Gli orologi del diavolo, la recensione: dramma e azione nella nuova fiction di Rai 1

La nostra recensione de Gli orologi del diavolo, la nuova fiction di Rai 1 tratta da un'incredibile storia vera, in onda per quattro prime serate da lunedì 9 novembre 2020.

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Gli orologi del diavolo: una foto di scena

In questa recensione de Gli orologi del diavolo parleremo di una serie che narra una storia, realmente accaduta, complessa e oscura. Un prodotto non semplice che ha visto la produzione di Picomedia in collaborazione con Rai Fiction e Mediaset España, per la regia di Alessandro Angelino e un cast Italo spagnolo d'eccezione. A interpretare il protagonista troviamo Giuseppe Fiorello, accompagnato da illustri colleghi quali Nicole Grimaudo, Claudia Pandolfi e Alvaro Cervantes, alle prese con una storia vera, intensa e particolare. I fatti narrati nella fiction sono quelli raccontati nell'omonimo libro da Gianfranco Franciosi (protagonista delle vicende nella vita reale) e Federico Ruffo e trasportano lo spettatore in un vortice di azione e disperazione, in un viaggio all'inferno non voluto: la vita di un uomo comune, ma con il talento di saper costruire barche eccellenti, che suo malgrado si troverà a dover vestire i panni dell'eroe. Gli orologi del Diavolo andrà in onda da lunedì 9 novembre 2020 in prima visione su Rai 1 per quattro prime serate.

Una trama che attinge dalla realtà

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Gli orologi del diavolo: una scena della serie

Quella de Gli orologi del diavolo è una storia incredibile e non solo perché si basa su fatti realmente accaduti, ma per la tenacia e resilienza di un protagonista che anche nei momenti più bui trova la forza di non mollare. Marco Merani, infatti, è un motorista nautico bravissimo e costruisce barche alla foce del fiume Magra. Tutti sanno che è il migliore e lo sanno anche dei narcotrafficanti a cui farebbero comodo gommoni veloci e agili che possano sfuggire a polizia e Carabinieri. Marco, capita la situazione, si rivolge a Mario, suo amico poliziotto, per chiedere aiuto su come comportarsi. La polizia, in verità, sta seguendo questi narcotrafficanti da tempo e così propone a Marco di collaborare con la giustizia per incastrare i boss del cartello. Da qui in avanti l'uomo rimarrà invischiato in una vicenda pericolosa e più grande di lui: i trafficanti, con a capo l'astuto Aurelio, lo credono un amico e per dimostrare che possono controllarlo, gli donano un prezioso orologio per ogni lavoro svolto a loro favore. Ora Marco non può più uscire da questa situazione, stretto in un ingranaggio che lo schiaccia e che mette in pericolo non solo se stesso ma la sua intera famiglia.

Tutto ruota intorno al protagonista

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Gli orologi del diavolo: Beppe Fiorello e Alvaro Cervantes

Gli orologi del diavolo sembra ruotare e reggersi unicamente sul suo protagonista: il Marco Merani di Giuseppe Fiorello ci viene presentato come un uomo semplice, talvolta ingenuo, che ama sua moglie e sua figlia più di ogni altra cosa, ed è anche per proteggerle che non può tirarsi indietro dall'assurda e pericolosa situazione che si è creata e che rischia di far crollare in poco tempo tutto ciò che ha costruito in anni di duro lavoro. Proprio come Marco si fa carico di tutte le vicende nella storia, la serie basa su di lui ogni scelta narrativa, relegando gli altri personaggi a ruoli spesso di contorno, facendoli entrare nella storia con precisione quasi chirurgica per mostrare o introdurre allo spettatore nuovi elementi di cui tener conto. Un ruolo che si avvicina molto a quello di comprimario lo ha, invece, Aurelio (Álvaro Cervantes) che, pur entrando in scena in sordina, ben presto impone la sua volontà su chiunque gli sia attorno dimostrandosi tanto astuto quanto spietato. Cervantes porta su schermo un personaggio credibile e ben interpretato, un cattivo in grado di mostrare una buona complessità e proprio per questo in grado di catturare l'attenzione dello spettatore che percepisce tutta la sua subdola ambiguità.

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Dramma e azione

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Gli orologi del diavolo: Beppe Fiorello in una scena della serie

Alla serie va riconosciuto un notevole sforzo produttivo, sia nella realizzazione delle scene d'azione, piuttosto complesse, che nella scrittura. Gli orologi del diavolo cerca, infatti, di muoversi tra diversi generi, primi tra tutti il dramma e l'action. Se nell'action, però, se la cava bene regalando scene dinamiche e coinvolgenti, sul lato sentimentale scivola un po' troppo nel melodramma con momenti talvolta eccessivamente teatrali tipici del tipo di produzione in cui si muove, la fiction più tradizionale nostrana, che in questo caso tende a risultare in contrasto con la componente più dinamica e d'azione. Va detto che questa mancanza di equilibrio è presente maggiormente nella fase iniziale, laddove ci vengono presentato il protagonista, la sua famiglia e il suo background, ma diventa meno marcata una volta che le vicende iniziano a muoversi e il meccanismo in cui Marco rimane intrappolato risulta sempre più pericoloso e soffocante.
Con queste caratteristiche, la fiction con Giuseppe Fiorello si rivela adatta a chiunque voglia una storia intricata, paradossale ma affascinante sia per le tematiche trattate che per l'inconsapevole carisma di un protagonista che solo all'apparenza può sembrare uno come tanti.

Conclusioni

Per concludere la nostra recensione de Gli orologi del diavolo possiamo affermare che questa serie, che si ispira a fatti realmente accaduti e narrati nell’omonimo libro, porta sul piccolo schermo un personaggio forte ma profondamente umano intorno a cui ruota l’intera storia. È lui il nostro punto di vista principale su una vicenda tanto assurda quanto incredibile. La fiction, infatti, avrà il difficile compito di bilanciare dramma e azione, mantenendo però un equilibrio incostante che la penalizza maggiormente nella prima parte.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
1.4/5

Perché ci piace

  • Il protagonista forte ma profondamente umano.
  • Le ottime interpretazioni di Giuseppe Fiorello e Alvaro Cervantes.
  • Le scene d’azione e tensione, ben realizzate ed efficaci.

Cosa non va

  • Il poco equilibrio, specialmente nella prima parte, tra il dramma e l’azione.