Dopo ventiquattro anni, e venticinque nella cronologia del film, ecco arrivato nelle sale uno dei più film più attesi di questa fine stagione cinematografica: il Gladiatore II di Ridley Scott. L'attesa per questo secondo capitolo è stata molto alta da un lato e con una bella spolverata di curiosità dall'altro, che ne ha reso la visione ancor più interessante.
Il Gladiatore II chiaramente è un film diverso dal precedente, sono passati talmente tanti anni da quel tipo di cinema che era inevitabile che cambiasse il suo stile, tuttavia la bravura di Scott è quella di far catapultare il pubblico ancor di più nelle vicende imperiali sfruttando a più non posso il comparto tecnico, che gli ha permesso di mettere in scena una Roma, nella fase del declino, ancora più maestosa, in un parallelo, come già espresso nella nostra recensione (che potete leggere qui), con gli Stati Uniti.
Lo stesso Denzel Washington, vero e proprio mattatore e assoluto protagonista, ricicla il sogno americano per trasformarlo nella nuova Roma: "Ero schiavo e ora controllo l'Impero. Dove se non a Roma può accadere tutto questo?". Ma la Roma protagonista con tutta la sua magnificenza è la Roma che possiamo studiare nei libri o ammirare negli scavi archeologici? In parte l'architettura riprende fedelmente gli studi, ma dimentichiamoci di vedere un film accurato dal punto di vista storico, si tratta a tutti gli effetti di un fantasy su basi storiche con intrighi alla Trono di Spade. Certo è, Il Gladiatore II si alimenta grazie all'immaginario primo film, a cominciare dell'arena. Un parallelismo che si ramifica fin dalle prime scene.
Alla scoperta de Il Gladiatore II attraverso gli eventi storici
Numidia, gli imperatori gemelli, i gladiatori e il Colosseo: andiamo ad analizzare gli elementi storici rivisti da Ridley Scott ne Il Gladiatore 2.
L'assedio della Numidia
Il film inizia con l'assedio alla Numidia, e con l'arrivo via mare delle legioni romane sulle coste africane, si trova in corrispondenza con l'assedio ai Barbari da parte di Massimo Decimo Meridio solo che qui il protagonista Lucio Vero alias Paul Mescal viene sconfitto. Tuttavia la primissima incongruenza è proprio in questo assedio in quanto viene detto che si tratta dell'ultimo territorio libero appartenente alla regione di Africa Nova. Nel 200 d.C. però la Numidia (l'anno dell'assedio del film) era già provincia romana da secoli e dopo essere stato un regno alleato, alla fine della Repubblica, il sovrano Giuba I sostenne Pompeo nella guerra civile contro Giulio Cesare, ma fu sconfitto nella battaglia di Tapso nel 46 a.C. Il dittatore provincializzò quindi il suddetto regno, chiamandolo appunto Africa Nova, dato che già esisteva una provincia di nome Africa, ossia l'ex impero di Cartagine.
Il Gladiatore II, la recensione: il sogno di Roma per il film più politico di Ridley Scott
Roma e i due Imperatori gemelli
Nella storia di Roma quando si parla di gemelli ci si riferisce solo a Romolo e Remo, citati anche nel film dallo stesso Lucio Vero quando arriva alle porte di Roma. Quelli che sono chiamati "gemelli" dal film di Scott altro non sono due fratelli. Caracalla (soprannome di Lucio Settimio Bassiano) e Geta erano figli dell'imperatore Settimio Severo e di sua moglie Giulia Domna e nell'anno 211, alla morte del padre, regnarono per alcuni mesi insieme sull'impero di Roma, ma l'antagonismo che sussisteva tra di loro rendeva difficile la condivisione del potere e Caracalla risolse il problema uccidendo (o facendo uccidere) il fratello.
Restò quindi un unico imperatore e nei suoi anni di regno, Caracalla si dimostrò spietato e malvagio, ma (come nelle migliori storie) fu anche capace di emanare riforme molto importanti, come l'editto che estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero, e di costruire sontuose opere pubbliche, come le terme di Caracalla presso il Circo Massimo. L'imperatore fu a sua volta assassinato nel 217, ma al di la delle imprecisioni delle date ciò che salta all'occhio è probabilmente la rappresentazione fisica dei due fratelli. I caratteri di Caracalla e Geta sono più simili a com'erano Nerone e Caligola che ai veri Severi e sembra quasi un ossimoro all'inverso (nell'era del politically correct) rappresentare in quel modo caricaturale i due imperatori, che in realtà avevano delle origini libico-siriane quindi presumibilmente di colore più scuro e non senza dubbio "quasi albino".
I Gladiatori e il Colosseo
Come nel primo film anche in questo secondo l'arena è il punto focale e centrale di tutta la pellicola, ma grazie ai nuovi effetti visivi tutto si è potuto amplificare per donare la straordinarietà di una delle Sette Meraviglie del Mondo. In primis il nome, più volte enunciato come Colosseo risulta errato in quanto questo nome fu utilizzato a partire dal Medioevo, mentre fino a quel momento veniva chiamato Anfiteatro Flavio. Anche il sequel incappa nell'errore dei costumi degli stessi gladiatori. Alexandra Sills, dell'Università di Leicester, sottolinea che durante una battaglia i gladiatori non indossavano nulla che coprisse il torso, perché si pensava che questo avrebbe reso la lotta troppo facile.
Il protagonista Lucio Vero e il generale Marco Acacio avrebbero inoltre dovuto avere degli scudi, durante il corpo a corpo, perché i gladiatori li utilizzavano al posto dell'armatura come una sorta di "seconda arma" per attaccare il nemico. Nelle visuali dall'alto è possibile notare una delle straordinarie prove di architettura romana come le coperture degli spalti superiori del Colosseo, molto fedeli a come dovevano essere in realtà e una delle situazioni più spettacolari come il riempimento d'acqua per le simulazioni di battaglie navali. Quindi sì, quello che si è visto all'interno del film non è una finzione.
Già nell'86 d.C. il Colosseo venne riempito d'acqua per inscenare una battaglia navale in piena regola e nel mondo romano erano dette naumachie le battaglie navali. Studi e racconti ricordano che l'acqua veniva prelevata da una falda che si trovava alcuni metri sotto l'arena, in quanto sembra che la scelta del sito per la costruzione del Colosseo fosse avvenuta proprio facendo prospezioni del terreno. L'inserimento degli squali si tratta di fantasia pura in quanto romani non avrebbero avuto alcuna capacità di catturare uno squalo, portarlo a Roma dal porto di Ostia e tenerlo in qualche luogo in attesa dei giochi.
Gli animali esotici all'interno dell'arena
Le naumachie comunque erano uno degli svaghi preferiti dei romani, come le lotte di gladiatori (munera gladiatoria) e la caccia agli animali esotici (venatio) e tutti questi spettacoli, che attiravano migliaia di persone di ogni classe sociale, non servivano soltanto per intrattenere, ma anche per sfoggiare le virtù virili tanto apprezzate dai romani, come la gloria, il coraggio, la resistenza, il valore, e allo stesso tempo rendevano evidente agli avversari la grande ricchezza di Roma e il suo potere. Vedere animali esotici come le tigri nel primo film o il grande rinoceronte in questa seconda pellicola era "normale". Chi combatteva contro animali era chiamato venator o bestiarius e Pompeo Magno fu il primo imperatore, che la storia ricordi, che importò un rinoceronte, e lo stesso Commodo ne uccise uno nel Colosseo lanciandogli delle frecce da una piattaforma rialzata per non rischiare la vita. Gli animali che venivano importati comunque non dovevano nemmeno essere particolarmente feroci, bastava che fossero molto esotici e curiosi, a volte fecero combattere anche delle giraffe, oltre ai tradizionali orsi o leoni.
Il ruolo di Macrinus
Togliamo ogni dubbio. L'inclusività dei romani probabilmente farebbe ancora scuola oggi, quindi non ci sarebbe nessun problema nel vedere un imperatore nero. Non per nulla a Roma si alternarono diversi imperatori, non caucasici come Eliogabalo (nipote dello stesso Settimio Severo) o Filippo l'Arabo, ma nessuno di questi aveva una pelle ebano. Il personaggio di Macrino era realmente esistito e nacque in Algeria nel II secolo d.C. tuttavia proveniva da una ricca famiglia di origine equestre, che si era trasferita a Cesarea (città della provincia della Mauretania Cesariense). Gli scritti descrivono Macrino come un uomo prestante, dalle chiare origini mediterranee e la sua pelle era sì più scura rispetto a quella delle popolazioni centro europee, ma non così differente da quella delle altre popolazioni che vivevano in Spagna, in Sicilia o in Egitto.
Ma nella storia Macrino divenne imperatore senza mai essere stato precedentemente membro del Senato, governando per quattordici mesi dall'aprile del 217 fino alla sua morte nel giugno del 218. Chiaramente questi sono i dati storici, ma di fronte alla prestazione senza eguali di Denzel Washington non possiamo che dedicare un plauso a Scott nell'avergli dato questo ruolo. Un Denzel Washington tutt'uno con il suo personaggio, gli sguardi e soprattutto la sua fisicità hanno reso Macrino senza dubbio il più carismatico della pellicola, impressionante come lo stesso Washington giocasse con i panneggi del costume o semplicemente con gli anelli che aveva nelle mani: una comunicazione del corpo totale che lo incoronano ancora tra gli attori più talentuosi di Hollywood.