Gli attori ai Globes 2009: Kate Winslet e gli altri

E' Kate la grande protagonista della serata, grazie alla sua doppia vittoria per Revolutionary Road e The Reader. Ma ci sono standing ovation anche per Mickey Rourke e Heeath Ledger.

La corsa ai premi cinematografici attoriali è sempre particolarmente glamourous e avvincente: gli interpreti sono, per forza di cose, l'elemento di maggiore attrattiva per il pubblico, ed è difficile anche per chi resta scettico sull'effettivo interesse della awards race non palpitare per i propri eroi. E questa è senz'altro una stagione di palpitazioni per i fan della splendida Kate Winslet, che proviene da una stagione straordinaria - ma dovremmo dire da una carriera straordinaria, e questo a soli trentatre anni - in cui ha centrato due ruoli diversi ma egualmente memorabili in Revolutionary Road di Sam Mendes (il padre dei suoi figli) e in The Reader di Stephen Daldry.
Delle due pellicole e delle due performance parleremo a tempo debito: quello che c'è da notare è che i due film non hanno ricevuto particolari attenzioni durante la stagione attualmente in corso, almeno in termini di allori. Ma non per questo a Kate è toccata altrettanta oscurità, e questo nonostante la confusione indotta dalla Weinstein Company che ha deciso di promuoverla come non protagonista per The Reader nonostante il suo ruolo sia centrale per non creare interferenze con Revolutionary Road, per poi cercare più volte di cambiare le carte in tavola per avere migliori possibilità per il premio (al momento Kate appare leggermente più forte nella gara per l'Oscar da protagonista, ma c'è da dire che dopo questi Globes è forte in entrambe le categorie). La HFPA, che per altro ha un debole per Stephen Daldry, non ha esitato a tributarle il doppio premio, una cosa non certo frequente (due Globi erano toccati a Helen Mirren due anni fa, ma uno era televisivo), e facendo della talentuosa Kate una delle protagoniste assolute della serata. Una doppia vittoria agli Oscar? Un sogno troppo bello per essere concepibile, con il rischio che lo split vote, se arriva, come sembra probabile, la doppia nomination, la danneggi in entrambe le categorie.

L'altro nome del momento è un nome che abbiamo scritto e pronunciato infinite volte durante il 2008. Un nome che, con tutta probabilità, il prossimo 22 febbraio seguirà le parole "The Oscar goes to". Se, dopo aver visto Il cavaliere oscuro, eravamo tutti convinti della brillantezza della performance di Heath Ledger nei panni del Joker, e persuasi del fatto che l'AMPAS difficilmente l'avrebbe ignorata, di qui a ipotizzare la vittoria postuma di un giovane attore ucciso da una overdose accidentale di farmaci - per di più per il ruolo di un malefico clown in un comic-movie - ce ne correva. E invece possiamo aspettarci davvero un momento di grande emotività durante la serata del Kodak Theater, possiamo aspettarci una standing ovation per un talento che avrebbe avuto una luminosa carriera davanti a sé ma a cui sono bastati pochi anni per entrare nella leggenda.

Una standing ovation toccherà, crediamo, a un altro attore dai trascorsi drammatici. Ma Mickey Rourke - sebbene trasfigurato, sebbene segnato, sebbene diverso - sarà al Kodak Theatre per riceverla. A dire la verità la gara per l'Oscar come migliore attore protagonista appare ancora aperta - saranno le Guild, e in particolare il SAG, a fare ulteriore chiarezza - ma in qualche modo è difficile pensare che Sean Penn, che un Oscar l'ha già vinto, o Frank Langella, protagonista di un buon film ma nei panni di un personaggio pubblico non esattamente amabile, Richard Nixon,

possano strappare a Rourke il premio per l'interpretazione di The Wrestler, in un ruolo che gli assomiglia e che ha commosso tutti. Un trionfo per Mickey sembra la cosa giusta, e a volte le cose giuste accadono, anche in awards season.

Ci resta da accennare ai Globes per gli interpreti di "musical o commedie", per lo più, vista la prevalenza dei film drammatici, accessori nell'ottica della corsa agli Academy Awards: se Sally Hawkins può considerare le sue chance per una nomination all'Oscar consolidate dalla vittoria del Golden Globe, probabilmente è di quest'ultima che dovrà accontentarsi Colin Farrell, autore pure di una performance estremamente gustosa in In Bruges - La coscienza dell'assassino. Ma c'è ancora tutto il tempo per le sorprese.