Quarantasette anni: questo è l'intervallo di tempo intercorso tra la trasmissione dell'ultimo episodio di Atlas Ufo Robot Goldrake, sulla Rai 2 della fine degli anni '70, e l'arrivo, in pompa magna, del remake Grendizer U, prontamente ribattezzato Goldrake U, sulla stessa emittente.
Quasi mezzo secolo, un periodo di tempo il cui il mondo è profondamente cambiato. E forse è proprio in questo gap cronologico la chiave giusta per parlare di questo fenomeno che, per una settimana, ha concentrato l'attenzione del pubblico e dei media, anche quelli non avvezzi all'animazione giapponese, tra dati d'ascolto sorprendenti, polemiche più o meno assurde e aspettative più o meno tradite.
La fine (?) della storia
Abbiamo lasciato il nostro Actarus/Duke Fleed in cella, imprigionato dal Professor Yumi, padre di Sayaka e direttore dell'Istituto di Ricerca sull'Energia Fotonica, la base operativa della Fondazione Kabuto.
Yumi, infatti, non si fida di questo ragazzo alieno, e teme che sia in combutta con le forze di invasione di Vega.
A nulla vale la strenua difesa da parte di Koji Kabuto, "detto Alcor" (sic), convinto della buona fede dell'amico, ma al tempo stesso impossibilitato a intervenire fino a che le riparazioni al suo Mazinger non saranno completate.
Contemporaneamente gli sforzi della Principessa Rubina, figlia del Re Vega, di trovare una soluzione pacifica si sono dimostrati vani di fronte ai comandanti di Vega, a cui si è aggiunto il subdolo Zuril. L'alto comando militare ha deciso di procedere con l'invasione della Terra e annientare chiunque si opponga a loro, pur di appropriarsi del potentissimo Goldrake.
Per di più a dar man forte all'ultimo assalto di Vega c'è anche Teronna, sorella di Rubina, che sembra nutrire profondi e contrastanti sentimenti nei confronti di Duke Fleed.
Mentre Actarus è impossibilitato a salire a bordo di Goldrake, quindi, l'intera flotta di Vega è ormai pronta ad attaccare la Terra.
L'unica, flebile speranza di resistenza, oltre al ritorno del Mazinger, è ora nelle mani dell'enigmatica Venusia, custode di molti misteri che riguardano l'origine stessa del super robot Goldrake.
Un finale incompiuto
Senza spoilerare troppo, possiamo affermare che il finale di questa (prima?) serie lascia molte, se non troppe, questioni in sospeso. Risulta infatti evidente che la storia, almeno nelle intenzioni degli autori, dovrebbe proseguire ulteriormente dopo questa prima tranche di episodi.
Al momento ci sono solo voci non ufficiali di una eventuale seconda stagione, ma niente di concreto.
Dobbiamo quindi tirare le somme e giudicare quello che si è visto finora. Come già anticipato nella nostra recensione di Goldrake U, la serie soffre purtroppo di una realizzazione tecnica appena mediocre, che vede una buona gestione dei mezzi meccanici e delle (poche, purtroppo) scene d'azione soverchiata, purtroppo, da una qualità generale di disegni, animazioni e direzione artistica non all'altezza di produzioni di ben altro livello, titoli e brand che stanno diventando, giustamente, il riferimento degli appassionati di animazione giapponese.
Sarebbe tuttavia anche ingiusto pretendere qualcosa di più da un titolo del genere, nato più per un sentimento nostalgico e un intento commerciale che per un reale afflato artistico. Non che ci sia nulla di male, in questo, anche se per quanto riguarda questo remake è subentrato un ulteriore elemento di analisi. L'operazione Grendizer U, declinata nelle diverse versioni internazionali (Goldorak U per i francesi, Goldrake U per noi italiani), nasce, come sappiamo, dalla proposte di una casa di produzione saudita, che ha commissionato e prodotto la serie attraverso le giapponesi Dynamic Planning, detentrici dei diritti, e dello studio Gaina, che si è occupato della realizzazione vera e propria.
Dal passato... al passato
Per molti versi Goldrake, o meglio Grendizer, rappresenta un caso unico nella storia dell'animazione giapponese nel mondo.
Originariamente il titolo faceva parte di una immaginaria trilogia, nata con Mazinger Z e proseguita poi con Great Mazinger, di cui Grendizer rappresenta l'ultimo capitolo. In patria funzionò abbastanza bene, ma non ebbe un gran successo, sicuramente non paragonabile ad esempio a quello che aveva avuto il primo storico Mazinger Z. Motivo per cui per il pubblico giapponese reagì male nel vedere relegato Koji Kabuto al ruolo di "spalla" del protagonista nella serie classica, ed è probabilmente uno dei motivi per cui, nel remake, il suo ruolo è molto più preponderante, con tanto di considerevole upgrade al suo Mazinger.
Ancora oggi, poi, i produttori giapponesi e lo stesso autore originale del manga, Go Nagai, si stupiscono del fatto che il robot venuto dal pianeta Fleed abbia avuto un impatto così forte sul pubblico occidentale, francesi e italiani in testa.
Goldrake è entrato nell'immaginario collettivo di un popolo, diventando, in qualche modo, anche qualcosa di diverso rispetto all'opera originale, tanto da far decidere ai responsabili Rai di mantenere le scelte di adattamento coerenti con la versione trasmessa negli anni '70 e che, lo ricordiamo, sono completamente diverse, e in alcuni casi addirittura confusionarie e contraddittorie, rispetto all'opera originale. Vedi il caso, per l'appunto di Alcor/Rio/Koji.
Alcor o Rio? Semplicemente Koji Kabuto, l'eroe preferito di Gō Nagai in Goldrake e Mazinga
Una scelta anacronistica e, a nostra opinione, poco oculata, spiegabile solo con l'imprinting che l'apparizione sugli schermi televisivi di Goldrake, accompagnato dalla voce di Romano Malaspina e dalle sigle di Albertelli e Tempera, ha avuto sul pubblico dell'epoca.
Un imprinting talmente forte da travalicare il tempo e, spesso, anche il buon senso: poco importa che l'adattamento italiano fosse inventato di sana pianta, alquanto assurdo e basato sulla versione autarchica francese, poco importa che la serie si reggesse sul character design di un maestro come Shingo Araki e poco altro, poco importa che la struttura narrativa (il cosiddetto "mostro della settimana") e la qualità tecnica siano stati ampiamente superati, nel quasi mezzo secolo dalla prima trasmissione.
Per molti di quelli che all'epoca hanno assistito alle prodezze televisive di Actarus e Alcor, Goldrake resta un insuperabile, intoccabile capolavoro.
A ognuno il suo Goldrake: il remake non può piacerci perché parla a un altro pubblico
Un nuovo mondo, un nuovo Goldrake
Dobbiamo quindi tristemente notare che al nuovo Grendizer U, pardon... Goldrake U, sia toccato un compito improbo: incarnare la nuova versione di un mito. Un mito, per l'appunto, profondamente idealizzato nell'immaginario di chi, successivamente, non ha avuto voglia, o modo, di seguire l'evoluzione narrativa e tecnologica dell'animazione giapponese. Goldrake (non Grendizer) si è talmente sedimentato nel cuore degli italiani che questi, all'apparizione di questa nuova incarnazione, hanno reagito prima con sorprendente trasporto e curiosità, portando la trasmissione di una serie anime in prima serata su una delle principali reti Rai (cosa che non si vedeva da decenni!) a ottenere un ottimo risultato di share e ai primi posti nella classifica di visualizzazioni della piattaforma streaming della Rai, Raiplay.
A questo, però, è poi seguita un'ondata di sconcerto, a esser gentili, quando non proprio di aperte, e a volte realmente ridicole, polemiche, incentrate non tanto sulla qualità del prodotto in sé (su cui, comunque, ci sarebbero stati diversi spunti di discussione), quanto sul fatto che, nonostante le scelte di adattamento nostalgiche, nonostante le introduzioni storiche (e un po' cringe) volute dalla Rai ai vari blocchi di puntate, nonostante le varie (e anche ben studiate) citazioni e strizzatine d'occhio all'opera originale nella serie stessa, Grendizer U è una serie del 2024, pensata per un pubblico radicalmente diverso da quello della serie di un cinquantennio prima, che quindi si è trovato di fronte a qualcosa a cui, evidentemente, non era preparato.
Se l'arrivo di questa serie su Rai 2 in prime time, possa essere, come molti sperano, l'apripista a una maggiore attenzione da parte della TV generalista nei confronti di una tipologia di prodotto che, comunque, è di primaria importanza nell'industria culturale e di intrattenimento contemporanea in tutto il mondo, non è dato saperlo. Sarebbe bello, lo ammettiamo, immaginare uno spazio dedicato appositamente ad anime di ottimo livello, che avvicinino anche il pubblico che non segue abitualmente animazione a questo linguaggio e a queste opere. Titoli ce ne sarebbero, e anche molti.
Per il momento, a parte il prevedibile ritorno della serie classica, a noi resta solo l'impressione che, per quanto alla fine (?) sia stato uno strano, lodevole e a tratti anche affascinante esperimento, nel bene e nel male Grendizer U non è, e non sarebbe mai dovuto essere, Goldrake. Con o senza la U.