Il Caso Pantani - L'omicidio di un campione, la recensione: la storia di un uomo e la sua discesa agli inferi

La recensione di Il caso Pantani - L'omicidio di un campione, il film di Domenico Ciolfi che porta sul grande schermo la storia di Marco Pantani.

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Il caso Pantani - L'omicidio di un campione: un'immagine

Scrivere la recensione di Il Caso Pantani - L'omicidio di un campione non è cosa facile. Ci vanno di mezzo le emozioni, i ricordi, le sensazioni che si sono susseguite dal 1999 ai giorni nostri. Giorni, mesi, anni in cui si è assistito prima alla morte di un campione e poi alla scomparsa di un uomo morto in circostanze tutt'oggi misteriose. Dunque, l'occasione di poter vedere questo film al cinema il 12, 13 e 14 ottobre è davvero unica per diversi motivi: per ricordare l'uomo prima del campione, per parlare di una vittima che ancora non ha avuto giustizia, per far riflettere il mondo di oggi, non solo verso il passato, ma soprattutto sul suo presente e futuro.

Un film, sceneggiato e diretto da Domenico Ciolfi, che non racconta solo la discesa agli inferi e la scomparsa di un uomo, ma intende mettere in luce tutto ciò che concerne l'ipocrisia della società contemporanea e le sue contraddizioni.

La storia di un uomo ucciso due volte

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Il caso Pantani - L'omicidio di un campione: un'immagine del film drammatico

Il 1999 è stato un anno che ci ha insegnato una cosa fondamentale: se è vero che per diventare un mito a volte ci vuole poco, è forse altrettanto vero che per discendere agli inferi ci vuole anche meno. Una discesa, quella del 5 giugno 1999, che a Marco Pantani è costata la sua prima morte, quella dell'anima. È così che "Il Pirata", a seguito di un controllo antidoping svolto all'Hotel Touring di Madonna di Campiglio (a due tappe dalla fine del Giro d'Italia che avrebbe vinto con facilità), viene accusato di possedere un valore di ematocrito al di poco superiore al consentito, fatto che lo esclude dalla competizione.

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Il caso Pantani - L'omicidio di un campione: una scena del dramma

Ma quello che sembra essere solo un brutto sogno è destinato a diventare persino peggio: perché se fino a poche ore prima Pantani era considerato un mostro di bravura, in uno schiocco di dita è diventato soltanto un mostro. E, nonostante di cadute e di risollevamenti ce ne siano stati tanti, questa volta rialzarsi sarà più difficile del previsto, come quell'"agonia della fatica" che Pantani provava durante una delle sue tappe di gara e che sembra non avere fine. Una tappa che si rivelerà essere l'ultima, quella più difficile della sua vita che lo porterà poi alla morte il 14 febbraio del 2004. Una morte tragica che, a distanza di sedici anni non ha lasciato altro che dubbi, così come la sua prima morte, avvenuta ormai 21 anni fa.

Tre attori per tre atti

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Il caso Pantani - L'omicidio di un campione: una scena del film

Il film diretto da Domenico Ciolfi si snoda tramite diversi generi, dal drammatico all'inchiesta, passando per il biopic, con molteplici fini, tra cui quello di raccontare la storia dell'uomo dietro al mito, dietro la leggenda. Così Il caso Pantani - L'omicidio di un campione viene raccontato in tre atti che s'intrecciano nel corso del film: il mito, il tormento, la fine. Tre atti che vedono la presenza delle tre persone che Marco era stato: tre persone che, non a caso, sono state interpretate da tre diversi attori.

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Il caso Pantani - L'omicidio di un campione: una scena del film

Se Brenno Placido che ha vestito i panni del Pirata inarrestabile e diventato ormai un simbolo del ciclismo e dello sport italiano, Marco Palvetti ha dato vita al Marco Pantani uomo. Un uomo battagliero e allo stesso tempo distrutto, un animo desolato, tradito, straziato dall'ingiustizia e stritolato in un limbo perpetuo. Infine, il terzo interprete, Fabrizio Rongione, ha avuto l'arduo compito di dare vita ad un uomo che ormai, la vita, la stava perdendo, fino a quel tragico giorno che doveva celebrare l'amore e che, invece, è diventato un ricordo di morte.

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L'accuratezza delle ricerche

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Il caso Pantani - L'omicidio di un campione: Francesco Pannofino in una scena del film

Ciò che risulta evidente in Il caso Pantani - L'omicidio di un campione è la sceneggiatura, basata su un approfondito lavoro di ricerca. Tra atti giudiziari, immagini di repertorio, dichiarazioni di amici, parenti e non solo viene raccontata la storia di un uomo amato e ricordato per la sua umiltà e semplicità, messo con le spalle al muro dall'ingiustizia e da una società ipocrita e ricca di contraddizioni. Una società ingiusta, arricchita dalla presenza della criminalità organizzata, che dopo sedici anni sembra sempre uguale a sé stessa, sempre tragicamente ripetitiva.

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Il caso Pantani - L'omicidio di un campione: un'immagine del film

Sebbene alcune cose in questo film possano funzionare a fatica - come i continui flashback e flashforward, alcuni sguardi in macchina, la dubbia presenza funzionale ai fini del racconto di Francesco Pannofino nei panni di un avvocato intento a sfogliare diversi fascicoli giudiziari - bisogna riconoscere la volontà di Ciolfi, regista e sceneggiatore, di voler andare a scavare il più a fondo possibile in una storia che merita di essere raccontata. Un modo per riabilitare il nome di Marco Pantani, per dare giustizia prima all'uomo e poi al campione, per dare forza ai giovani sportivi di oggi che sembrano essere oscurati da una società e da un Paese idealmente civile e che, invece, non sa cosa sia la giustizia e la meritocrazia.

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Conclusioni

Nel concludere la recensione di Il caso Pantani - L'omicidio di un campione è opportuno sottolineare come questo film sia stato concepito per dare vita ad una storia che meritava di essere raccontata. Un film pensato come una riflessione volta al grande pubblico in merito alle ingiustizie subìte da un uomo semplice, umile e talentuoso che forse, per colpa proprio di queste tre qualità, è stato tradito, ingannato, messo da parte e, infine, tragicamente portato alla morte. Una morte, quella di Marco Pantani, che a distanza di sedici anni rimane ancora avvolta nel più fitto dei misteri.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
1.7/5

Perché ci piace

  • Un'ottima occasione per conoscere i dettagli di una storia mai così dettagliatamente raccontata.
  • Il film non vede mai protagonista il campione, ma l'uomo.
  • Sarà possibile riflettere su determinati aspetti, sia passati che del presente, sui quali non ci si era soffermati.

Cosa non va

  • Il continuo gioco di rimandi grazie a flashback e flashforward potrebbero dare vita ad una fruizione del film confusionaria.