Gli orologi del diavolo, Giuseppe Fiorello: “Questa serie non ha nulla da invidiare a quelle internazionali”

La nostra intervista a Giuseppe Fiorello, interprete della serie di Rai1 Gli orologi del diavolo, in onda il lunedì in prima serata.

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Gli orologi del diavolo: Beppe Fiorello e Alvaro Cervantes in una scena

Prodotta grazie a Picomedia in collaborazione con Rai Fiction e Mediaset España, Gli orologi del diavolo è la nuova fiction di Rai 1, in onda dal 9 novembre, che ha appassionato un gran numero di spettatori. La trama che attinge da un fatto realmente accaduto (narrato anche nell'omonimo libro) racconta le dure vicende di Marco Merani, bravissimo motorista nautico che costruisce barche alla foce del fiume Magra. Tutti sanno che è il migliore e lo sanno anche dei narcotrafficanti che cercano gommoni veloci e agili che possano sfuggire a polizia e Carabinieri. Marco, capita la situazione, si rivolge a un suo amico poliziotto per chiedere aiuto su come comportarsi, ma scopre presto che la polizia sta seguendo questi narcotrafficanti da tempo e così gli viene proposto di collaborare con la giustizia per incastrare i boss del cartello. Da qui in avanti l'uomo rimarrà invischiato in una vicenda pericolosa e più grande di lui: i trafficanti, con a capo l'astuto Aurelio, lo credono un amico e per dimostrare che possono controllarlo, gli donano un prezioso orologio per ogni lavoro svolto a loro favore. Ora Marco non può più uscire da questa situazione, stretto in un ingranaggio che lo schiaccia e che mette in pericolo non solo se stesso ma la sua intera famiglia. Abbiamo intervistato Giuseppe Fiorello, interprete di Marco Merani, chiedendogli qualcosa sul suo personaggio, sulla serie e se avesse progetti per il prossimo futuro. L'attore ha esordito affermando: "Sono orgogliosissimo di questa serie che non ha nulla da invidiare a quelle internazionali, in termini di scrittura e impianto scenico non siamo secondi a nessuno," per poi raccontare più nel dettaglio il duro lavoro sul set e la complessa produzione.

Una lunga produzione

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Gli orologi del diavolo: un'immagine della serie

Gli orologi del diavolo non è stata una fiction semplice da realizzare. Come ha affermato lo stesso Fiorello, questa è stata una produzione lunga ed ambiziosa che punta a contribuire ad una maggiore alternanza di generi narrativi nella prima rete Rai. "Mi sembra che Rai 1 in questo periodo stia andando molto bene per quanto riguarda le serie, riesce a spaziare anche molto tra i generi. Noi abbiamo portato un prodotto abbastanza insolito per la rete, un crime che ricorda sotto alcuni aspetti Narcos. Questa era anche la mia volontà: cambiare genere. Ho avuto l'opportunità di imbattermi in questo bellissimo libro di Federico Ruffo scritto con Gianfranco Franciosi, che mi ha appassionato moltissimo e che ho sempre accanto a me, perché ci sono tutti i miei appunti presi per la serie. C'era così tanto materiale che se ne potevano fare due stagioni, ma la Rai ha deciso per una."

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Gli orologi del diavolo: Beppe Fiorello e Alvaro Cervantes

L'attore ha aggiunto poi altre informazioni sulla realizzazione della serie: "La squadra è la stessa de I fantasmi di Portopalo e il progetto ha richiesto molto tempo, per un annetto, infatti, non mi avete visto in giro." Nell'introdurre la fiction Beppe Fiorello ha anche raccontato il suo approccio e la sua dedizione a lavori di questo genere: _"Per capire meglio il film o la serie voglio vivere sempre da vicino la scrittura. Entrare nel progetto fin dall'inizio mi permette di non perdere molto tempo sul set, di non avere tanti dubbi da snocciolare con il regista. L'inizio di un'idea o di un progetto partono spesso dalla mia testa, poi arrivo sul set che ho tutto chiaro, il regista deve solo dirmi dove andare, dove mettermi e come dire le battute. Faccio perdere meno tempo e mi concentro su altre cose, anche più divertenti. In questo caso la parte adrenalinica e d'azione."

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Il racconto di una storia paradossale

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Gli orologi del diavolo: una foto di scena

Come vi abbiamo già accennato, la serie è tratta da una storia realmente accaduta, una storia così assurda e incredibile che è certamente difficile da raccontare. Si sono rivelati necessari alcuni adattamenti per portare il personaggio principale su schermo in modo credibile ed efficace: "Le differenze tra Marco Merani, Gianfranco Franfiosi nella realtà, e me? Di sicuro varia l'età: quando fu coinvolto in questa operazione aveva 25 anni e questo ha leggermente modificato il mio personaggio che quindi è un uomo più con i piedi per terra, più riflessivo e razionale. Lui era mosso da quella frenesia, dall'incoscienza della giovinezza. Può sembrare strano che di una proposta del genere lui non ne aveva parlato con i suoi cari, ma gli avevano promesso che sarebbe durato poco e gli avevano chiesto di non dirlo a sua moglie. È stato stritolato sempre di più da questo meccanismo ed in questo modo sono passati gli anni. Moralmente non si pente di nulla, ha capito di aver fatto un gesto importante e diventa un testimone di giustizia a tutti gli effetti. Tema, anche questo, che emerge in questa serie: i testimoni di giustizia che rimangono in un limbo che non è più vita, niente famiglia, niente lavoro." Ricordando altri fatti assurdi che hanno caratterizzato la storia italiana: "A volte succedono cose paradossali a persone che fanno cose per noi. Ricordate quando a Falcone e Borsellino lo stato mandò il conto della loro permanenza all'Asinara perché loro dovettero scappare da Palermo? Beh, ricevettero il conto delle loro consumazioni al bar."

Uno sguardo al futuro

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Gli orologi del diavolo: Beppe Fiorello in una scena della serie

"Le mie scelte professionali cadono spesso su questo tipo di profilo: persone comuni che devono fare qualcosa di molto più grande di loro. Mi rivedo in questi personaggi fino a un certo punto, ma mi diverte anche l'idea di interpretare qualcuno lontanissimo da me che fa cose che mai avrei potuto fare." Il celebre e amatissimo attore ha poi accettato di parlare dei suoi progetti futuri che lo vedranno dalla parte opposta della barricata: "Il mio prossimo percorso sarà dall'altra parte della macchina da presa, perché ho bisogno di cercare una storia, ascoltarla, vederla, dirigerla, senza assolutamente mettermi in scena, e quindi sarò un regista puro. È un progetto di cinema che vedrà l'inizio delle riprese alla fine della prossima estate, siamo in una pre-preparazione, sono già state fatte quattro stesure di sceneggiatura e sarà liberamente ispirato ad un fatto reale di cronaca accaduto in Sicilia alla fine degli anni settanta. Non posso dire molto di più, solo che c'è Rai Cinema al mio fianco e la Pepito Produzioni che produrrà insieme a me questo debutto che ho voluto fortemente perché è una storia che ho a cuore da oltre dieci anni ma che fino ad ora non mi sentivo pronto a raccontare come avrei voluto."

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