Il gladiatore è un film che risuona di epicità, sangue e violenza: un kolossal strepitoso che, ad inizio secolo, ha visto Ridley Scott (Blade Runner, Alien) portare sul grande schermo l'affascinante e tragica storia del generale Massimo Decimo Meridio (interpretato da Russell Crowe), designato dall'Imperatore Marco Aurelio (Richard Harris) come suo successore ma ostacolato da Commodo (Joaquin Phoenix), figlio naturale di Marco Aurelio che uccide la sua famiglia. Il protagonista, da capo militare a gladiatore, cova la sua vendetta nei confronti del suo nemico ed ha finalmente la sua redenzione, purtroppo nell'altra vita. Il lungometraggio, per come è stato concepito inizialmente, è un progetto perfettamente autoconclusivo, con la storyline di Decimo Meridio che arriva a compimento ed è per questo che l'idea di un sequel sembra rompere qualsiasi logica narrativa e contenutistica. Con il seguito attualmente in produzione, che vede Lucius (Paul Mescal), nipote di Commodo, tentare di diventare il nuovo Imperatore, viene scontato chiedersi se Il Gladiatore 2 abbia realmente senso a livello progettuale.
Il primo folle concept de Il Gladiatore 2
Il primo elemento sicuramente più criticabile di questo seguito è l'assenza del leggendario protagonista del precedente film: difficile, infatti, pensare ad un sequel senza la sua presenza, anche se all'inizio era stata considerata un'ipotesi con il personaggio presente. Come ricordato recentemente da Russell Crowe stesso, all'inizio c'era in ballo un altro concept per Il Gladiatore 2, con al centro la vita dopo la morte di Meridio nel Limbo e una folle scalata tra i ranghi degli Inferi per uscire dall'Ade. Il passaggio narrativo più spiazzante, però, vedeva Massimo combattere in varie epoche della nostra storia, arrivando alla guerra del Vietnam. Insomma, un'idea totalmente fuori fuoco che aggiungeva elementi fantasy senza un reale senso, ma che, in modo più o meno coerente, avrebbe garantito la partecipazione di Crowe nel progetto. Caso ha voluto che l'attore fosse impegnato con altri progetti, ma comunque il copione non è stato approvato dalla produzione perché chiaramente troppo estremo e lontano dallo spirito peplum del film del 2000.
Il Gladiatore 2, Russell Crowe: "Non sono coinvolto, ma sono un po' geloso"
L'eredità di chi resta
Ecco che quindi è stata tracciata una strada diversa, più organica sul piano tematico e contenutistico, ma costretta a riempire un vuoto enorme. Si prosegue quindi la storia di chi resta, la vita degli affetti di Decimo come Lucius, la madre Lucilla (Connie Nielsen) e del migliore amico di Massimo, Juba (Djimon Hounsou). Questi tre collanti narrativi sono molto importanti perché se è vero che non possono sostituire il mitico protagonista del precedente film, danno un senso di progressione alla trama. Lo sforzo maggiore è quello di staccare totalmente il personaggio di Crowe dalla pellicola e di pensare a Il Gladiatore 2 non tanto come un seguito, ma come una sorta di espansione di quel mondo, una specie di spin-off cinematografico che comunque porta avanti l'epica storia romana che abbiamo già respirato nel kolossal del 2000. Per quanto difficile da sostenere, quest'idea è probabilmente l'unica possibile anche se i puristi potrebbero storcere il naso pensando al titolo, legato indissolubilmente al generale della Legione Felix divenuto schiavo.
Il Gladiatore: i 20 anni del film che lanciò Hollywood nel nuovo millennio
La suggestione dei giochi gladiatorii
Sempre a proposito del titolo, Il Gladiatore 2 ha il dovere morale di portare avanti sul grande schermo la suggestione dei giochi gladiatorii con il taglio romanzato e romantico di matrice hollywoodiana che era stato avviato con il precedente film (mettendo ovviamente da parte tutti gli svariati errori storici che sono stati riscontrati nella prima pellicola). Gli epici combattimenti all'interno del Colosseo sono infatti tra i momenti più intensi e galvanizzanti de Il gladiatore e, considerando l'eredità che si porta questo nuovo progetto, non posso mancare degli scontri sanguinosi in arena. Mentre alcune immagini di produzione sembrano suggerire che questo elemento sarà riproposto (con alcuni scatti che recentemente hanno mostrato un Anfiteatro romano), viene da pensare che il mantenimento di tale aspetto visivo e scenografico del lungometraggio potrebbe determinare da solo la sensatezza dell'opera, anche se possibilmente dovrà essere accompagnato da uno studio storico brillante e coerente.
Vecchi e nuovi volti
In questi giorni, le uniche informazioni che stanno arrivando sul film, oltre a qualche scatto dal set e una brevissima sinossi, è il cast coinvolto che già in parte vi abbiamo anticipato. Tra due ritorni graditi ovvero quelli della Nielsen e di Honsou e un Paul Mescal lanciatissimo (è recente la sua candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista, ad appena 27 anni, per Aftersun), ci sono altri artisti di pregio che potrebbero fare realmente la differenza e dare valore al progetto. C'è Joseph Quinn che, reduce da Stranger Things, avrà l'arduo compito di interpretare Caracalla, che, conoscendo la storia, sarà probabilmente l'antagonista del racconto considerando il suo temperamento irruento e vendicativo; mentre Barry Keoghan (forse il volto del fratello di Caracalla, Geta) avrà l'ennesima occasione per dimostrare le sue doti artistiche. Il Gladiatore 2, però, è terreno fertile anche per due attori navigati dall'immensa esperienza come Pedro Pascal (The Mandalorian, The Last of Us) e Denzel Washington (Macbeth, The Equalizer) in ruoli ancora misteriosi. Insomma, un cast di alto livello che speriamo venga gestito nel modo migliore possibile.
Il gladiatore: un finale emozionante che acclama la sconfitta
Ridley Scott, ago della bilancia
Ricapitolando un attimo, è chiaro che Il Gladiatore 2 è un more of the same di un kolossal che avremo sperato rimanesse lì, fulgido e immortale tra gli annali del cinema e questo sequel potrebbe tendere al disastro, ma al di là degli elementi di cui vi abbiamo già parlato, c'è un altro dettaglio da considerare. L'opera è in mano al talentuoso Ridley Scott, un regista che, per quanto abbia avuto ultimamente alti e bassi (basta pensare allo strepitoso The Last Duel e al dimenticabile House of Gucci), è tornato a dirigere la sua creatura. Ciò non è assolutamente sinonimo di qualità intrinseca, ma sapere che la macchina da presa è stata affidata al creatore di questo mondo, che conosce bene i suoi personaggi, le dinamiche narrative e anche come ampliare la storia, fa già tirare un respiro di sollievo. Resta da vedere comunque se l'idea per un seguito è figlia di una sua intuizione genuina che sprizza originalità da tutti i pori o se al contrario è frutto di una mera logica commerciale.