Elio, elettricista, Patrizia, professionista del sesso, e Kira, si ritrovano, un po' per bisogno un po' per sfuggire alla routine quotidiana, coinvolti nel folle progetto di Nicola (Giuseppe Battiston), professore la cui sceneggiatura è stata scelta dal produttore Franco Paradiso (Tommaso Ragno) per diventare un film da girare in Armenia.
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I tre non sanno però che Paradiso è in realtà un truffatore che, una volta ottenuto il finanziamento europeo, è pronto a scappare con il malloppo e abbandonarli in terra straniera. Una volta sul posto, la situazione non fa che peggiorare: non solo la troupe viene abbandonata dal finto produttore, ma nel paese scoppia un conflitto e nessuno si può allontanare dall'hotel in cui soggiorna.
Hotel Gagarin è l'opera prima di Simone Spada, in sala dal 24 maggio, e vede nei ruoli citati gli attori Claudio Amendola, Silvia D'Amico e Caterina Shulha. Una volta accettata l'idea di essere stati imbrogliati, e che il film non si farà mai, il gruppo di protagonisti trova comunque un modo per creare qualcosa di bello a partire dalle proprie disavventure.
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Abbiamo incontrato gli attori a Roma e abbiamo chiesto loro se il mondo del cinema è ancora il luogo in cui si creano sogni. Per Amendola: "Il cinema rimane quella meravigliosa fabbrica dei sogni e di emozioni che Simone Spada cerca di raccontare in questo film. Il nostro è il lavoro più precario che si possa immaginare, ma alla fine è anche meritocratico: chi è veramente bravo prima o poi ce la fa. Basti pensare a Tommaso Ragno che, quando ha fatto il film con noi, non era conosciuto dal grande pubblico e ora tutti lo stanno applaudendo per il suo ruolo in Il Miracolo. Questo è ancora l'unico mestiere dei sogni: chi è fuori non lo capirà mai".
Povertà di linguaggio e disamore per il cinema: valori direttamente proporzionali?
All'inizio del film il professore Nicola ha che fare con degli studenti che dimostrano, oltre a una palese povertà di linguaggio, anche un disamore totale per il cinema: sono due valori direttamente proporzionali? Secondo Amendola: "Meno leggiamo meno parliamo bene: la più grande scuola per parlare bene è leggere. Ma anche il cinema è un veicolo di grande cultura".
Per D'Amico invece: "Spero che questo film sia educativo per le nuove generazioni, soprattutto per quanto riguarda il modo di sognare: oggi i giovani, grazie all'immagine che possono avere di loro stessi sui social, sono abituati a sognare in piccolo, a riportare su uno schermo quello che loro vorrebbero essere, come vorrebbero apparire. In questo modo qualsiasi sogno è facilmente realizzabile, non si viaggia tanto con la fantasia, non si costruiscono delle ambizioni più larghe e anche più poetiche. Questo è un messaggio importante che può lanciare il nostro film ma anche il cinema in generale: dare delle ampie vedute a chi non ne ha perché sta sempre attaccato ad uno schermo piccolo piccolo".
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