I capelli rancidi portati dietro l'orecchio, il vezzo della lingua sempre pronta a bagnare le labbra, e poi una testarda abitudine. Il suo pagliaccio caotico se ne andava in giro per Gotham City a fare sempre la stessa domanda. Sulla bocca avvelenata del suo Joker c'era un quesito semplice ma inquietante, perché destinato a non avere risposta: "Sai come mi sono fatto queste cicatrici?". Era questo il dilemma personale che il suo clown maledetto amava tirare fuori di continuo assieme a risposte sempre diverse. Quando pensiamo ad Heath Ledger, invece, lo sappiamo benissimo come ce la siamo fatta quella cicatrice. Si è formata il 22 gennaio del 2008, quando il corpo senza vita del 28enne australiano fu ritrovato in un appartamento di New York. Il referto medico parlò di intossicazione acuta, dovuta ad un mix letale di sonniferi e farmaci regolarmente prescritti.
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Dieci anni dopo, non staremo qui a rievocare come sia stato trovato, da chi sia stato trovato, a immaginare perché abbia assunto quelle sostanze, né ci faremo sfiorare dalle solleticanti suggestioni che hanno confuso i confini della la triste cronaca e della finzione cinematografica. Non sappiamo quanto l'oscurità del Joker abbia influito sulla morte di Heath Ledger. Non lo sapremo mai. E non abbiamo né le conoscenze, né la voglia per provare a rispondere. Quello che ci spetta, in quanto appassionati di cinema, è provare a ricordare la vita dell'uomo e la carriera di un grande talento, di un attore generoso, di un giovane padre che portava sul volto un piccolo, grande paradosso. Sul suo viso c'era un contrasto forte, fortissimo. Dietro i tratti raffinati da bravo ragazzo, dietro l'eleganza della sua figura degna di uomini d'altri tempi, si nascondeva un animo turbolento, irrequieto perché voglioso di nuove sfide, perché affamato di vita e di cose nuove. Heath Ledger era allergico ai canoni, ai ruoli rassicuranti che Hollywood aveva in serbo per lui. Alla quiete della calma piatta, lui preferiva l'imprevedibilità delle onde su cui amava surfare. Ha detto di no a Spider-Man e ad Anakin Skywalker, ha rifiutato eroi di quartiere e conflitti stellari per diventare un cowboy timido e imploso, in conflitto con un amore talmente forte da diventare inaccettabile. Avrebbe voluto diventare un regista, perché Ledger aveva una sua visione del mondo da raccontare, nata da una sensibilità avida ma timida, allergica alle luci della ribalta.
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Quello che ci resta di lui è però la forma solida che ha dato ai suoi personaggi così diversi, così in bilico tra la luce e il buio, tra una spensierata e aitante giovinezza e una maturità più crepuscolare, e infine maledetta. Oggi, come promesso, lo ricorderemo attraverso i suoi cinque ruoli più amati, i più celebri, quelli che più facilmente possono incontrare i ricordi di tutti, senza dimenticare le sue prove meno note, come quelle di Monster's Ball - L'ombra della vita, Lords of Dogtown e Paradiso + Inferno. Prima di morire, uno dei più grandi talenti della sua generazione stava girando un ambizioso film di Terry Gilliam, di cui certamente apprezzava lo sguardo visionario. Il sottotitolo di Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo, questo sì, ci piace immaginarlo come un indizio. Perché il cinema, per i grandi attori interrotti troppo presto, è davvero il modo migliore per beffare il tempo e per lenire ogni cicatrice.
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Il colpo di fulmine: 10 cose che odio di te
Tre anni dopo la revisione pop di Romeo + Giulietta, un altro grande classico shakespeariano sia apprestava ad essere rivoluzionato in chiave teen. 10 cose che odio di te si ispira alla Bisbetica domata per raccontare una love story adolescenziale sincera, quella delle prime farfalle nello stomaco, quelle dove uno come Heath Ledger irrompe sullo schermo con la sua aria da sfrontato ribelle. I capelli lunghi, scuri e riccioluti contornano il volto di un attore dai lineamenti non comuni, con gli occhi vispi e il sorriso luminoso ma non privo di un alone di mistero. Proprio quel genere di mistero criptico e irresistibile che molte ragazze amano odiare. Hollywood proverà a sfruttare questo sex appeal a più riprese, come dimostrano Il destino di un cavaliere e Casanova, ma i tempi in cui il giovane Heath canta "Can't take my eyes off you" sulle gradinate degli stadi non ritorneranno così facilmente.
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Cuori impavidi - Il patriota
Lo sguardo puro eppure mai ingenuo, la chioma fluente, l'atteggiamento da giovane di buon cuore, generoso e temerario. C'è qualcosa nelle fattezze di Heath Ledger, nel suo modo di darsi al cinema, che richiama le imprese antiche di uomini d'altri tempi. E non è un caso, quindi, che la carriera del nostro sia piena di film in costume. Tra i tanti, abbiamo scelto Il Patriota, un racconto familiare ai tempi della Guerra di Indipendenza americana, una storia piena di sangue e di orgoglio in cui Ledger interpreta Gabriel Martin, figlio di un ex eroe di guerra (un generoso Mel Gibson), poi riluttante all'idea di tornare in battaglia. Nel film di Roland Emmerich il rapporto convincente e sentito tra Ledger e Gibson rappresenta il fulcro narrativo di una vicenda impregnata di vendetta e di nobiltà d'animo, dove il sacrificio e la testardaggine vincono ogni paura e ogni ricatto morale.
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Amori disarcionati - I segreti di Brokeback Mountain
C'erano una volta due cowboy che cercavano di specchiarsi nel Wyoming per trovare purezza, libertà, pace. Quella di Ennis Del Mar e Jack Twist, però, non è una favola a lieto fine, ma una storia d'amore tormentata, contaminata dalla vergogna, dal senso di colpa e dall'odio di un mondo impreparato ad accettare il sentimento impetuoso e inevitabile tra due uomini tanto diversi quanto affini. Diretto dalla mano sapiente di Ang Lee, Heath Ledger dà vita ad un personaggio riluttante, ispessito da un trauma troppo grande da essere dimenticato. Il suo Ennis si rifugia così in una parvenza di normalità pur di reprimere ad oltranza l'amore per il più istintivo e "coraggioso" Jack. In un capolavoro di baci rubati e di attese infinite, Lee ci ha fatto commuovere con un'immagine indelebile: Ledger che dice addio ad una camicia e a tutto quello di cui è impregnata.
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Uno, nessuno e cento Dylan - Io non sono qui
Sfuggente come il titolo di un film sfrontato, Bob Dylan è un'icona talmente ricca di sfumature da potersi "reincarnare" dentro sei persone diverse. In eterno conflitto tra folk e rock, la sfida cinematografica (e concettuale) di Todd Haynes scompone il cantautore statunitense in tanti frammenti, ognuno con una propria autonomia, ognuno con un senso ben preciso. In questo biopic anomalo, a Ledger spettano i panni del tormento e della contraddizione, ovvero di un giovane 22enne alle prese con turbolenze artistiche e scontri con l'altro sesso. Scapigliato e fedele alle sue sigarette, la versione ledgeriana di Dylan restituisce alla perfezione un carattere complesso e forse insondabile.
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Collasso nella manica - Il cavaliere oscuro
Una scena su tutte. Una scena tra le tante entrate di diritto nel mito per tante, troppe ragioni. È un attimo, un squarcio notturno all'interno di un film dedicato al senso della paura e ai piani del caos. Il Joker, subito dopo aver ucciso Rachel, sporge il suo mezzobusto dal finestrino di una volante di polizia, chiude gli occhi e sembra quasi respirare la notte, fondersi con le ombre e godere di quella vertigine così intima e perversa. La nemesi di Batman affidata alla performance maniacale e indimenticabile di Ledger è più di un semplice nemico, è un parassita, un essere corrosivo e manipolatore che scava nell'anima del Cavaliere Oscuro alla ricerca di punti di contatto tra il paladino del Bene e l'agente del Male. Laddove il pagliaccio di Jack Nicholson era pura esuberanza istrionica, il Joker di Ledger è un buco nero di malessere, memorabile per ogni dettaglio messo in scena: dal modo di deglutire alla risata isterica, dai tic agli sguardi penetranti. Non c'è davvero nulla di quell'anima in pena che non meriti il nostro ricordo eterno. E il giovane Heath assieme a lei.
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