Affermare che i film horror e gli Oscar non vadano d'accordo non sarebbe corretto al 100%. A livello di annalistica, di pellicole ascrivibili al genere che sono finite per ottenere anche più di una statuetta durante la Notte delle Stelle ce ne stanno, eccome! L'esorcista, Scappa - Get Out, il Dracula di Coppola. Ma bisogna anche avere l'onestà intellettuale di scrivere nero su bianco che fra l'Academy e i "film di paura" esiste, da sempre, un rapporto all'insegna di un certo scetticismo.
Già perché nonostante spesso e volentieri serpeggi l'idea - anche fra gli addetti ai lavori più disattenti - che gli Oscar siano un premio alla qualità di un film, una sentenza più valida per un festival tipo Venezia o Cannes che per la serata super glamour che si svolge annualmente a Los Angeles, quelle agognate statuette dorate sono in realtà il riconoscimento più importante che l'industria del cinema attribuisce a sé stessa. La qualità dei vincitori, spesso e volentieri, non ha nulla a che fare con le dinamiche con cui i giurati dell'Academy votano questa o quella pellicola.
Oscar e qualità artistica non vanno necessariamente a braccetto
Cosa rende un film meritevole di concorrere (e magari vincere) una delle Big Five, le cinque categorie più prestigiose degli Oscar? Ci sono considerazioni collegate allo zeitgeist socio-politico, alla capacità di un lungometraggio di far breccia nei cuori (e nei portafogli) del pubblico, a quante volte un dato regista o interprete avrebbe dovuto vincere una statuetta e si è invece ritrovato a uscire dal Dolby Theatre (o dalle altre location che hanno ospitato la cerimonia in precedenza) con le proverbiali "pive nel sacco" di pezzaliana memoria.
Proprio alla luce di queste considerazioni è curioso notare l'esistenza dello scetticismo di cui sopra che, fra l'altro, è solo dell'Academy nei confronti dei film horror e non viceversa. Parliamo di un tipo di cinema che, spesso e volentieri, garantisce utili strepitosi a fronte d'investimenti minimi, di pellicole che negli anni più bui della pandemia hanno portato ossigeno alle casse dei cinema, di lungometraggi che sono spesso serviti da palestra per registi che, da Francis Ford Coppola a James Cameron, avrebbero poi dominato la scena con leggendarie produzioni di altro genere.
E ci sono maestri del cinema, da John Carpenter a George Romero passando per Wes Craven, che malgrado la loro importanza artistica e tecnica nella storia della settima arte, sono sempre stati bellamente ignorati dall'AMPAS.
Oscar: it's a clean sweep!
Tecnicamente, nella quasi centenaria storia dell'Academy, solo tre pellicole hanno letteralmente "swept away" gli Oscar vincendo nelle cinque categorie principali (film, regia, attore e attrice protagonista e sceneggiatura) e benché uno di questi, Il silenzio degli innocenti, venga etichettato anche come horror - gli altri due sono Accadde una notte e Qualcuno volò sul nido del cuculo - a questo genere manca un caso analogo al Signore degli Anelli.
Dopo i riconoscimenti tecnici attribuiti a Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello e Il signore degli anelli - Le due torri, l'Academy dovette necessariamente inginocchiarsi di fronte a Il signore degli anelli - Il ritorno del re, con Steven Spielberg ad annunciare il "clean sweep" di Peter Jackson and co, espressione che indica un'opera vincitrice in tutte le categorie in cui è nominata.
In quel momento il kolossal diventava anche il primo fantasy a trionfare come miglior film cambiando il cinema (e la TV) per sempre.
Forse quello che ci è andato più vicino è stato La forma dell'acqua - The Shape of Water di Guillermo del Toro che nel 2018 si è portato a casa quattro premi tra cui Miglior film e Miglior regista, ma, per quanto bene noi si possa volere al regista messicano, si è trattato, come per il capolavoro del compianto Jonathan Demme, di un caso sporadico, più che sistemico.
I giurati dell'AMPAS osservano ancora di sottecchi questa tipologia di pellicole che, di frequente, vengono celebrate più che altro per i prodigi tecnici che regalano in termini di VFX e make-up che per la loro valenza artistica. Da quando un capolavoro come Alien di Ridley Scott vinceva solo una statuetta per i Visual Effect nell'anno in cui Kramer contro Kramer ne vinceva 5 (tra cui Miglior film e attore protagonista) la Terra ha girato intorno al sole per 45 volte, ma la moda pare ancora la medesima.
Gli Academy 2025: tutta un'altra storia
Quest'anno però ci sono ben tre film che potrebbero avere qualcosa da dire il 3 marzo del 2025, ovvero The Substance di Coralie Fargeat, Nosferatu di Robert Eggers ed Heretic di Scott Beck and Bryan Woods. Certo, il percorso è ancora lungo e bisognerà vedere come continueranno a comportarsi nella stagione dei premi, ma le premesse sono comunque interessanti.
D'altronde parliamo di tre pellicole che affrontano l'orrore da angolature differenti e che usano gli strumenti del genere come allegoria di altro. Come vuole la tradizione. E, ad essere pignoli (o speranzosi, verrebbe da dire), vogliamo citare per completezza anche le performance di Nicolas Cage in Longlegs e di David Dastmalchian in Late Night with the Devil anche se forse stiamo davvero osando troppo.
L'appello di Coralie Fargeat
È proprio Coralie Fargeat, la regista di quel The Substance poc'anzi menzionato che ai Golden Globe era in corsa in cinque categorie e ha visto trionfare Demi Moore col premio per la Miglior attrice in un film commedia o musicale, a lanciare un appello dalle pagine di IndieWire: è ora che agli Oscar i film horror vengano considerati come tutti gli altri. "Non considero i film horror diversi dagli altri" afferma la regista che prosegue aggiungendo che "sono incredibilmente politici e rappresentano un modo straordinario di raccontare tante cose in maniera rude e poco delicata".
Insomma, come è giusto che sia, anche per lei l'orrore è una maniera di raccontare la realtà con una penna particolare. Il suo parere è che questi film agli Oscar "dovrebbero competere allo stesso livello di qualsiasi altro lungomeraggio. Ho imparato ad accettare chi sono come regista. Per esempio non amo scrivere dialoghi, ma mi piace esprimermi in modo visivo e molto viscerale. E quando accetti chi sei, è allora che può accadere la magia. La cosa migliore che auguro all'Academy è che non ci siano barriere e che ogni film venga considerato cinema. È così che dovrebbe essere". Il prossimo 19 gennaio scopriremo se questa piccola rivoluzione accadrà davvero o se verrà rimandata a data da destinarsi per l'ennesima volta. Anche se la recente esclusione proprio di Coralie Fargeat dalle Nomination della DGA non fa ben sperare.