Quando un popolo più arretrato viene in contatto con un altro che ha salito qualche gradino in più lungo la scala dell'evoluzione, generalmente è quello meno progredito ad avere la peggio, a rischiare di essere sconfitto, dominato o distrutto. Lo suggerisce la logica, ma lo urla a gran voce la nostra storia che è ricca di invasioni che hanno portato all'annientamento delle popolazioni che abitavano i territori occupati prima di queste intrusioni chiassose e sgradite a chi c'era in precedenza. Ed è vero nella realtà come nel mondo della fantasia, al netto di qualche celebre eccezione come quella che vede protagonisti i Galli di Asterix e Obelix nei confronti dei Romani.
La Aardman Animations, lo studio britannico con sede a Bristol che ben conosciamo per personaggi iconici come Wallace & Gromit o la pecora Shaun, affronta l'argomento nel suo ultimo lungometraggio, I Primitivi, il primo con una delle sue bandiere, Nick Park, da solo alla regia dopo aver firmato diversi cortometraggi ed un paio di titoli diretti con altri artisti al suo fianco. Ne sono protagonisti, infatti, un gruppo di bizzarri uomini preistorici appartenenti all'età della pietra, che si trovano a dover fare i conti con una vicina tribù che è già avanzata a quella del bronzo, con tutte le difficoltà che il dislivello tecnologico comporta in termini di supremazia di un gruppo sull'altro... e di divertimento.
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La più grande invenzione dell'uomo
Al centro della storia c'è la tribù del giovane Dag, rimasta isolata nella sua valle fatta di natura incontaminata e creature preistoriche. Una valle rimasta isolata a lungo, racchiusa com'è dai bordi di un cratere, permettendo al piccolo gruppo di primitivi di crogiolarsi della loro esistenza sicura, semplice e sempre uguale a sé stessa. Ma il rifiuto di cercare qualcosa di diverso, di affrontare nuove sfide che non siano la solita caccia al coniglio, deve fare i conti con l'arrivo prepotente dei vicini dell'età del bronzo, che li sfrattano dalla sicurezza della valle prendendone possesso. Solo Dag non ci sta ad arrendersi e convince il temibile sovrano avversario, Lord Nooth, ad accettare la loro sfida: si scontreranno in un gioco che vede gli uomini dell'età del bronzo già maestri e che Dag e i suoi bizzarri compagni di sventura dovranno imparare da zero: il calcio. Ma per quanto si sforzi, il ragazzo non riesce ad inculcare negli altri cavernicoli le basi di quel nuovo gioco e solo l'incontro con un'appassionata tifosa avversaria, Ginna, ed il suo aiuto riescono a smuovere le acque.
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Uno sguardo al passato
La Aardman e Nick Park gettano, con I Primitivi, uno sguardo al passato. Non solo dal punto di vista narrativo, raccontando una preistoria surreale che fa il verso al mondo contemporaneo ed alle sue peculiarità, ma anche dal punto di vista produttivo, tornando a mettere in primo piano quelle caratteristiche della claymation, la stop motion basata su plastilina che da sempre è la sua forma espressiva d'elezione, che in passato avevano rischiato di passare in secondo piano. Se in una grande produzione come Pirati! Briganti da strapazzo, infatti, la portata della produzione ed alcune scelte stilistiche (non per ultima quella di cancellare le impronte degli animatori dai modelli in plastilina) avevano in qualche modo attenuato il calore che questa forma artistica porta con sé, qui si è scelto con saggezza di fare un passo indietro e mantenere con orgoglio quelle imperfezioni tipiche di questo tipo di lavorazione.
L'animazione de I primitivi dimostra così quel calore insito nella tecnica, ma anche l'evidente affetto che tutto lo staff di animatori ha messo nel lungo, lento lavoro quotidiano per muovere i favolosi modelli dei personaggi (su tutti, abbiamo amato il cinghiale Grugno). Un calore che gli inserti in CGI, inevitabili per rendere la grandiosa ambientazione dello stadio, a metà tra coppa del mondo e Il gladiatore, supportano senza annacquarlo. Lo stesso supporto che arriva da un cast vocale d'eccezione, che in patria sfoggia con orgoglio Eddie Redmayne, Tom Hiddleston e Maisie Williams, mentre dalle nostre parti si affida a Riccardo Scamarcio, Paola Cortellesi, Salvatore Esposito e Chef Rubio. Il risultato mantiene le caratteristiche tipiche del modello Aardman, anche se con qualche concessione in più ad un pubblico più giovane. Il target, infatti, ci è sembrato più basso di lavori come Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro, con un'abbondanza di gag e situazioni molto immediate o piacevolmente surreali.
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La tradizione inglese
Un umorismo che è marchio di fabbrica dello studio della pecora Shaun, ma che è anche tipicamente britannico. Così come è prevalentemente inglese, o europea, la scelta del gioco del calcio come campo di battaglia per una improbabile sfida, che permette a I Primitivi di giocare con gli stereotipi di un mondo che è così familiare anche per noi Italiani. Se il modello di riferimento si avvicina a titoli come Fuga per la vittoria, Park ed il suo staff non perdono l'occasione per veicolare almeno un paio di argomenti importanti quanto attuali: da una parte c'è il tema femminile, con Ginna, donna dell'età del bronzo che ama il calcio ma non può praticarlo a causa del proprio sesso; dall'altra c'è la sacrosanta enfasi sul gruppo ed il gioco di squadra, che diventa forza motrice dei dilettanti dell'età della pietra contro i bravi, ma individualisti, campioni avversari.
La forza del gruppo che permette anche alla Aardman di scendere nel campo da gioco dell'animazione, sfidando con orgoglio, passione ed un pizzico di incoscienza quei colossi che dispongono di mezzi più elevati e sono abituati a battersi a livelli ben più alti.
Movieplayer.it
3.5/5