse uno spettacolo teatrale, abbiamo scritto durante tutto il processo. Abbiamo passato quattro mesi con lo sceneggiatore David Magee e con Rob Marshall e il suo compagno, John DeLuca (coreografo del film n.d.r.), a costruire la trama: loro avevano già pensato a un Michael Banks più grande di 25 anni, in modo da ambientare il film negli anni '30, che è l'epoca dei libri. Quindi sapevano che Michael e Jane ormai erano grandi, che Michael aveva appena perso la moglie e c'erano tre bambini senza madre. Questo è il motivo per cui Mary Poppins ritorna: doveva essere una buona ragione! Alla fine di questi quattro mesi, più o meno il Natale di tre anni fa, avevamo la storia, quindi, dopo le vacanze, a inizio anno, abbiamo cominciato a comporre. Quei quattro mesi sono stati incredibili: abbiamo immaginato mille scene diverse, pensato a quali situazioni del primo film potessero far parte della sceneggiatura."
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Una volta trovata la storia, scrivere la soundtrack - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione della colonna sonora de Il ritorno di Mary Poppins - non è stato facile: "Trovarsi invece davanti alla pagina bianca e dover scrivere le canzoni è stato terrificante: i primi giorni ci cantavamo a vicenda "paralized with fear!" (paralizzati dalla paura! n.d.r.). Non c'è niente di più terrificante della pagina bianca: Stephen King ci ha scritto almeno due libri, The Shining e Misery! Ma alla fine vai avanti. All'epoca Emily Blunt era a New York, stava facendo un altro film, ed è venuta a trovarci allo studio una volta a settimana. È diventata una collaboratrice attiva durante il processo, averla con noi è stato prezioso: abbiamo potuto capire quali note poteva raggiungere meglio. Quando ci siamo seduti a scrivere avevamo in mente Julie Andrews ovviamente. Tra loro due ci sono delle similitudini: sono entrambe donne inglesi, hanno la stessa età, sono terribilmente snob! È stato bello averla con noi, perché attraverso la sua interpretazione abbiamo trovato le note. Era molto sicura: ci ha fatto pensare al fatto che Mary Poppins è come Amleto, può essere interpretata da molte attrici diverse. Nei momenti in cui ci sentivamo persi abbiamo attinto direttamente dai libri per trovare l'ispirazione."
Avere la benedizione di Richard M. Sherman
Oltre a Emily Blunt, un aiuto prezioso per Shaiman e Wittman è arrivato da Richard M. Sherman in persona: "Non abbiamo mai cercato di fare qualcosa di simile a Supercalifragilistichespiralidoso: sapevamo che il nostro era un sequel, ma allo stesso tempo volevamo rimanere fedeli allo spirito del personaggio. Richard M. Sherman ha ascoltato le canzoni durante il processo di composizione e, quando finalmente ha visto il film, ci ha scritto una lettera bellissima: ha detto che abbiamo raccolto il suo testimone e onorato quel mondo. Questo per noi significa moltissimo."
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Mary Poppins usa le canzoni come vere e proprie formule magiche: anche per i musicisti è così? La musica è in grado di cambiare e salvare vite? "La musica ti permette di esprimere molte più emozioni: certamente ci ha cambiato la vita, fa parte di noi fin dai primi ricordi, ha guidato la nostra esistenza. Siamo davvero grati per il dono della musica: amiamo trovare le giuste parole, le rime. Per quanto riguarda la magia, la musica ci ha permesso di vedere alcuni dei nostri sogni prendere vita: abbiamo visto il film insieme a 4mila persone alla Royal Albert Hall, Dick Van Dyke e Angela Lansbury hanno cantato canzoni che abbiamo scritto! In quel momento non abbiamo realizzato che era qualcosa che avevamo fatto noi, l'abbiamo vissuto da spettatori. Se un film è davvero buono quando lo vedi ti dimentichi che ci hai lavorato."
Il mondo ha di nuovo bisogno di Mary Poppins
Mary Poppins appare in momenti di crisi e secondo i compositori oggi abbiamo un disperato bisogno di lei: "Il film parla di perdita: sia personale che del mondo in cui viviamo, un sentimento che non è molto lontano da quello della Grande Depressione. Mary arriva quando ne hai davvero bisogno e oggi abbiamo un bisogno disperato: non c'è altra direzione dove andare se non in su. Abbiamo pensato a questo per l'ultima canzone del film, Nowhere to Go But Up: è il nostro modo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Abbiamo bisogno di Mary Poppins oggi perché è la combinazione perfetta di magia e disciplina: in questo momento dovrebbe davvero dire ai nostri politici di ritrovare la ragione e lavorare insieme. Vorrei che apparisse adesso e venisse con noi in America, dove c'è necessità di tutto l'aiuto possibile. Abbiamo scartato centinaia di canzoni: per ogni canzone finita nel film ci sono almeno altri tre brani che non ce l'hanno fatta. Per il numero d'apertura abbiamo scartato cinque versioni prima di trovare quella giusta. Solo una canzone, la ballata The Place where the lost things go, abbiamo capito subito che era quella giusta: non appena Emily l'ha cantata non abbiamo avuto dubbi. Le prime volte che l'ha provata non riusciva a finire per la commozione: parla di come spiegare la perdita ai bambini e per lei, che ha due figlie, è stato toccante. Nei libri di P.L. Travers c'è quasi una dimensione spirituale: è come se ci fosse una visione buddista delle cose. Parla della luce che tutti abbiamo dentro di noi: dobbiamo solo trovare il modo di liberarla. E quando qualcuno se ne va, non sparisce nel nulla: si trova semplicemente dall'altra parte e un giorno la ritroveremo. Così è nata The Place where the lost things go."