Recensione Il pensionante (1926)

Non è solo uno dei film più apprezzati, ma è anche il primo che ha dato adito a interpretazioni sessuali. Compaiono le bionde, per la prima volta: il modello di bellezza perfetta che giungerà a compimento grazie a Grace Kelly e a Tippi Hedren. E l'ossessione comincia.

Il primo Hitch e l'ossessione per le bionde

«Il mio rapporto con questo film è stato del tutto istintivo; per la prima volta ho applicato il mio stile. In realtà, possiamo dire che Il pensionanteè il mio primo film».

È questa la frase più significativa pronunciata da Hitchcock nei riguardi di questa pellicola durante il celebre dialogo con François Truffaut. Dopo poche battute anche il regista francese, confermerà: «Il pensionante è il primo vero film hitchcockiano, a partire dal tema che si ritrova in quasi tutti i suoi film: l'uomo accusato di un delitto che non ha commesso».
E, oltre ad essere il primo vero film del regista, è anche uno tra i più apprezzati sia da Truffaut che da Hitchcock stesso, tanto che il maestro volle riproporre una trama molto simile nel suo penultimo film, Frenzy, seppur con uno stile completamente diverso. Se dalla filmografia del maestro si esclude Complotto di famiglia, si può a ragione sostenere che la carriera di Hitchcock sia pressoché circolare poiché essa termina con un soggetto affine a quello con cui essa è cominciata. Tuttavia, sebbene i plot alla base dei due film in questione non siano così dissimili, in realtà, nascondono intenti profondamente differenti che non possono non riflettersi, in modo impietoso, anche sugli esiti finali. In quest'ottica, la carriera di Hitchcock non può che essere considerata, non una perfetta circonferenza, bensì un'assai sterile parabola discendente.

Il film narra la storia di un folle assassino, di uno strangolatore che uccide soltanto le donne, invariabilmente le bionde e sempre di martedì. Ecco che già agli esordi della carriera di Hitch compaiono le bionde; proprio quelle di cui la critica parlerà ampiamente a partire da Grace Kelly. E il film, non è certo un caso, comincia proprio con il volto di una ragazza bionda che urla. Il fatto che la prima inquadratura, non solo del film, ma di tutta la carriera del maestro, sia dedicata ad una donna, per giunta bionda, sebbene possa sembrare una contorta elucubrazione o, più semplicemente, una coincidenza, in verità è molto significativo. E ancor più degno di nota è, forse, il fatto che questa donna urli.
Si è spesso parlato, infatti, di come Hitchcock trattasse le attrici nei suoi film citando episodi, reali o inventati, in base ai quali sembrava che il regista amasse metterle in difficoltà, un po' per la sua rinomata voglia di scherzare sul set e un po' per ottenere il massimo da loro. Tra gli episodi di questo tipo, il più citato è forse quello secondo cui, nella scena cult della doccia, in Psycho il maestro del brivido (in questo caso è lecito scriverlo) sorprese l'attrice, Janet Leigh, con un getto d'acqua gelata affinché urlasse come lui pretendeva.

Che sia un fatto vero o, come molti sostengono, una semplice leggenda metropolitana, non si può negare che Hitchcock prediligesse personaggi in difficoltà, in preda a conflitti interiori e spesso mossi da aneliti di salvazione. E, proprio per ottenere questo grave conflitto in un'unica inquadratura, sono in molti coloro che sostengono che il regista si servisse spesso di metodi per certi versi subdoli seppur efficaci.
Nell'intervista con Truffaut, Hitchcock rivela il trucco che si cela dietro la prima inquadratura della pellicola: «... è_ il volto di una donna bionda che urla. Ecco come l'ho fotografata. Ho preso una lastra di vetro. Ho messo la testa della ragazza sul vetro, ho sparso i suoi capelli in modo che coprissero tutto il quadro, poi l'ho illuminato in modo da far risaltare i suoi capelli biondi. A questo punto c'è uno stacco e si passa a un'insegna luminosa che fa la pubblicità ad una rivista musicale: "Questa sera Riccioli d'Oro". L'insegna si riflette nell'acqua. La ragazza di prima è morta annegata..._».
E proprio "Questa sera Riccioli d'Oro" sarà il leit-motiv di tutto il film; questa didascalia comparirà infatti spesso e ogni volta a sottolineare il pericolo che sta giungendo, reso splendidamente anche dall'atmosfera: le bionde sono terrificate, le brune ci scherzan su, alcune ragazze vogliono dei riccioli neri da mettere sotto il cappello.

Ma bionda è anche la protagonista, Daisy, che, come in molte pellicole del maestro, difenderà il presunto colpevole, Jonathan, innamorandosene. Il personaggio della ragazza, interpretato da June, un'attrice non molto famosa all'epoca (e che famosa non sarà mai) presenta già alcuni tratti tipici della protagonista hitchcockiana. Oltre a quelli già citati, la fiducia in un uomo sotto accusa e la volontà di difenderlo, Daisy è bloccata all'interno di una situazione complessa, un labirinto che la porterà a rischiare tutto, indipendentemente dalla decisione che prenderà. La protagonista si ritroverà da sola, con la sua fede in Jonathan ma osteggiata da tutti; una volta presa la prima decisione, non riuscirà più a tornare indietro.
Sono proprio questi, infatti, i tratti più ricorrenti nelle protagoniste hitchcockiane. Basterebbe solo cambiare il nome Daisy e il personaggio risulterebbe simile a tanti altri.