Il racconto perfetto non esiste. La storia perfetta non esiste. L'amore perfetto non esiste. Non facciamo altro che ripetercelo dopo averne viste di tutti i colori al cinema e in tv e sappiamo bene che la "vita vera" è ben altro. Le relazioni sono complicate, le persone sono complesse, le dinamiche personali e lavorative oggi sono quasi impossibili da far coesistere. Ma il fascino della favola moderna non riesce a non avere un minimo di appeal anche sui più cinici tra noi. Allo stesso tempo siamo abituati agli estremi più impensabili nelle produzioni spagnole, tra urla, colpi di scena esagerati, recitazione al limite e situazioni paradossali. Nella nuova miniserie in cinque episodi disponibile su Netflix avviene quindi un doppio miracolo, e ne parliamo nella nostra recensione de Il racconto perfetto.
Due protagonisti perfetti
È stranamente tutto al suo posto ne Il racconto perfetto (in originale Un Cuento Perfetco), terzo adattamento di un romanzo di Elísabet Benavent dopo la serie Valeria e il film Eravamo canzoni. Al centro Margot (Anna Castillo) e David (Álvaro Mel), due ragazzi provenienti da famiglie e contesti sociali molto diversi che si conoscono per caso e da quel momento inizieranno a chiedersi se non sia stato un segno il loro incontro e soprattutto qual è il limite del detto "gli opposti si attraggono" per poter essere perfetti insieme, se è meglio accontentarsi dell'amicizia o rischiare con l'amore. I due interpreti principali Anna Castillo e Álvaro Mel riescono a dipingere due protagonisti non respingenti, che vorresti abbracciare per gran parte delle puntate per farli sentire amati e coccolati.
Anche tra loro vorrebbero farlo, ma ovviamente non potrà succedere subito, e il finale potrebbe lasciare più di qualche sorpresa al pubblico. Non sembrano un orpello fuoriluogo nemmeno i loro voice over che ci presentano le rispettive vite apparentemente agli antipodi. Margot è una giovane ereditiera di una grande catena alberghiera fondata dal nonno, che ha un attacco di panico il giorno delle nozze, promessa sposa al rampollo di una ricca famiglia. David è un ragazzo un po' eterno Peter Pan, che preferisce il frullato al cioccolato alla birra, che vive dormendo sul divano di una coppia di amici e in cambio fa da babysitter al loro pargolo, mentre fa altri due lavori sottopagati per sbarcare il lunario. Tra questi quello ad un negozio di fiori, dove mette cura e amore nel creare bouquet e composizioni anche se ai clienti non interessa.
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Una narrazione... perfetta?
Nulla è eccessivo o esagerato, ma sempre trattato con molta delicatezza e calma ne Il racconto perfetto, come l'incontro tra Margot e David e i relativi sviluppi, così come le relative relazioni che si mettono in mezzo al loro potenziale amore: da un lato il fidanzato di lei, Filippo (Mario Ermito), che vuole controllarla e mantenere lo status quo delle proprie famiglie, dall'altro la ragazza di lui, Idoia (Lydia Pavón) che rappresenta una relazione tossica volendolo trasformare in ciò che vorrebbe lei invece di accettarlo per ciò che è. Eppure il loro obiettivo è diventare amici non amanti e aiutarsi a riprendersi le proprie rispettive relazioni distrutte. Non ci sono scossoni e colpi di scena clamorosi ma è proprio sulla dolcezza, gli sguardi, i pensieri ad alta voce che gioca questo racconto fatto di semplicità e romanticismo, senza risultare eccessivamente stucchevole. L'altro punto di forza oltre al rapporto tra i protagonisti è quello di David con la coppia di amici Iván (Jimmy Castro) e Domi (Tai Fati), e quello di Margot con le sorelle Candela (Ingrid García Jonsson) e Patricia (Lourdes Hernandez), sopra le righe e ognuna con i propri dilemmi sentimentali da sottoporre alla sorellanza.
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Come in una favola
Sono tanti i richiami alle favole nella storia vissuta da Margot e David. Dalla disparità sociale al centro di molte di esse, a ruoli invertiti col ragazzo povero e la principessa ricca, il promosso sposo di lei che si chiama come il principe della Bella Addormentata, la madre (Ana Belén) e le sorelle che, nonostante siano più gentili e collaborative, non possono non ricordare la matrigna e le sorellastre di Cenerentola. Ma anche le scenografie e soprattutto i costumi, dai colori pastello, che spesso creano un contrasto perfetto con le location scelte. Oppure un abbinamento perfetto tra i due protagonisti, che sembrano parlarsi attraverso le sfumature che indossano facendo capire che sono in fondo un "perfect match", ricordando gli abiti delle principesse e dei principi delle fiabe. Non mancano le citazioni alle commedie romantiche che hanno fatto la storia come Se scappi, ti sposo e la colonna sonora è l'altro punto forte della miniserie, che prende tutte canzoni pop abbastanza famose e anche spesso già utilizzate ma ben re-inserite in questo contesto ispanico. Se volete passare cinque ore in tranquillità sognando e fantasticando un po', questa è la miniserie che fa per voi.
Conclusioni
Abbiamo parlato di tatto e dolcezza nella recensione de Il racconto perfetto, che sovverte la regola non scritta dell’esagerazione nelle produzioni in lingua spagnola per proporre un racconto romantico e (quasi) perfetto nel mettere in scena una storia d’amore moderna, tra citazioni a fiabe popolari e commedie romantiche, per ricordarci quanto i fautori del nostro destino anche sentimentale siamo solamente noi.
Perché ci piace
- Anna Castillo e Álvaro Mel sono perfetti e per niente respingenti.
- Le citazioni e gli omaggi alle fiabe e alle commedie romantiche.
- Le scenografie, i costumi e la colonna sonora pop e dai colori pastello.
- L’andamento pacato della narrazione…
Cosa non va
- …che potrebbe scontentare chi voleva più ritmo e vivacità.
- I comprimari, nonostante tutto, rimangono tali.