Spettacolo ed emozioni. Questo veicola con efficacia Il ragazzo e la tigre di Brando Quilici, in sala dal 14 ottobre dopo il passaggio ad Alice nella Città della Festa di Roma 2022. Il regista torna in quel territorio narrativo che gli era già noto e congeniale, già esplorato come co-autore per Il mio amico Nanuk e qui riproposta con consapevolezza, per raccontare una splendida storia di amicizia tra Balmani, il ragazzo del titolo, e un cucciolo di tigre. La loro è un'avventura che ci porta in luoghi suggestivi e affascinanti, in grado di fornire immagini di grande impatto ma anche mostrarci luoghi e culture distanti da noi, densi di fascino così come di pericoli. Accanto al protagonista Sunny Pawar troviamo anche Claudia Gerini nei panni della direttrice dell'orfanotrofio che non si dà pace e non rinuncia a ritrovare il ragazzo.
La video intervista a Brando Quilici, Claudia Gerini e Sunny Pawar
Un'esperienza ricca di sfide
Abbiamo parlato di luoghi dal grande impatto visivo, di località e popoli da esplorare, che rappresentano un grande strumento nelle mani del regista, ma avranno sicuramente messo la troupe al cospetto di grandi sfide. Quali sono state le più grandi da affrontare? Claudia Gerini non ha avuto dubbi a rispondere, di slancio e d'istinto: il caffè. Una battuta, ma fino a un certo punto, che fa riferimento alla difficoltà di reperire la nostra bevanda preferita quando ci troviamo in luoghi che ne fanno un uso diverso e meno frequente. Messe da parte le battute, però, l'attrice ricorda il fascino di quei luoghi, di Katmandu così come di quelli verso i quali si dirige Balmani nel suo viaggio. "Le difficoltà coincidono col fascino" ha infatti sintetizzato dopo aver ricordato le prime sensazioni vissute nel corso del viaggio.
Il ragazzo e la tigre, la recensione: Una storia d'amore contro le atrocità dell'uomo
Diverse le sensazioni del giovane Sunna Pawar, che ricorda il freddo intenso provato durante le riprese, aggiungendo che "anche la tigre aveva freddo!". Su queste difficoltà si è concentrato il regista Brando Quilici, raccontandoci nel dettaglio le diverse sfide che lui e la sua troupe hanno dovuto superare. "Avevamo tre parti difficili, in ordine di importanza. Avevamo scritto dell'incontro con questa tribù che vive come nomadi nelle foreste, non parlano nessuna lingua comprensibile agli altri nepalesi e non è nemmeno semplice trovarli." Esperienze intense che il regista ci ha descritto con passione, facendo una panoramica dei luoghi più estremi, ma incantati, che hanno dovuto affrontare con le relative difficoltà. Tra popolazioni e rituali che non si potevano riprendere, le api nella porzione di storia con i cacciatori di miele e l'alta quota di un altipiano sito a 5000 metri con tutte le ovvie difficoltà e particolarità del viaggio per raggiungerlo. Un'avventura nell'avventura, la cui intensità si percepisce anche nel guardare Il ragazzo e la tigre.