Glee: stagione 3, episodio 4: Pot O' Gold

Episodio interlocutorio che serve principalmente a introdurre un nuovo personaggio/cantante, il tenero irlandese Rory Flanagan, interpretato da Damian McGinty, uno dei vincitori del Glee Project.

L'inserimento di un nuovo personaggio in uno show ormai navigato può essere un'arma a doppio taglio. Ci sono serie che introducono pletore di nuovi volti per poi liberarsene stile ecatombe perché non funzionano con il pubblico (vedere l'intera seconda stagione di Lost), e serie che riescono a rimpiazzare metà del cast rinunciando ai personaggi più popolari ma continuando a convincere (vedere quarta e quinta stagione di High School Team - Friday Night Lights). Per lanciare nuovi talenti e iniziare a rinnovare il suo giovane cast in attesa del momento cruciale del diploma, Glee ha partorito The Glee Project, una sorta di reality contest canoro dalle cui selezioni era già uscita Lindsay Pierce, la Harmony che abbiamo incontrato nella premiere di stagione Il pianoforte viola. Con questo Pot O' Gold, arriva invece il grande momento per uno dei due vincitori: su Damian McGinty, irlandese della contea di Derry e musicista prodigio dall'età prescolare, è stato cucito il personaggio di Rory Flanagan, exchange student di verde vestito che è ospite, a Lima, della famiglia di Brittany, e per la bionda cheerleader stravede al punto da lasciarle credere di essere un magico leprechaun che esaudirà i suoi assurdi desideri... in cambio di un "premio", un tradizionale "pot o' gold", o, meglio ancora, un bacio.
Rory, straniero e stralunato, è subito vittima dei bulli della scuola, e va da sé che finisca per mettere la sua melodiosa ugola al servizio dei New Directions - non prima di essersi lasciato manipolare da Santana per ottenere il consenso di Brittany al trasferimento del tandem Brittana al gruppo rivale, le neonate Troubletones dirette da Shelby Corcoran.

E a proposito di Shelby, la ex leader dei Vocal Adrenaline rischia di essere vittima di un diabolico intrigo ordito da una determinata Quinn Fabray: dietro l'offerta di fare da baby sitter insieme a Puck alla piccola Beth, la loro figlia biologica, c'è, più che il desiderio di imparare a conoscere la bimba, l'intenzione di piazzare nell'appartamento della mamma adottiva oggetti che la compromettano con i serivzi sociali, cui Quinn intende appellarsi per ottenere l'affidamento della piccola. Ma Puck, che pure inizialmente sembra 'complice' della ragazza arrabbiata e priva di prospettive (il monologo di Quinn sulla sua incertezza per il futuro è forse l'unico momento emotivamente drammatico dell'episodio accanto a quello di Shelby sulla sua solitudine), finisce non solo per tentare di romperle le uova nel paniere, ma condivide anche un momento decisamente intimo con Shelby.
Quanto alla storyline "adulta", che vede la perfida Sue Sylvester, impegnata nel tentativo di affossare il musical scolastico oltre che di essere eletta al Congresso, avversata per una volta da Burt Hummel oltre che da Will Schuester, ci sembra la più riuscita di Pot O' Gold se non altro per l'ottimo lavoro del simpatico Mike O'Malley, che per il momento resta decisamente il nostro irlandese preferito di Glee.
L'inserimento di un nuovo personaggio può essere un'arma a doppio taglio, dicevamo in apertura di questo articolo. Oppure può risolversi in un nulla di fatto, come in questo caso: il personaggio di Rory, un bonario outsider intonato, è fin troppo in linea con gli standard dello show, e non basta l'accento irlandese a creare eccitazione quando quello che vediamo è ciò che abbiamo visto fino allo sfinimento: un ragazzino dagli occhi sognanti e dal cuore palpitante che si lancia nel canto e viene angariato e sbattuto decine di volte contro gli armadietti dai membri della squadra di football (stranamente niente docce di slushie in Pot O' Gold, forse era chiuso il gelataio), per poi trovare finalmente compagnia, solidarietà e rilancio nell'accogliente Glee Club di Mr. Schuester.
D'altro canto, una novità almeno musicalmente fruttifera che arriva da Pot O' Gold sono proprio le Troubletones, con l'occasione che rappresentano di dare spazio alle voci potenti, sexy e aggressive di Naya Rivera e Amber Riley: la loro Candyman (tratta da Back to Basics, l'album milionario di Christina Aguilera) è uno dei numeri più piacevoli dell'episodio, accanto alla "ninna nanna" cantata da Puckerman a Beth, Waiting for a Girl Like You dei Foreigner.
Per il resto, la selezione musicale che accompagna Pot O' Gold è assolutamente trascurabile e slegata dal narrato, a cominciare dai due brani interpretati da McGinty, il classico Bein' Green e la romantica Take Care of Yourself di Teddy Thompson. Nel complesso, ci aspettavamo forse qualcosa di meglio dopo una pausa di quattro settimane, e soprattutto ci aspettavamo qualcosa di meglio dal vincitore del Glee Project. Ma per ora cerchiamo di sospendere il giudizio, nel suo arco di episodi il giovane Damian avrà tutto il tempo di fare di meglio, così come Glee ha tutto il tempo di riportare questa terza stagione ai livelli degli ultimi episodi I Am Unicorn e La F asiatica.

Movieplayer.it

2.0/5