Da storici estimatori di Michel Gondry, non solo per titoli di punta come Se mi lasci ti cancello ma anche per progetti meno noti come Is the Man Who is Tall Happy?, non possiamo che iniziare questa recensione de Il libro delle soluzioni esprimendo la gioia che abbiamo provato in quel di Cannes, lo scorso maggio, quando abbiamo avuto modo di assistere alla proiezione del film presentato nella sezione parallela della Quinzaine.
Non possiamo infatti nascondere di essere rimasti piacevolmente sorpresi, intrattenuti e divertiti da un film che si può considerare una perfetta sintesi della sua estetica, delle sue dinamiche narrative e dei suoi temi. Un Gondry a tutto tondo che arriva in sala dopo aver intrattenuto il pubblico di diversi eventi dopo il passaggio al festival francese, dal Biografilm di Bologna alla Festa del Cinema di Roma, fino a Lucca Comics and Games. A conferma di quanto lui stesso creda nel progetto e abbia voglia di approfondirlo davanti al proprio pubblico.
Per ogni problema, c'è una soluzione?
Il fallimento è una sequenza di soluzioni intervallate da problemi. Il successo è una sequenza di problemi, intervallati da soluzioni
Tutto inizia da una fuga, quella di Marc che abbandona il progetto a cui sta lavorando per divergenze con la produzione, per rintanarsi in un luogo sicuro (casa della zia in un piccolo villaggio isolato nelle Cevennes) nell'intento di continuarlo insieme a un piccolo gruppo di fedeli collaboratori. Una situazione apparentemente ottimale, al sicuro dalle imposizioni dall'alto che rischiavano di stravolgere l'opera che aveva in mente, ma di fatto impossibile da gestire: estroso, impulsivo e caotico, infatti, Marc viene travolto da una creatività fuori controllo ed esplosiva che inizia a correre in molteplici direzioni diverse, gettando la produzione nel caos più totale. Necessario quindi metter mano a un manuale, Il libro delle soluzioni del titolo, che possa raccogliere modi per affrontare e risolvere ogni possibile problema. Suo e del mondo.
Elogio della creatività... e della procrastinazione
Ha un non so che di personale, di autobiografico, l'approccio al racconto e al personaggio di Marc che Michel Gondry fa ne Il libro delle soluzioni: il suo modo caotico di affrontare il lavoro e la sua componente più libera e artistica ha il sapore di una confessione, un mettere le mani avanti, ma allo stesso tempo un elogio di questo modo sovversivo di affrontare il processo creativo. Ne è un esempio lampante, sfolgorante, la bellissima sequenza della creazione della composizione delle colonna sonora, con una direzione d'orchestra improvvisata, spontanea e travolgente. In tal senso Il libro delle soluzioni spicca come bellissimo elogio della procrastinazione, delle distrazioni che non allontanano dal risultato ma vi ci portano per via traverse, inattese, sorprendenti. Gondry sembra dirci che è solo nella deriva del pensiero, nella libertà creativa totale e incontrollata, che si può ottenere l'arte vera e pura.
Si può avere il controllo della propria opera?
Michel Gondry riflette sulla necessità di avere il controllo creativo e parallelamente sulla difficoltà di ottenerlo nel contesto produttivo odierno. Ma lo fa senza salire sul pulpito per offrire una sterile lezione di cinema e di gestione di un progetto, lo fa veicolando questo ragionamento, così come quello a cui abbiamo accennato in precedenza, attraverso un impianto da commedia surreale, con un riuscito equilibrio tra riflessione e intrattenimento. Il libro delle soluzione è così un film che intrattiene, che diverte con più di una sequenza particolarmente riuscita per tempi, ritmo e trovate, ma che lascia a fine visione con più di un seme pronto a germogliare nella mente dello spettatore in una riflessione stimolante e compiuta. Non è forse il film che vi farà innamorare di Michel Gondry se non lo apprezzavate in precedenza, ma se eravate già suoi estimatori sarà quella conferma che mancava da qualche anno.
Conclusioni
È un buon ritorno quello di cui vi abbiamo parlato nella recensione de Il libro delle soluzioni, un film che ci restituisce un Michel Gondry a fuoco, efficace nel divertire e lasciare spunti di riflessione nello spettatore, raccontandoci la storia di Marc e del suo libero approccio al lavoro e al processo creativo. Quasi un elogio della procrastinazione, della distrazione, che si accompagna a più di una sequenza efficace per trovate, modi e tempi del racconto.
Perché ci piace
- L’equilibrio tra divertimento e riflessione, tra intrattenimento e capacità di approfondire spunti d’interesse.
- Alcune sequenze particolarmente riuscite, grazie a trovate e gestione di tempi e ritmo del racconto.
- L’elogio della procrastinazione e l’enfasi sul processo produttivo.
Cosa non va
- Non è un film che cambierà la vostra idea su Michel Gondry, perché rappresenta una sintesi del suo modo di essere e fare cinema.